domenica 28 agosto 2016

Indagini su un cittadino al di sotto di ogni dispetto !



Indagini su un cittadino al di sotto di ogni dispetto.
(Storia per cui da 50 anni "sorrido" a proposito della "privacy"...)

E’ una storia mia personale e ne sono il protagonista, senza (per fortuna) alcuna memoria di risonanza pubblica o di qualche notorietà mediatica.
Ma ha un valore sicuramente emblematico e rappresentativo del periodo “storico-sociale” in cui ambientata e, più in generale, di quello che ancora è l’Italia oggi.
L’argomento infatti è di estrema attualità:

Intercettazioni, indagini, violazione della “privacy”(in totale violazione sia della “privacy” che della legge).
N.B.: I nomi indicati, di persone e luoghi, sono di fantasia. Il racconto dei fatti, realmente accaduti, è stato talora leggermente modificato per proteggere meglio la ...privacy degli interessati, ma senza cambiare la sostanza degli avvenimenti. Ciascuno, ma lui solo, volendo potrà riconoscersi nel personaggio che lo riguarda.


Estate 1972, in vacanza andremo in montagna, al Sestriere ed in previsione di qualche escursione nella vicina Francia chiediamo il rinnovo dei passaporti, allora necessari per varcare i confini.
Per comodità affidiamo le pratiche ad agenzia che ci indica i tempi utili per riavere i documenti rinnovati. Alla scadenza mia moglie và a ritirarli ma c’è soltanto il suo, che include anche i bambini. Per il mio dovrà ripassare.
Ritorna più volte, niente ! Vado io e, palesemente nicchiando, fanno capire che è meglio io stesso mi rechi in Questura ”a sollecitare la pratica”.
Questura, ufficio passaporti: l’addetto di là del banco, ad alta voce, di fronte a molte persone presenti, mi appella:  

“ma lei non può mica avere il passaporto, lei ha il “fascicolo rosso!”.
“Che cos’ ho io?” “il fascicolo rosso…”. Stralunato, ancora io:”e cosa è il fascicolo rosso?”. Risposta”Eh…è il fascicolo rosso…ora glielo faccio vedere”, si allontana, ma torna subito con un voluminoso, pesante incartamento sul quale c’è scritto il mio nome! “ Ecco, è questo, vuol dire che lei non può avere il passaporto…” “……????”. Lui: “Se vuole la faccio parlare con il capo dell’ufficio passaporti…”. “Certo che voglio, mi ci faccia parlare!”.
Contrariamente a quanto mi aspettavo l’accesso al capo ufficio è quasi immediato. 
Lo stesso addetto, recando il grosso fascicolo che mi riguarda, mi accompagna in un enorme ufficio semibuio, in fondo al quale, seduto ad una scrivania c’è il responsabile.
L'uomo che sapeva troppo

Che mi scruta da lontano: “Lei si fermi li ed aspetti”. Resto in piedi, praticamente sulla porta, ad almeno 7- 8 metri dalla scrivania, sulla quale l’addetto posa il voluminoso malloppo: è evidente che non si vuol rischiare che io possa intravedere il contenuto di quegli incartamenti…|!
Il funzionario comincia a sfogliare. Lo vedrò solo quella volta, sempre da lontano. Mi ricorda il commissario francese dell’ufficio di polizia a Marakesh, nel film “L’uomo che sapeva troppo”, uno dei migliori del grande Hitchcock…
Ciò che, non sapendo io altrimenti nulla, mi fa tuttavia  sentire in carattere…
Lui continua a sfogliare i contenuti, decine di cartelle, forse centinaia di fogli…
Mi piacerebbe tanto vedere cosa c’è scritto, ma è una curiosità  che non potrò mai soddisfare ! Forse nemmeno con improbabili e costose azioni legali.
Dopo un po’ che sfoglia comincia a scuotere la testa per poi dire: “Cazzate ! ...cazzate!” ed a ripetere, scuotendo sempre la testa “cazzate!”.
Dopo un altro po’ di “cazzate” chiude di botto il fascicolo e lo riconsegna all’addetto, si gira verso di me e mi dice “Non si preoccupi, lei è un galantuomo, vada pure…” e rivolto al subalterno “gli dia subito il passaporto con il rinnovo!”.

Ciò che avviene immediatamente, mentre l’addetto si stringe nelle spalle senza far commenti, ma con l’aria molto evidente di significare “ …attacammo’ ciuccio…?”.

Fascicolo rosso ! Fascicolo rosso ? Fascicolo rosso !?!?
Ma io so benissimo da dove arriva e perché !
Però non immaginavo che sarebbero arrivati a tanto, né che l'avrei scoperto inciampandoci dentro, dopo cinque anni !

Del resto era logico che ci fosse: perché per fare quello che avevano fatto dovevano aver istruito una pratica…Che poi è rimasta in giro, come una mina vagante, nei meandri della burocrazia “organizzata”…

1967, una città del nord Italia.
Avevo 26 anni e da qualche tempo soffrivo… pene d’amore…, come dice Nino Manfredi in un divertente film  anni ’60: “Straziami ma di baci saziami”. Film che  vidi più volte, un po immedesimandomi…
Il rapporto d’affetto e passione che da circa 5 anni mi legava ad un’apprezzabile fanciulla, era in crisi, con andamento alterno: più volte c’eravamo lasciati e poi ritrovati…Ancora molto coinvolto ne soffrivo...Amici e parenti, preoccupati di questa mia sofferenza, cercavano di aiutarmi, innanzitutto con la tecnica del “chiodo scaccia chiodo”, affiancandomi ragazze anche notevoli, comunque alternative…cui non risultavo perlopiù indifferente e qualcuna, compresa dalla mia situazione, decideva perfino di…salvarmi…Non ebbi mai tanti consensi femminili ed opportunità di relazione come in quel periodo
.
Tra le altre conobbi Tony, ragazzina diciottenne (quindi a quei tempi “minorenne”!), caruccia, tenera  e buonina, tutta acqua e sapone. Orfana di padre vedovo, era rimasta sola in balia della sua giovanissima matrigna, che esercitava su di lei una morbosa tutela. La frequentai in gruppo con gli amici 

che me l’avevano presentata, rivedendola episodicamente.
Senza catturarmi mi faceva tenerezza e compagnia, con la sua dolce ed ingenua presenza. Ma in tutta onestà presto le chiarii la mia situazione sentimentale,  considerando la sua età e palese innocenza.

Io avevo già un legame affettivo, anche se sofferto e a corrente alternata…Perciò non si facesse illusioni: potevamo essere solo amici. Poi col tempo...chissà ? Lei parve accettare serenamente il fatto, apprezzando la mia correttezza. Ma non l’accettò affatto la sua matrigna, che nel frattempo avevo conosciuta e che, avevo subito capito, cercava un partner su cui scaricare la figlioccia, ma che andasse possibilmente bene anche per lei…!
Ed era in questo scopo molto decisa e determinata.
Fossi io stato il Tognazzi di Piero Chiara in “venga a prendere il caffè da noi” sarebbe stata un’ occasione per realizzare il mio piccolo Harem.
Io ero invece un povero pirla, altrove innamorato, di fatto poco interessato alla fanciullina, men che meno alla di lei matrigna.
La quale, buon conto, sfruttando al sua "particolare amicizia” con un vicequestore promosse informazioni approfondite sul mio conto, presto realizzando come io già fossi ampiamente compromesso in altra situazione sentimentale. Apriti cielo !
La signora matrigna, si sentì tradita nei suoi calcoli e personalmente offesa: come osavo io frequentare gratis, cioè senza il dovuto impegno "morale" e formale, la
sua figlioccia (nonchè lei stessa) !? Così accadde che, senza alcun motivo dichiarato, io fossi allontanato. Perplesso ma non turbato, non ebbi comunque problemi ad accettare la cosa senza pretendere spiegazioni.

Ma dopo qualche tempo Tony  venne a cercarmi per informarmi circa le manovre della matrigna, concludendo infine che lei…si, senza volerlo, insomma… si era innamorata di me ! E guai se la sua matrigna se ne fosse accorta…
Capii allora di avere un nuovo problema. Ma ben lungi dal coglierne la grandezza ! Cercai subito di ridimensionare, di buttar acqua sul fuoco…
In fondo tra noi c’era stato nulla. Meglio continuare a non vederci. Lei fù d’accordo, sorprendentemente, data la dichiarazione che mi aveva appena esternata. Aggiunse perfino:”Si è meglio, anche perché non hai idea di quanto possa essere pericolosa la mia matrigna!”
Ciò che nel breve avrei ben verificato.
La matrigna cattiva !


Passò altro tempo, non ricordo quanto, e  mi arrivò un messaggio di Tony: voleva vedermi e mi fissava un incontro. Andai sperando di non dover ancora ridimensionare i suoi sentimenti per me…
Mi aspettava invece una grossa sorpresa. Lei arrivò con un pacchetto di lettere ed un piccolo registratore portatile: le lettere erano a me dirette dalla ragazza con cui continuavo ad avere una contrastata relazione ed erano state direttamente prelevate dalla mia abitazione ! Il registratore riportava un significativo mio colloquio telefonico con la stessa ragazza delle lettere!
Spiegazione di Tony: la sua matrigna, molto “amica” di un vicequestore, ex collega del defunto marito (il padre di Tony)… lo aveva convinto ad attivare indagini su di me, “che stavo cercando di sedurre la sua figlioccia minorenne”.

Seguendo la prassi, la cosa era stata affidata ad agenti della Digos che avevano provveduto a perquisire in mia assenza, il mio monolocale nel residence in cui abitavo ed avevano messo sotto controllo il telefono dell’altra ragazza (io non avevo allora telefono).
Tutto ciò banalamente per convincere Tony a lasciarmi perdere, dimostrandole che il suo amore per me era senza speranza…Peccato che ciò fosse esattamente quello che anch'io già stavo cercando di fare !
Ammetto che ci furono rari momenti di affiatamento in cui ero forse stato con lei troppo tenero, lasciandomi andare a due o tre castissimi baci. Assolutamente nulla di più. Soprattutto invece mi ero sforzato di essere con lei onesto e corretto, dichiarandole ad oltranza i miei impedimenti sentimentali.
Ed era probabilmente questa disarmante, chiara e pulita mia linea di condotta che aveva sortito l’effetto contrario!
Abbacinato dall’enormità dei fatti compresi in pieno la notevole pericolosità della matrigna cattiva. A maggior ragione ci confermammo allora con Tony di sospendere sine die ogni rapporto e ci augurammo buona fortuna. Nel farlo aggiunsi: mi spiace doverti mettere in guardia a tua volta, ma fai attenzione, quella donna può essere molto nociva anche a te stessa! Ma lei ne era già ampiamente consapevole.



Tornai a casa e, faticosamente cercando di restare freddo e calmo, torchiai il custode del residence in cui abitavo, costringendolo ad ammettere che lui, il solo che poteva, aveva aperto la porta del mio monolocale agli agenti in borghese venuti a perquisirlo. Ma previa autorizzazione telefonica dell’amministratore.
Cui allora rivolsi le mie rimostranze, concludendole con un ricatto:
finchè lei non mi rilascerà dichiarazione scritta e firmata dei fatti, a chi e perché ha autorizzato la violazione del mio domicilio, io sospenderò il pagamento del canone dpvuto. Abitai quel residence ancora per un anno. Gratis. E quello fù il mio piccolo risarcimento per un abuso che, come dirò, di fatto cambiò forse
il corso della mia vita.

Passarono settimane, mesi…Ebbi modo di sopire il fastidio dell’accaduto e dedicarmi ad altro. Al lavoro innanzitutto, che molto mi aiutò in quegli anni a distrarmi dai problemi (giovandomi per la carriera…), e continuai a coltivare, quasi masochisticamente, il mio rapporto con a solita amata, cui mi legavano ancora e tuttavia teneri struggenti, brevi ritorni di fiamma, alternati a problemi, con le solite periodiche separazioni…

Un sabato mattina d’autunno, una giornata grigia ed uggiosa, poltrivo a letto quando suonarono alla porta. Era il custode del residence che scortava una persona al mio monolocale: “ C’è un’ “altra” signora per lei…”.
una giornata uggiosa

Disse proprio così, un’”altra”, ed io mi sentii come quei personaggi, tombeur de femmes ad oltranza…L’ ”altra” signora era Sara, amica di Tonyy. Un tipo particolare, arguta e scafata, probabile “femminista” in divenire, abbigliata eccentricamente, ciò che forse aveva confermato il custode nella sua allusione
Sara venne subito al dunque: Tony aveva subito un grave incidente d’auto, in circostanze abbastanza strane ed era in ospedale conciata assai male, piena di fratture, viva per miracolo e…voleva vedermi ! Al più presto.
Andai la mattina stessa e la trovai veramente conciata, assai dolorante nonostante la morfina, più che respirare rantolava…Ma riuscì a ripetermi il suo amore per me…Cosa potevo fare ? Non mi sentii in quella circostanza di negarmi come già avevo sempre fatto. Cercando di non sbilanciarmi troppo provai a rincuorarla : “ora pensa a guarire, poi vedremo… qualcosa sarà…”. Poi ritornai la sera portandole un orsacchiotto di peluche e dei fiori.
Le degenti dei letti vicini, nell’ampia camerata (allora c’erano ancora negli ospedali stanzoni a 8, 10, perfino 12 letti) mi guardavano con intenzione, come se stessero assistendo alla scena di un’avvincente telenovela…
Così Sara la mattina successiva venne a riferirmi come la matrigna fosse andata su tutte le furie: giunta dopo di me in ospedale aveva trovato fiori ed orsacchiotto e saputo dalle beghine dell’aitante giovanotto che li aveva portati !
Sara era subito venuta a rifermi l’accaduto: ad evitare altri rischi di scenate era meglio che non andassi più a trovare Tony


Il sabato successivo c’era il matrimonio di mio fratello.
Io allora non l’avrei mai immaginato ma tra noi due il più fortunato ero io!

Per me quel giorno sarebbe finita una lunga, appassionata ma diatribata storia d’amore. Per lui iniziava ciò che presto sarebbe stato…un divorzio! Entro un anno o poco più si sarebbe infatti separato da colei che stava ora per sposare !

Davanti alla Chiesa di...
Il matrimonio si celebrava nel pomeriggio, ed era ancora un'uggiosa mattina autunnale. Io mi attardavo nel mio letto, quando suonarono al citofono. Era la mia tormentata fidanzata:”Non voglio salire, ma devo dirti una cosa importante. Ci vediamo alle 11.00 in piazza…davanti alla Chiesa…”

Non fosse bastato il suo tono, ebbi comunque un presentimento nefasto.
Andai puntuale all’incontro, già preparato al peggio. Lei arrivò con un forzato, sardonico sorriso sul suo bel volto, teso e vagamente accigliato: “ieri sera mi ha telefonato una signora…, la mamma di Tony e mi ha raccontato che razza di individuo tu sia, che vai persino in ospedale ad importunare sua figlia minorenne, tentando di circuirla con le tue manovre…”… 

E via andare, così argomentando.
Mentre mi aggrediva concionandomi la guardai, senza speranza: sembrava l’arcangelo Gabriele che caccia Adamo dall’Eden ! Le mancava giusto la spada infuocata, fiammeggiante ! Tentai di balbettare qualche spiegazione, ma capii che era inutile, non mi avrebbe ascoltato ( e ciò che potevo da raccontarle era intricato, complesso, inusitato, ai limiti della credibilità di chi fosse assai più di lei ben disposto…figuriamoci lei, e in quel momento !).
Non me lo avrebbe permesso, era fin troppo chiaro.
L'Arcangelo Gabriele...

Del resto quella era l’occasione perfetta per chiudere definitivamente un rapporto difficile, diatribato, che ormai si trascinava faticosamente da un paio d’anni in forza dei sentimenti che ci avevano tanto uniti in passato e di una passione tuttavia latente. Un’ottima soluzione finale, per quanto triste, deprecabile, perfino squallida: “una cosa del genere non se la sarebbe mai aspettata da me !”.
Conscio dell' impossibilità di reagire ( e in fondo forse stanco anch’io di quel rapporto ormai così sofferto…) accettai il verdetto, e non la rividi mai più.
Mai più! Ora sono quasi 50 anni !

Ebbi un inverno triste, uggioso, da cui mi distrassero il lavoro e qualche svogliata avventura…Fanciulle altrimenti apprezzabili, talora propense a “salvarmi”… accompagnavano il mio tempo, io poco propenso, scarsamente interessato…
Poi venne la primavera del’68 e pian paino mi risolsi a fare buon viso a sorte avversa. Episodicamente, quasi segretamente, rivedevo Tony, lentamente ripresasi, ma con molta prudenza ed amichevole distacco, essendomi per altro confermato che non m’interessava. Ebbi altre avventure e poi …incontrai lei.
Già l’avevo conosciuta e ben notata, ma solo ora avevo occasione di vederla frequentemente e ne fui decisamente attirato, molto anche a livello…ormonale: era una bella fiola ventunenne (quindi giusto maggiorenne…!), una solida bambola, naif ma affatto banale, assai ben strutturata, molto dolce e dalle prospettive caratteriali affatto problematiche…! Aveva anche un temperamento artistico, fantasioso, che ben corrispondeva a mie analoghe peculiarità.


Buon ultimo, non feci in tempo a conoscerla che era già innamorata di me.
La prima volta che la invitai ad uscire si liberò al volo di un qualche moscone che giustamente le ronzava intorno e…partimmo per la tangente…!
Il mio amore per lei fu lento a crescere a causa delle ferite che ancora stavo cicatrizzando, ma fui presto inesorabilmente coinvolto.
E a Settembre dello stesso anno ci sposammo, inesorabilmente, stante anche una…cicogna in arrivo !

Rimasi comunque stupito quando comuni amici mi riferirono che la mia ex aveva loro manifestato gran dispiacere per avermi definitivamente perso. 

Ciò non mi risultava poter essere nella logica dei fatti verificati da ormai oltre un anno, in totale assenza di qualsiasi altro evento o contatto. Ma il suo dispiacere era forse nel disappunto di aver perduto un costante riferimento di attenzione e dedizione, cui eventualmente ricorrere quando l'avesse voluto…
O, come assai più banalmente si dice: “la gomma di scorta”…
Purtroppo ci rimase malissimo Tony e per lei mi dispiacque enormemente…
La rividi dopo cinque anni, incontrandola per caso ed ebbi la consolazione di trovarla in gran forma, forte e decisa, gratificata dalla vita che era riuscita a costruirsi. Raggiunta la maggiore età aveva infine lasciato la matrigna alle sue beghe, aveva iniziato a lavorare in concorrenza con lei e si era felicemente 
sposata ! Ero ben contento per lei, ma anche per me, involontario responsabile della sua delusione amorosa.
Ma la vita riserva però nel tempo risvolti contradditori.
Dopo circa 25 anni, Tony riuscì a rintracciarmi e mi raccontò la sua infelice, quasi drammatica storia coniugale…Anche questa volta cercai di rincuorarla, ma non riuscii a farlo come forse lei avrebbe voluto. Sicuramente quella povera ragazza avrebbe meritato una fortuna assai migliore !

Ma bando agli amori, fortunati e sfortunati, mi occorre concludendo  una domanda, che da oltre quarant’anni mi porto addietro:
che fine ha fatto il mio “fascicolo rosso”, voluminoso, ingombrante e ripieno di…”cazzate, sono solo cazzate”…, come per mia fortuna aveva deciso l’allora responsabile dell’Ufficio Passaporti della Questura di…
Auspicabilmente l’ultimo o perfino il solo ad averci mai guardato dentro ?
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 The lonely dolphin

 

lunedì 22 agosto 2016

Momenti felici della memoria, 6^ parte

MOMENTI  FELICI...6^ Parte
La città di Como ed il suo lago.

Il 1974 rappresentò per noi il salto di qualità, almeno dal punto di vista economico. Dicono che il denaro non renda felici..., ma sicuramente a noi non procurò tristezza...
Non fu tanto determinante la maggior rettribuzione subito percepita da CIFA (Permaflex), quanto quella che sei mesi dopo andai a percepire come dirrettore commerciale della Sormani, industrie del mobile. E poi quelle, sempre migliori, che riuscii a realizzare nei 35 anni successivi !
In CIFA, mobili componibili e salotti, rimasi per soli sei mesi, come capo area Nord Italia. Mi bastarono i primi 15 giorni di addestramento presso la sede romana di Permaflex, una sorta di ennesimo "ministero" romano, in un palazzone di 10 piani sulla Cristoforo Colombo, per capire che non sarei durato...Le ragioni le indico chiaramente in uno specifico "post", espressamente dedicato, su questo stesso blog: "La Permaflex di Licio Gelli", nella serie "Dilettanti allo sbaraglio" = http://swimmingeorge.blogspot.it/2011/07/dilettanti-allo-sbaraglio-la-permaflex.html
Il logo, unico rimasto del gruppo.

Che consiglio vivamente di leggere, come significativo esempio dell'Italia di quei tempi, in cui il "miracolo economico" aveva favorito la crescita di tante realtà economiche improvvisate, dalle fragili fondamenta, destinate a soccombere di fronte alle prime difficoltà, che iniziarono proprio quell'anno, il 1974, con la "Congiuntura".
Fu comunque un'esperienza interessante, che mi aiutò ad allargare la mia conoscenza e preparazione professionale, sopratutto dal punto di vista merceologico e logistico. Fu interessante vedere le fabbriche di mobili, di salotti, di materassi e di reti, distribuite tra Toscana e Sud Italia, ed imparare realtà commerciali, ma anche umane, diverse da quelle che già conoscevo. Così come le storie di personaggi come Pofferi e Licio Gelli, autori di quella grande realtà industriale italiana, e percepirne le implicazioni "politiche" che li avrebbero poi caratterizzati.
Licio Gelli, inquisito ai tempi della Loggia P2

Nel mio lavoro feci in tempo ad organizzare una nuova
forza vendite, assumendo sei venditori ed avviandoli al lavoro.


Ma già tre mesi dopo mi davo da fare per trovare un'altra diversa occupazione.
Continuado nei weekend a vivere nella tranquilla e paciosa enclave di Montegrotto, godendomi la famiglia, le piscine termali, i colli, la rilassante atmosfera che caratterizzava quel mondo. Ma durante la settimana ero molto in giro per lavoro nel Nord Italia, più spesso a Milano.
Austerity 1974, vignetta
Ricordo con nostalgia le prime nebbiose domeniche di "austerity", piacevolmente obbligati a girare in bicicletta per gli ovattati viali termali, del tutto sgombri dal pericolo di auto..Le nuotate in piscina con i nostri bellissimi bimbi, le soste in pasticceria, il  relax delle nostre serate, al caldo, nel nostro confortevole appartamento panoramico. Poi la Primavera, le gite sui colli, gli amici...e tutta l'inconsapevole pienezza e bellezza di una giovinezza al massimo del suo splendore.

A Giugno realizzai altre interessanti chances di lavoro e lasciai il gruppo Permaflex. Come mi capitò poi altre volte fui contemporaneamente assunto, da Ariston Merloni, come area manager per il bacino Mediterraneo e da Sormani Mobili di Arosio, Brianza comasca, direttore commerciale. Scelsi quest'ultimo, anche per ragioni logistiche, sembrandomi eccessivo trasferire la famiglia a Fabriano, nell'entroterra marchigiano (e tuttavia portai con me moglie e bambini, quando mi convocarono per il secondo colloquio preliminare).
La simpatica, allora verdeggiante Fabriano era del resto estremamente lontana da via Monte Napoleone, Milano, dove ebbi il primo colloquio nella Show Room Sormani...E da Como, con il suo splendido lago, dove poi vissi per circa 30 anni... 
Como di sera vista dal lago.

A Luglio ero già attivo nel nuovo lavoro in alta Brianza.
Como era piaciuta moltissimo a mia moglie, che mi aveva seguito in occasione del colloquio definitivo, ma ci spiacque non poco abbandonare il nostro bel nido tra i colli euganei. Tant'è...di nuovo ci allontanammo definitivamente da quel piacevole sito, dove però tornammo moltissime volte, per trascorrervi piacevoli periodi di vacanza e relax.
L'ultima versione reperibile dello storico marchio.

I fratelli Sormani, altrimenti detti "Karamazov", un po' di follia ce l'avevano. Sopratutto il capo in testa, Luigi, il vero fondatore, che aveva trasformato la vecchia fabbrichetta di mobili paterna in una moderna industria, dotata di macchine, sistemi di lavorazione e personale, tali da farne uno dei "nomi"trainanti del mobile moderno di "design" di quei tempi, fabbricando...o quasi,
mobili firmati da designers del calibro Giò Ponti, Tobia Scarpa, Joe Colombo, Claudio Salocchi ecc...Quasi perchè diversi di quei reperti di moderna architettura d'interni, pur attirando grande interesse, attenzione e perfino devozione, non vennero mai prodotti, se non a livello di prototipo ! Come il "letto con capote" di Joe Colombo, di cui furono realizzati 3 esemplari: uno per il Museum of Modern Art di New York, uno per la Sho Room Sormani di via Monte Napoleone, uno per Joe Colombo...che ci morì dentro, assai prematuramente.
Joe Colombo con la poltrona "Igloo" da lui ideata per Sormani.

Luigi Sormani era una sorta di Napoleone informale, diviso tra genio e megalomania, sesso e potere, raziocinio e sfrenatezza istintuale, che spesso trapelavano dagli occhi scuri e tenebrosi.
Si circondava di un harem di segretarie inevitabilmente piacenti e tuttavia mediamente assai solerti ed efficaci nel loro lavoro. 
Io ebbi con lui un buon rapporto, nei limiti in cui lo permisero la sua follia ed il senso dell'opportunità, cui tentai ripetutamente ed invano di ricondurlo, come racconto nel post dedicato a quella notevole esperienza, racconto che considero estremamente significativo di come L'Italia di allora potesse permettersi tanti "dilettanti allo sbaraglio: Karamazov Brothers la Sormani di Arosio" http://swimmingeorge.blogspot.it/2011/08/la-sormani-di-arosio.html
 
Manifesto del Salone del mobile Italiano 1975

 In Agosto del '74, aprofittai delle ferie per trovar casa nel comasco e ci riuscii subito, con fortuna sfacciata. Uscendo da Cantù verso Como passammo davanti ad un bel residence, una collina verde con poche ville bifamiliari, che mia moglie subito apprezzò, insistendo perchè mi fermassi a chiedere se c'era disponibilità in affitto...Un'ora dopo avevamo già concluso il contratto, per cui locavamo un bell'appartamento, recente e spazioso, all'interno di quel parco riservato, dotato di tennis e piscina.
Dopo di che ce ne andammo in vacanza a Sestriere,
Da dove, in un'uggiosa giornata di nuvole e pioggia, scesi a Torino per mostrare i punti salienti della città a mia moglie e bambini. Rientrando in Val di Susa passammo davanti ad una ditta che costruiva villette prefabbricate...e così, avendo tempo,
ci fermammo a curiosare. Venimmo via dopo nemmeno due ore,
proprietari di una villetta modello Florida, 125 mq., l'unica che veramente ci piacesse e che ci fù offerta a metà prezzo.
Era quella in esposizione dove abitavano i titolari del cantiere, che avevano deciso di cessarne la produzione perchè era un tipo di costruzione molto articolato (era il suo bello) e richiedeva troppe ore di montaggio.
Villetta prefabbricata simile a quella da noi acquistata e poi abitata per 12 anni.

Avevamo acquistato una casa, che ci avrebbero consegnata entro 10 mesi, ma non sapevamo ancora dove l'avremmo ubicata !
Appena ritornato al mio nuovo lavoro in Sormani subito mi diedi da fare per trovare il terreno, scoprendo che in zona Como - Brianza coi prezzi non scherzavano. Trovai infine un lotto di 1.000 mt. ad Orsenigo, a pochi chilometri da Como, Erba e Cantù, in una nuova lottizzazione comunale destinata a villette residenziali ed iniziò la corsa per avere il gran numero di permessi allora necessari, comunque meno della metà di quelli oggi richiesti.
Anche il mio lavoro con Sormani mi portava spesso in giro per l'Italia e talora anche all'estero. Lo iniziai con molto entusiasmo, che mi permise di reggere il confronto con una realtà che non mi aspettavo: la maggior parte dei clienti era prevenuta nei nostri confronti a causa dei numerosi problemi che le nostre produzioni causavano. Le campionature che avevano acquistato e che
Grande esposizione, nostro cliente tipo.
esibivano nelle loro esposizioni, spesso fungevano da richiamo, ma si rivelavano poi troppo estrose per confermare l'interesse degli utenti. O se altrimenti esitate davano sovente problemi di qualità, d'inconsistenza materiale al di la della mera "forma"...

In effetti Luigi Sormani era assai più attento alla "forma", al design delle sue produzioni, che non alla loro consistenza.
Per oltre un anno cercai di farlo ragionare, qualcosa ottenni, ma troppo poco per rimediare ad uno stato di cose che poi, nel breve volgere di qualche anno portò la Sormani al fallimento ed alla definitiva scomparsa del suo marchio prestigioso !
Io ovviamente mi defilai prima, avendo ben chiaro cosa sarebbe nel breve accaduto.
LEMA, modernissima fabbrica mobili che nel 1976 mi aveva assunto come direttore vendite.

Ebbi nuovamente da scegliere, ottenendo contemporaneamente l'assunzione presso Lema, prestigioso marchio del mobile moderno in Brianza, a soli 3 km dalla mia nuova villetta prefabbricata, in cui nel frattempo eravamo andati a vivere ad Orsenigo. Ma finii con scegliere SAMIT, gruppo tessile industriale con fabbriche in Valsesia ed in Brianza, magazzini a Seregno, sede ed uffici in via Gonzaga (p.za Missori) a Milano.
Lema era una bellissima, moderna azienda, economicamente assai ben strutturata, che poi crebbe in progressione fino ad oggi,
ma il mio ruolo prevedeva un'iniziale sorta di "quarantena" , per depurare verso la clientela la mia immagine di direttore vendite, compromessa dal fatto di provenire dalla sempre più screditata Sormani...! 
Samit era una specie di residuato manifatturiero del passato prebellico, stile "arsenico e vecchi merletti", ma mi affidava senza riserve l'incarico dirigenziale per il settore tappeti, tessuti  d'arredamento e copriletto (la minore divisone delle moquettes fu contemporaneamente affidata ad altro dirigente). Inoltre mi offriva una rettribuzione decisamente superiore a quelle di Lema e Sormani ! Fatto tanto più notevole in quanto mi praparavo in quegli anni a sostenere i costi per le importanti dotazioni e migliorie della nuova casa, appena acquistata ed abitata, che completammo con un piano seminterrato (doppio garage, cantina, ampia taverna con palestra, sauna e terzo bagno).
Raccomando vivamente la lettura, sempre su questo blog, del mio post dedicato a SAMIT, altro succoso e storicamente assai significativo esempio della piccola-media industria Italiana del bel tempo che fu. 
V. su blog "SAMIT: tempi moderni" = http://swimmingeorge.blogspot.it/2011/08/samit-tempi-moderni.html
"SAMIT: Tempi moderni "
Così, per vile denaro scelsi la via meno comoda, lontana da casa, a fare continuamente il pendolare con Milano centro, Borgosesia dove avevo altro mio ufficio in fabbrica, tutta l'Italia ed un pò di estero. Ed anche qui, come ai tempi di Gulf Oil, talora non riuscivo a rientrare neppure per i weekends . 
Ma quando ero a casa mi godevo in pieno la famiglia, il nostro caldo, ampio chalet di legno all'americana, il vasto giardino iperpiantumato e la piscina, che subito l'anno successivo andammo a realizzare. Nonchè i verdi dintorni collinari dell'alta Brianza, i boschi in cui per decenni facemmo footing, mountain bike, sci di fondo in inverno o anche solo lunghe, salutari passeggiate. I laghetti pedemontani di Montorfano, Alserio, Pusiano, Annone..., le escursioni ai vicini monti del Triangolo Lariano, la città di Como, con il suo splendido lago, cui infine i nostri figli rimasero definitivamente legati, la vicina Svizzera ticinese, con le sue svariate opportunità (siti, paesaggi, sci, laghi ecc...).
Giardino e piscina della nostra villetta ad Orsenigo.

In quella casa, sempre migliorandola, rimanemmo 12 anni, crescendovi i figli e realizzando tuttta una serie di amicizie.

Con Samit rimasi solo due anni.
Il lavoro non mi dispiaceva ed era interessante imparare un altro nuovo mondo, quello del tessile, di notevole caratura nel divenire storico dell'industria italiana. L'ambiente era decisamente antiquato, così come diverse persone che vi operavano...Ma io ero in buona sintonia con il nuovo direttore generale (un transfuga del petrolifero anche lui...), che mi aveva assunto  tramite il prestigioso Studio Mario Silvano di Milano (presso il quale in passato io mi ero già messo in ottima luce durante alcuni dei svariati corsi manageriali cui GulfOil m'indirizzava).
Ed io, senza pormi problemi o remore, partii senzaltro a svecchiare e riammodernare la struttura commerciale, le obsolete procedure interne, gli approcci con la forza vendite e la clientela,
l'immagine stessa dell'Azienda ! Valorizzai ottime figure esistenti, di tecnici e venditori, ormai da anni sfiduciati dal ripetitivo immobilismo imprenditoriale ed affrontai con i miei consueti coraggio e spregiudicatezza nuove fome di promozione commerciale e vendita, ottenendo già nel volgere del mio primo anno cospicui incrementi di fatturato, che mi premiarono sia economicamente che per il credito professionale così acquisito.
Prodotto tipico del tappetificio SAMIT

Ma proprio all'inizio dell'anno successivo, il 1977, arrivò la doccia fredda...Il titolare, il 45enne dott. Ferruccio Tedeschi, straricco da far paura, unico erede del fondatore, testè defunto 88enne investito da un tram a Milano, decise di "ritirarsi"...
In ditta veniva praticamente mai, viveva a Londra ed a New York, con la moglie americana ed i tre figli, terrorizzato dai possibili rapimenti, allora di gran moda in Italia.
Senza più farsi vedere ci informò di aver venduto SAMIT al gruppo finanziario facente capo a Rovelli, big della borsa milanese. 
Il quale come contrpartita si era acollato il pesante debito di Samit verso l'INPS e fu presto chiaro come non avesse intenzione alcuna di "investire" nel nuovo acquisto, essendo altrimenti ben orientato a sfruttarne ogni possibile opportunità di guadagno, liquidando merci a magazzino, strutture, immobili.
Ma intanto, siccome ancora c'erano utili d'esercizio (che sopratutto io mi ero attivato a recuperare), mandò avanti la produzione e la gestione commerciale, installando due nuovi amministratori al posto del dirigente anziano e del direttore generale che mi aveva assunto. 
Io mi trovai presto ridimensionato nella mia autonomia operativa,
e mi ci volle ben poco a capire quali fossero le nuove prospettive..., anche dal punto di vista economico.
Alla fine del 1977 diedi le dimissioni.
Samit chiuse nel giro di un paio d'anni.
E fanno tre, dopo CIFA e dopo Sormani ! 
Qualcuno potrebbe dire che allora ero io che portavo sfiga...!
Ciò che tuttavia non abbe a verificarsi più, nei 31 anni successivi.
Como ed il promontorio di Bellagio l'alto lago, visti dal m.te S.Primo (1682 mt.), meta di nostre svariate escrursioni.

Io allora decisi di saltare il fosso, di diventare freelance. o libero battitore, come era mia vera vocazione. Divenni così consulente commerciale ed agente di Fiorete Zetadue, la più prestigiosa azienda tessile nel campo dei tessuti e tendaggi per arredamento d'interni, migliorando ancora il mio trend economico e professionale.
Inoltre, per quanto fossi spesso in fabbrica, vicinissima a casa mia, avevo l'ufficio a domicilio...ed in giro per la Lombardia, dove erano ubicati i principali grossisti italiani, miei clienti potenziali.
In pratica, tranne rare volte, ero a casa ogni sera, ad apprezzare la mia bella famigliola ed il nuovo piacevole enclave in cui ci eravamo trasferiti.
I miei figli avevano 8 e 5 anni, tutti da godere, mia moglie 32, desiderabilissima...(ma, almeno per me, continua ad esserlo ancora oggi, alla soglia dei 70 !).
Noi, in una foto di qualche anno dopo.


Fine della 6^ parte

the lonely dolphin