martedì 3 luglio 2012

Oro Nero

ORO NERO
Business & Administration 3^ Parte
(Nella foto a lato la prima stazione di servizio Gulf in USA, inizi'900)
Tale è non a caso il nome del Petrolio,
oggi più che mai !
In realtà Petrolio ed Industria Pesante (sopratutto quella finalizzata alla produzione delle armi) costituiscono la base economico-finanziaria dell'era moderna, le cui proprietà e poteri decisionali sono concentrati in pochissime mani.
In Italia il petrolio arrivò innanzitutto a Genova, dove sbarcarono le prime Agenzie delle maggiori Società Petroliofere, a partire dalla Standard Oil ( cioè la Esso, oggi divenuta Exon in molti paesi): la Esso era ubicata in via Assarotti, la Shell in piazza della Vittoria, la Mobil in piazza De Ferrari, la BP...non ricordo.
Poi, verso gli anni '70, tutte le compagnie trasferirono la loro sede in quel di Roma, vicino ai Ministeri...e ad un tipo di vita assai più brillante ed accattivante per i loro dirigenti che non quella Genovese, decisamente provinciale.
Lavorare nel settore della "nafta", come si diceva allora a Genova,
era quasi un privilegio, perchè si beneficiava dei contratti e delle condizioni di trattamento migliori in assoluto.
Ma non solo per questo quel settore mi attirava: io ci avevo già brevemente lavorato, nel commerciale, e lo avevo trovato interessante, molto articolato nella varietà dei temi che implicava.

A Genova avevo una cugina di mia madre che lavorava alla Esso, segretaria di un importantissimo dirigente, il direttore della sezione Atlas (Autoaccessori e ricambi), che mi confermò come fossero interessanti e remunerativi i contratti di lavoro in quel settore.
Grazie al suo appoggio partecipai all'impegnativa selezione per l'assunzione di nuovi commerciali juniores della Esso, ma fui scartato perchè il mio profilo risultò inadatto: sembra che io avessi un carattere troppo fantasioso, uno spirito troppo libero, problematico quindi da incanalare e ricondurre ai pragmatici ruoli d'ordine e di routine che erano richiesti dall'organizzazione.
Ciò che era sicuramente vero, comunque fù ciò che mia cugina mi riferì in via confidenziale (le motivazioni degli esiti non venivano per lo più comunicate ai candidati).
Anche per questo anni dopo mi fù facile e consolatorio immedesimarmi in quel personaggio che, all'inizio di un divertente film di Nichetti, forse Rataplan, partecipa alla selezione per l'assunzione di Ingenieri in una multinazionale...Sottoposto al test del "disegno dell'albero" (un classico della psicologia caratteriale) sfodera dalle sue tasche una voluminosa scatola di matite colorate e disegna un albero enorme, assai fronzuto e ricco di mille colori..., che di fronte agli sgorbi striminziti degli altri candidati appare come un quadro di Raffaello...
Lui sarà perciò l'unico candidato...non assunto: lo cacciano di brutto per aver osato proporre la sua esuberante, strabordante fantasia creativa, in un consesso di menti rigidamente allineate ai ruoli pragmatici richiesti.
Io rimasi allora invece assai deluso per la mancata assunzione alla Esso, anche perchè in quel periodo avevo tanto bisogno di lavorare...
Avendolo già fatto in quel settore, all'Api, come ho già raccontato,
ero rimasto convinto che poteva essermi adatto ed interessante.
Riuscii comunque nei mesi successivi ad essere gloriosamente assunto alla Marathon Oil di Padova, dove feci notevoli ed interessanti esperienze, oltre ad una significativa e veloce carriera nei 7 - 8 anni successivi.
Di cui ho già in parte narrato nel racconto dedicato al mio capo e maestro di allora, il Comandante Rolando Ronconi (v. su questo stesso blog).

La mia esperienza in Marathon e poi in Gulf (che la acquisì ed incorporò) esula fondamentalmente dal tema di questa serie di racconti, dedicata ai "dilettanti allo sbaraglio", ma vale comunque la pena che io riferisca di alcuni annedoti, divertenti, curiosi o comunque emblematici di quel mondo e di quei tempi.
Si trattava in effetti di Aziende molto "organizzate", molto "Marketing Oriented", molto...all'Americana, nel senso più positivo del termine.
Quando purtroppo uscii da quel settore, avevo solo 32 anni, mi resi conto che, almeno in termini di "Business Administration, nella fattispecie in termini di "Marketing", avevo finito d'imparare !
E' vero che imparai tante altre cose, in ambito "mercantile" e merceologico nonchè tecnico, a proposito di nuovi settori, nuovi prodotti, diversi tipi di mentalità e di clientela...Ma per quanto riguarda le "tecniche" basilari del business mi trovai invece sempre più che altro ad “insegnare”, ed in parte ebbi successo anche per quello.
I sistemi organizzativi di Marathon e sopratutto della Gulf Oil erano per l'Italia di quei tempi particolarmente avanzati. Esse non furono mai, nel nostro paese, Compagnie di primo piano, anche se arrivarono ad avere diverse migliaia di Punti Vendita, Depositi Costieri e Raffinerie: erano arrivate in Italia troppo tardi e se ne andarono troppo presto...
Ma lavorando per loro imparai e sperimentai le nuove tecniche del Marketing, del Merchandising, dell'Advertising, del Training ecc...
Imparai a ragionare in termini di Budget Previsionali, di bilanci consuntivi, di Profit&Loss, di Sales Promotions ed altro ancora. Tutte cose che potevano trovare un riscontro nella pratica già allora in atto anche in Italia, oltre che nella "lingua"... , ma a livelli decisamente meno completi.
Imparai il valore "statistico" delle rilevazioni di mercato, il significato della Analisi Motivazionale, l'importanza della "motivazione" dei collaboratori e la differenza che c'è tra un "Capo" ed un "leader"...

Naturalmente anche là non erano tutte rose e fiori: c'erano tante sbavature e numerose pecche, a partire dal "nepotismo" e dall'intrallazzo "politico", che se trovavano ampia giustificazione, almeno di tipo "macchiavellico", in un ambito di rapporti determinanti per l'Azienda, ad alto livello, diventavano deleteri e controproducenti se spesi per scopi e giochetti strettamente peculiari alla sfera personale di qualcuno...
Anche là c'era gente assunta e posizionata in funzione di specifiche raccomandazioni "politiche", comunque in preciso odore di...nepotismo.
E c'era chi operava talora sopratutto in funzione e di un interesse personale, strettamente finalizzato alle sue tasche od alla carriera, non sempre coincidente o perfino in antitesi con le opportunità aziendali.
Ma, si sà, tutto il mondo è paese e scagli la prima pietra chi è esente da peccati !

Arrivai alla sede centrale Romana nel 1969, in seguito a promozione meritata "sul campo", richiamatovi anche dal nuovo direttore Marketing, il Milanese Ugo Aniasi... fratello dell'allora potente Sindaco di Milano..., che cercò di portare a Roma un pò di "nordici", per avviarvi un atmosfera più "fattiva" e meno "ministeriale"...
Il mio capo diretto era un uomo d'ordine, intelligente ed informale, tenace e volitivo, fondamentalmente buono. Era anche un vero "signore", come a Roma ne conobbi diversi, Romano ma affatto "ministeriale", molto pratico e fattivo, scevro dalle pastoie del "burocratese" e, buon ultimo, di specchiata onestà, morale ed intellettuale.
Era anche una piacevole persona, spiritosa, dotata di humor, capace di pause divertenti e di raggruppare intorno a se motivandola una squadra di collaboratori convinti e determinati a vincere la partita...
Fù in generale uno dei non molti miei punti di riferimento.
Era un uomo tarchiato, di statura media, sui 45 anni, con la pancia e un'incipiente calvizie, ma con ancora qualche sogno nel cassetto.
Ne realizzò uno comprandosi una nuova auto "Coupè", la Opel Manta, allora fortemente reclamizzata per la sua immagine "Bella e Selvaggia"..., che assai poco gli si adiceva, pur essendo all'interno comoda e spaziosa.
Un giorno eravamo in giro a Roma per lavoro con la sua auto, da lui alla guidata. Ad un semaforo rosso ci trovammo accanto un ragazzotto in moto che, affiancatosi, guardò con palese insistenza prima l'auto e poi il guidatore, salutandolo infine in romanesco con lo slogan
"A bello e servaggio!", subito ripartendo al semaforo verde.
Mentre io facevo uno sforzo sovrumano per non ridere lui, divenuto rosso come un peperone, scoppiò in una lunga ed irrefrenabile risata, ed ancora rideva quando arrivammo in ufficio...
Dell'episodio ne fece poi ameno racconto, con molta autoironia, anche ad altri, sinceramente divertito dall'episodio. A me, che notoriamente un pò soffrivo certe forme "romanesche"di comportamento, fece notare l'apprezzabile gusto popolare, tipico, di quell'episodio alla "Pasquino". Ed non ebbi che da condividere sinceramente la sua conclusione.

Con il Milanese Ugo Aniasi, direttore Marketing, ebbi a che fare in svariate occasioni. Era assai meno divertente, altrettanto determinato ed assai più privo di scrupoli, macchiavellicamente orientato al "fine che giustifica i mezzi".
"Politico" di famiglia, vocazione e formazione, mi sembrò di poterlo giudicare positivamente sul piano lavorativo, sopratutto per la parte che riguardava gli "intrallazzi", spesso indispensabili più che necessari in quel mondo, per promuovere il successo della Compagnia.
Lui aveva raggiunto quel prestigioso incarico molto grazie al fatto di essere fratello del Sindaco Milanese, nell'ambito della cui gestione non a caso la Gulf Oil riuscì a piazzare, in provincia di Milano ma assai più vicino a Piacenza, accanto al Pò di Bertonico, la sua nuova ed importante Raffineria.
All'inaugurazione della quale, tra le immancabili "Autorità" d'ogni ordine e grado, il Presidente della Gulf, il Principe Romano Pignatelli, certificò la purezza dell'acqua residua dalla raffineria, bevendone un bicchierone e palesandone gran piacere...(ma senza...ruttino...).

Aniasi mi sembrò comunque sempre all'altezza del suo incarico.
Almeno più di chi l'aveva preceduto: il giovanissimo, men che 40enne Wumbrandt Von Stupach, anche lui ben ammanigliato con politica, clero e nobiltà, cugino della notevole attrice maggiorata Ira Furstenberg.
Wumbrandt, raggiunto l'importante incarico ebbe presto una crisi d'identità, lasciò la Gulf Oil e partì per l'India, da dove tornò un paio d'anni dopo, travestito da figlio dei fiori ed in odore di "canabis", aprì a Roma una scuola di Yoga. Venne anche a farsi un giro in Sede Gulf Oil così mascherato, con la chitarra al collo, stigmatizzando la nostra perdizione di schiavi del lavoro e del vivere borghese, intruppati negli ingranaggi del sistema...
Lui che aveva alle spalle l'eredità di enormi capitali a garanzia e tutela del suo manifestarsi controcorrente...

Non a caso comunque Aniasi apprezzò delle mie iniziative quelle più informali, azzardate e...senza scrupoli, ai limiti della rottura con la concorrenza, che odiava ed osteggiava visibilmente, a partire dalla Shell con cui aveva lavorato a Milano, ma senza ottenere quei riscontri che poi riuscì ad avere alla Gulf.
Era sopratutto lui personalmente a partecipare alle riunioni "segrete", presso l'Unione Petrolifera all'Eur, dove le Compagnie si accordavano in termini di "non concorrenza", in palese violazione delle norme vigenti in Italia, sopratutto nei paesi d'origine (v. leggi USA "antitrust").
Lo accompagnai una volta, e mi fù chiaro che mentre lui sottoscriveva i taciti, sommersi patti di non concorrenza, gà pensava quali fossero le migliori iniziative per violarli...,come fa il lupo della fiaba, quando và a confessarsi e palesa la sua fretta di concludere la confessione per poter corre a peccare subito di nuovo…

Ma la massima soddisfazione me la diede alla fine del 1973, quando in un riservatissimo tete a tete, trattammo le condizioni per le mie dimissioni.
Trattativa che si verificava dopo un lungo, pesante e stressante braccio di ferro a distanza. Lui continuava a spostarsi nel suo grande ufficio, invitandomi a seguirlo, palesemente temendo che io nascondessi da qualche parte un registratore...Ma infine ne uscii con un sacco di soldi ed una forte stretta di mano: eravamo stati molto antagonisti in quell'occasione e soprattutto nei lunghi mesi che l'avevano preceduta, ma mi fù chiaro che lui sportivamente amirasse ed aprovasse il mio comportamento ed il coraggio che aveva saputo esprimere.

Tra i diversi personaggi "particolari" che ricordo di quell'ambiente, ne cito infine solo un paio, particolarmente meritevoli e tra di loro collegati.
Uno era un maturo direttore di Filiale, padre di un'allora giovanissimo attivista politico, poi divenuto eminente capo partito e parlamentare, ancor oggi di primissimo piano. Quel maturo signore intrallazzava con l'ancor giovane ed avvenente moglie di un suo collaboratore: per essere più "libero" nei movimenti riuscì a farlo trasferire altrove...
Ciò che fà parte delle normali strategie.
Quel suo collaboratore, abbastanza maturo anche lui, scoprii infine che le corna della moglie ed il "pietoso"allontanamento inflittogli, in fondo se li meritava abbastanza. Venne infatti a lavorare con me, in forza alla mia Filiale. Era un ottimo lavoratore, ligio e determinato, un omone dalla voce baritonale e l'aspetto quanto mai virile, ma con due piccoli difetti: gli piaceva un pò troppo alzare il gomito, per cui finiva con il trascendere alterandosi. Ma fù l'altro difetto a sorprendermi, quando un mio altro collaboratore, di lui assai più giovane, mi pregò di non alloggiarli più nella stessa camera quando andavamo a Roma o altrove per le consuete Riunioni di lavoro: aveva tentato più volte di… baciarlo...
Poi seppi che il nostro (quando era bevuto diventava anche gran istrione e compagnone) al Motel di Vicenza dove alloggiava, accanto ad una nostra importante Stazione di Servizio e dove la sera c'era un'assidua, ma discreta frequentazione di "signore"molto disponibili agli incontri intimi, il nostro fatto il pieno...scendeva travestito… da donna, ma meramente e solo sembra per dar spettacolo di se nel piazzale antistante, perlopiù a camionisti in sosta di riposo o a divertiti avventori del Motel, sopratutto clienti delle "signore".
Seppi poi anche, quando alcuni anni dopo andò in pensione e tornò definitvamente a casa, la moglie e le figlie lo accolsero giusto per il tempo utile ad impadronirsi della sua cospiqua liquidazione per poi metterlo definitivamente fuori di casa.

Così và il mondo, o come si dice.

Infine alla mia storia con Gulf Oil imparai a mia spese una caratteristica tipica delle Multinazionali, nella fattispecie se "petrolifere" e di origine USA: perseguire in via strettamente finalizzata i "ricavi", gli "utili"..., disinvestendo là dove non considerati adeguati e reinvestendo nei mercati dove si valutano più congrue prospettive.
Così fece anche Gulg Oil dopo solo qualche altro anno, cedendo tutta la sua pur notevole struttura in Italia e abbandonandone il mercato.
Lo fece probabilmente anche in funzione di parametri di valore allora assai negativo, negli anni '70, all'inizio di una recessione economica ("congiuntura" ed inflazione galoppante) e nella situazione politica che stava affrontando gli "anni di piombo" delle Brigate Rosse, dell'assasinio di Moro, del dilagante fenomeno dei sequestri di persona, delle fabbriche distrutte ed incendiate, di una grande insicurezza ed instabilità sociale.

Ma in quel settore io avevo sviluppato il meglio della mia esperienza formativa, una solida formazione al "Marketing", operativo e non solo, che mi fù poi notevole supporto nel propormi e lavorare in altri ambiti ed in ruoli di livello.
Alla fine del'73 lasciai la Gulf Oil prima che lei lasciasse me...:
iniziavano a chiudere le Filiali, compresa quella di Marghera di cui io ero capo. Anche per salvarmi mi avevano proposto un interessante alternativa, che era anche una grossa novità: quella di progettare, concretizzare, avviare e gestire un'enorme Super Stazione di Servizio per l'auto a Torino Moncalieri, dotata di ogni possibile struttura e "negozio", accessori, bar, ristorante, motel, distributori e lavaggi automatici, semiautomatici, manuali, di ogni tipo, ecc...,ecc...
Così come già avevano realizzato a Tokio, a Vancouver e negli USA.
Ci lavorai per tre mesi a Torino e preparai un progetto che prevedeva 3 diversi tipi di gestione dell'importante struttura.
Ma poi a Roma, alla riunione decisiva, presente da Londra il coordinatore europeo dei programmi della rete commerciale, mi fù subito chiaro che avevo lavorato per nulla: l'Inglese non fù così esplicito, ma da quello che disse trapelava chiara la decisione già presa: lasciare nel breve il mercato Italiano !
Meglio quindi per me cambiar aria, ciò che mi risolsi a fare immediatamente, anche approfittando di un pacco di soldi che mi regalarono in aggiunta alla liquidazione (mi ci feci la mia prima casa di proprietà!)

Fui quindi costretto
, ma fortunatamente ancora nel fiore degli anni, a cambiare settore di lavoro: in quello petrolifero le Compagnie stavano scappando dall’Italia, comunque riducendo drasticamente i loro organici, le strutture ed annullando ogni investimento.
Grazie ad una concorrenza autolesionista, complici anche le cospicue mazzette distribuite alle autorità preposte per ottenerne i permessi necessari, c’era stata una folle corsa verso l’apertura di un’esorbitante quantità di Stazioni di Servizio: l’Italia era diventata la nazione nel mondo che, in proporzione al numero di veicoli circolanti, aveva di gran lunga il maggior numero di distributori di carburanti !
Spesso ormai capitava che facessimo un nuovo Impianto sapendo in partenza che il suo investimento non si sarebbe ammortizzato e talora perfino che la sua Gestione sarebbe stata in perdita, con la conseguente necessità di supportarla onerosamente !
Ciò accadeva perché non si voleva lasciare quello spazio alla concorrenza, ma anche perché ormai si sapeva che la Compagnia presto avrebbe ceduto a terzi tutta la sua struttura Italiana, e più punti vendita c’erano maggiori erano le probabilità di buon esito.

Diverse compagnie regalarono in quel periodo anni di stipendio ai dipendenti dimissionari perchè se ne andassero…
Ciò che fortunatamente accadde anche a me, che approfittai di tutti quei soldi, della giovane età e della notevole esperienza già acquisita per presentarmi, dotato di background adeguato, in mercati diversi, in evoluzione o comunque interessati al mio tipo di profilo.
Naturalmente Aniasi mi aveva rilasciato referenze inappuntabili, il cui testo era stato da me predisposto in occasione dell’incontro romano, concluso dei nostri rapporti.

Andai così a fare altre esperienze e vivere altre avventure, che saranno oggetto di racconti dedicati.

Come il prossimo, quello con CIFA-Permaflex, allora amministrata da tale Licio Gelli, poi divenuto notissimo personaggio per la sua grande capacità d’intrallazzare tra politica ed affari, capo fondatore di una società segreta di tipo massonico, la famosa Loggia P2…


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