martedì 3 luglio 2012

Una Fabbrica senza Operai...

Una fabbrica senza…operai !


Era il mio principale cliente: un ’importante Azienda del Parmense cui mi ero dedicato moltissimo, con estrema determinazione, riuscendo faticosamente ma con successo a farlo diventare il cliente di maggior fatturato, il 20% di tutt la mia zona!
Era un cliente per atipico, ma dal formidabile potenziale, azienda “leader” sul mercato nazionale per le tende da sole, alle sue spalle c’era una holding che aveva diramato i suoi investimenti in un’ampio ventaglio di attività, sopratutto nel campo dell’arredamento, in continua e quasi parossistica espansione, sino a fatturare svariate centinaia di miliardi di lire e ad essere quotata in borsa.
L’azienda aveva le caratteristiche dell’indotto Parmense, nata dall’attività artigianale di tre fratelli , già corniciai in Sala Baganza, vicino a Collecchio, patria del formaggio Parmiggiano.
Il maggiore, presidente ed “anima” dell’azienda, era un capace ed ambiziosissimo imprenditore, businessman molto… attrezzato, con notevoli capacità d’intrallazzo e manipolazione a livello politico…
Diventato presidente della Federlegno, aveva ottenuto per la sue aziende diversi finanziamenti CEE, anche a fondo perduto, con cui si era pagato pure una campagna pubblicitaria assai costosa, corrispondente ad un budget di livello sicuramente superiore ai reali parametri che il suo gruppo di attività avrebbe potuto altrimenti permettersi.
Egli personalmente fù talora alla ribalta delle cronache politiche economiche, come quando arrivò a litigare con Dalema, allora Capo del Governo delle sinistre unite, che gli negò i finanziamenti per ulteriori insediamenti produttivi al Sud.
Episodio che ebbe notevole eco e fù variamente commentato.

Ma il suo capolavoro era stato quello di riuscire a realizzare una Fabbrica senza…operai !
Non che fosse “robotizzata”, semplicemente le numerose persone che vi lavoravano non erano…operai !
Lo scoprii in occasione della mia prima visita ufficiale: il direttore del settore di mia competenza, mi accompagnò gentilmente in un lungo giro di visita a gran parte della “Fabbrica”, che copriva una superficie di svariati ettari, illustrandomi le varie lavorazioni dei reparti che attraversavamo.
Io notai subito una strana, piacevole atmosfera di serena, alacre ed informale attività, in cui i “lavoratori” fischiettavano e salutavano il “boss” di passaggio dandogli spesso del “tu”…
Alla fine del giro il mio accompagnatore volle chiarirmi: “Di tutta la gente che lei ha appena visto al lavoro, nessuno è un operaio !
Sono tutti…”artigiani”…!
Fui subito, immediatamente abbagliato dal miracolo: nella rossa Emilia ipersindacalizzata, quell’Azienda era riuscita ad inventarsi la “Fabbrica senza operai”! Un insulto totale, una bestemmia che più grande non si può, ai dogmi del sindacalismo rosso iperpoliticizzato !
Era stata dura riuscirci, mi confermò, con ciò lasciando probabilmente intendere che era costato importanti… esborsi ed altre concessioni, tipo “finanziamenti” sottobanco a sindacati, partiti, ecc…
Ma ora erano tutti contenti: i non operai artigiani che guadagnavano molto di più, lavorando in proporzione alle cadenze reali della necessità produttiva, l’Azienda che risparmiava sul costo del lavoro e non aveva conflittualità di tipo sindacale, e i Sindacati, e/o chi per loro, che…avevano forse intascato….

Esempio: un operaio che fa gli straordinari, soprattutto se di tipo notturno, statisticamente costa assai di più, rende sicuramente di meno, ma in tasca gli resta ben poco del di più che è costato all’azienda, perché quel maggior guadagno è in gran parte mangiato dalle tasse…crescenti sui maggiori ricavi !
Questa è una realtà di cui non si parla mai, perché tabù, nel corretto buonistico “blablabla” dell’anti evasione fiscale: molte ditte sono costrette a “fare il nero” per poter pagare gli straordinari ai loro operai, che accettano di farli solo se pagati in quel modo !
Ma in quella grande Fabbrica c’erano solo Artigiani indipendenti, tutti con partita IVA, ciascuno con il suo “carosello di lavoro” collegato ad ogni altro, in una perfetta catena di produzione. Passando per caso, quella volta, li vidi lavorare alacremente tutti, sereni e compresi, con in mente non l’orario di lavoro, ma il loro bel ricavo che a fine mese avrebbero fatturato al “cliente”…datore di lavoro.
Contenti di poter lavorare, cioè guadagnare, di più, quando il mercato lo richiedeva. Contenti di potersene andare in vacanza quando la domanda era in calo di stagione, come normalmente capita con le tende da sole, prodotto principale e fondamentale di quell’Azienda.

Con la quale lavorai molto per ottenere l’ ottimo livello di fatturato.
Poi dovetti lavorare moltissimo per…ridurlo il più possibile, fino alla totale estinzione o quasi dell’esposizione del nostro credito…!
Quella Ditta infatti, dalle parti del 2001 cominciò ad avere sempre più grossi problemi finanziari, cominciò a rimandare i pagamenti ed a chiedere dilazioni sempre più lunghe…Fortunatamente non fù un crollo improvviso come per Parmalat, loro vicini di casa, ma una lenta ed inesorabile caduta, sino all’amministrazione controllata…
Non fallirono solo grazie a specifica Legge (la Prodi Bis) che gli permise di evitarlo, ma presto i fratelli titolari sparirono ( Il presidente fondatore, se ne era già andato poco prima, colpito dal solito male che non perdona), e rimase la solita “cordata di Banche e di creditori”…Tra i quali io feci di tutto per… non esserci infine che in minima parte!
Ci riuscii abbastanza bene: quando arrivò l’epilogo finale, praticamente la chiusura del settore arredamento che ci riguardava, la nostra esposizione era ormai ridotta da circa 500 mila euro a neppure 20mila !
Ma rimase tutto il rammarico di aver perso un cliente così importante, sul quale avevo molto investito, con cui avevo instaurato anche un simpatico rapporto umano e che mi fù poi assai difficile e faticoso rimpiazzare in termini di fatturato !

E la tristezza di aver vista finire così malamente una grande, potente organizzazione industriale e commerciale, diversificata in svariate Aziende riunite sotto lo stesso gruppo finanziario.

Le cause del default, io credo originarono sopratutto da una sorta di delirio di onnipotenza, che trascinò l'estro della proprietà, giunta al massimo della sua affermazione, nel baratro di investimenti sempre più importanti e rischiosi, come quando acquistò la Vossloh, sua omologa azienda leader sul mercato tedesco ed europeo.
La strategia voleva essere quella di seguire la via più rapida per crescere, cioè "acquistare" fatturati acquisendo altre aziende...
Ma seppure l'avevano pagata poco, acquisirono in quel caso una struttura estremamente complessa e costosa, assai difficile da ridimensionare e risanare, che poi ogni anni continuò ad avere perdite di bilancio spaventose !

Ciò che dimostrerebbe come sia facile, in fondo, anche quando si sono raggiunte e consolidate vette eclatanti nel "business", ritrovarsi tuttavia
ad essere ancora alla stregua dei..."dilettanti allo sbaraglio"!


The lonely dolphin

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