mercoledì 20 marzo 2013

La vocazione RADICAL CHIC

Vladimir Ulianov, in arte Lenin, a cui Serafino, aggiungendo capelli e occhialini, somigliava decisamente

...compagni di viaggio

Serafino, o della vocazione a divenire "Radical Chic"

Negli anni dal 1963 al 1969 Serafino fù il mio miglior amico !
Un amico fraterno, assiduo, generoso, sincero e disinteressato come rarissimi altri mi è capitato di avere. Aveva un paio d’anni più di me ed era anche lui un tipo singolare.
Io avevo 23 anni e fui assunto come commerciale, presso l’agenzia regionale della società petrolifera in cui lui già lavorava come ragioniere.
Così conobbi Serafino!
Che inizialmente mi studiò in maniera ipercritica e sguardi carichi di astio e  riprovazione, vedendo in me ciò che velocemente lo aiutai a capire io non fossi:
un baldanzoso fascistoide pieno di se. Mi fissava da dietro i suoi occhialini da pseudointellettuale…In realtà eravamo entrambi essenzialmente timidi,
mascherati in difesa con la tipica aggressività di chi in fondo è insicuro.
Di statura e corporatura medie Serafino aveva notevoli intelligenza, carattere, senso dell’ironia e della satira, era molto curioso ed assai…comunista…!
Acriticamente, sentimentalmente, ideologicamente, di “ cuore” più che di testa, come perlopiù capita a quell'età, tranne poi cambiare o rimanere abbarbicato alla propria giovanile ideologia, tradire la quale per taluni equivarrebbe a tradire la loro stessa givinezza.
 Agostino formalmente non tradì, ma negli anni di fatto divenne un
perfetto radical chic.


Ma allora, nel 1963, impersonificava al meglio lo stereotipo del

Possibile caricatura di Serafino anni '60

“compagno” rosso.
A 25 anni era sposato con un figlio, viveva in un paese della cintura periferica
da cui andava e veniva in bicicletta, d’inverno avvolto in una specie di giaccone
impermiabile paramilitare, da una delle cui tasche reclamizzava il titolo del quotidiano d’obbligo: L’Unità, negli anni poi sostituito con “Paese Sera”.
Si commuoveva ed esaltava per la retorica partigiana, il canto di “Bella ciao”,
all’epopea della resistenza antifascista…, così come s’indignava, perfino rabbioso,
per qualsiasi fatto, elemento, manifestazione in odore di “fascismo”.
Naturalmente aborriva i democristiani !

Lo zio B.

A partire da uno zio di sua moglie, allora già alto esponente parlamentare del partito, poi divenuto importante ras e perfino Ministro della Repubblica.
Con Marina, sua moglie, una ragazza mora, dolce, rotondetta, si erano sposati “di corsa”, inseguiti da una cicogna in arrivo, con grande scandalo della famiglia di lei, per altro anche contraria a quel tipo di marito per la figlia.

Il feeling tra di noi diventò amicizia, assidua anche  al di fuori del lavoro. Talora in compagnia di moglie, fidanzata ed altri amici e parenti. Lui spesso mi consigliò ed aiutò, soprattutto quando dovetti lasciare quel lavoro e vissi un paio d’anni molto critici, per diversi aspetti! Capitò che io mi trasferissi altrove, per quasi un anno ci perdemmo di vista. In quel frattempo anche lui si trasferì, avendo la compagnia per cui continuava a lavorare spostato la sede della filiale.Aveva migliorato incarico,  retribuzione e livello di vita.
Viveva di nuovo in un comune di cintura, ma in appartamento più grande ed aveva sostituito la bici con l’auto.
Quando tornai a vivere e lavorare da quelle parti aspettava già il secondo figlio (cui seguì dopo non molto un terzo).
Capitai da lui inaspettato, felice del nuovo lavoro che avevo appena trovato dopo un paio d’anni di accanita sfortuna e ci abbracciammo con grande gioia!
Così tornammo assiduamente a frequentarci, ancora per alcuni anni.
Lui in quel periodo era molto preso e combattuto tra le responsabilità della crescente famigliola, l’opportunità di una carriera che gli premeva e meritava per capacità, impegno ed assiduità lavorative. Inoltre c’era qualche… distrazione d’altro tipo che lo stava catturando: una bella sbandata e lo finì cotto da far paura…
Me la presentò anche ( ciò che immeritatamente poi io ebbi a scontare )…
Ebbe grandi momenti di crisi, aggravati dall’alcool in cui banalmente talora cercava di rifugiare i suoi sensi di colpa e di enorme disagio. Allora ci fù l’avvento delle enoteche e la sera, a fine lavoro con i colleghi si soleva socializzare…(ma io insistevo ancora con la Coca Cola...)

A mia volta cercai allora di aiutarlo, di essergli vicino, di puntellare le crisi di pianto che aveva quando crollava disperando per la situazione...
Non ricordo quanto durò la cosa, ne come si concluse.
Sicuramente fù un brutto periodo anche per la sua famiglia e mi trovai talora ad assistere anche la moglie Marina, più o meno consapevole di quanto stava accadendo, quando lui lungamente si assentava ritardando il rientro a casa.
Poi lentamente le cose si sistemarono,  ci fù un ritorno alla normalità, o quasi.
I miei ricordi in proposito sono sfocati, probabilmente perché anch’io fui allora alle prese con problemi sentimentali che inevitabilmente mi distrassero e condizionarono.
Ma Serafino nonostante tutto crebbe bene nel lavoro anche in quel periodo, sicuramente trovandovi  anche distrazione alla sofferenza, con impegno e capacità che gli erano comunque congeniali.
La sua sfera d’influenza si allargò oltre l’ambito meramente amministrativo, verso il gestionale ed il commerciale.

Via Righi, Margera, 40 e passa anni fà.

Spesso avevamo scambi d’informazione professionale, operando entrambi nello stesso settore seppure in compagnie concorrenti, ma la nostra frequentazione tornò più assidua quando fui anch’io in ambasce sentimentali.
Serafino e Marina mi avvicinarono allora alla sorella di lei, Silvana per “consolare” entrambi. Era una bella ragazza, alta e proporzionata, dotata di notevole classe, charme e cultura. Era appena maggiore di me ed aveva un ottimo lavoro come arredatrice, con un suo avviato studio in una città vicina.
Aveva subito una delusione amorosa con un uomo decisamente meno giovane di lei che poi l’aveva lasciata, malamente, senza stile.
Ci vedevamo episodicamente a casa di Serafino e capitava che uscissimo con lui e famiglia. Dopo un po’ ci si aspettava che io promuovessi qualche iniziativa di sbilanciamento, ma io ero ancora troppo legato ad altra ragazza, cui mi legava un
forte coinvolgimento seppur sofferto e le cose restavano in stand by.
Poi un giorno d’inizio Primavera mi fù annunciato che ci sarebbe stata presso Silvana, nel suo studio, nella sua città dove abitava, una festa non meglio definita, cui io non potevo assolutamente mancare. Capii che era una
festa di… ”sbilanciamento”…
Ci arrivai in ritardo, ma in forma smagliante, coloratissimo: avevo passato la domenica a sciare sul Nevegal, sopra Belluno, trovando una giornata fantastica.
Arrivai alla festa in un evidente clima di attesa…e non feci neppure in tempo ad accorgermene che stavo ballando con Silvana, a lei già abbrancicato in un tete a tete che non lasciava spazio a dubbio alcuno, e neppure fisicamente, tra i nostri corpi… 
Fui commosso nel trovarla così tenera ed appassionata, inequivocabilmente

Cheek to cheek
propensa e, pensai… disponibile…
La festa, iniziata nel pomeriggio, continuò fino a quando se ne andarono tutti.
Ultimi sua sorella, Serafino e l’amico che era arrivato insieme a me, che se andarono lasciandoci “soli”, tra palesi ammiccamenti…
Con Silvana continuammo facendo finta di ballare, ad abbracciarci e baciarci…
Poi lei propose di andare a cena, e dopo a casa sua, libera da genitori e fratelli, tutti assenti. Così continuammo nelle nostre effusioni, ma anche a parlare…finchè io decisi che forse era il momento di approfondire…e tra un bacio ed un abbraccio cominciai a svestirla…
All’inizio mi lasciò fare, poi mentre ero alle prese col solito nodo cruciale, il gancetto del reggiseno, mi respinse e si mise a piangere, come disperata!
Io pur non capacitandomi, date le premesse, non insistetti oltre, ma cercai di capire, con dolci maniere, cosa le stesse accadendo.
Sempre piangendo mi spiegò di essere bloccata dal terrore che potesse capitare anche a lei quello che già era successo, con grande scandalo e tragedia familiare,
a sua sorella Marina…
Debbo anche precisare che allora, nel 1966, era teoricamente impensabile che una ragazza cattolica di buona famiglia, nella fattispecie democristiana, con un zio alto esponente DC, accettasse di avere rapporti “protetti” da un qualsiasi mezzo contraccettivo. Neppure con il marito: era peccato mortale !
E Silvana non solo era tale, ma aveva anche subito il trauma per la sorella…
Non mi restò che consolarla, minimizzando la cosa e continuai ad esprimerle tenerezza, senza tentare più altro.

La mattina dopo partii per Roma, dove avevo un importante stage di lavoro, e quando tornai fui molto preso in tante cose, inclusi ritorni di fiamma con la solita fanciulla con cui insistevo per un recupero amoroso.
Serafino mi ricordò in  più occasioni Silvana, gli chiedeva di me…, ma io allora
ero molto distratto…tergiversavo, mi mancava anche il senso dell’opportunità..
Così la storia con quella ragazza finì ed io, distratto ed ignaro, persi l’occasione della vita: imparentarmi con la prima nipote di un Ministro della Repubblica, che in breve divenne anche uno politici più importanti e potenti in Italia...
Persi l’occasione, che Serafino invece poi seppe cogliere, d’ incrementare sostanziosamente la mia carriera e soprattutto i soldi, diventando personaggio  ricco ed importante nel business del settore in cui lavoravamo.

Serafino infatti continuava a crescere nel lavoro, meritatamente, con impegno e capacità, sempre più apprezzato nella società in cui lavorava da quando l’avevo conosciuto. Però, si sa…spesso per crescere meglio e presto bisogna cambiare lavoro e fui molto contento di poter essere io ad offrirgli questa opportunità.
Io avevo sempre parlato molto bene di lui al mio capo, direttore di  Compagnia concorrente, che nel ’68 cambiò "bandiera" e nel ’69 fù alla direzione centrale, a Roma. Avendo bisogno di un elemento maturo, capace e completo di esperienze, mi chiese conferma circa la validità e disponibilità di Serafino (io allora non ero ancora pronto, lo fui due anni dopo ed ebbi analogo incarico). Li feci incontrare e Serafino compì  un bel salto di qualità !
Ma fù allora evidente anche il suo notevole cambiamento in atto, a livello di...
"azzimato"
"culto della personalità"...
Lui continuava episodicamente a ribadire la sua fede di sinistra, con tutti i dogmi annessi e connessi, ma di fatto sempre più si comportava in tutt’altro modo.
Lo stile di vita, l’abbigliamento, l’auto, la casa, le frequentazioni, perfino i ragionamenti erano nella realtà, evidentemente altrimenti orientati…
Mi colpì una volta che l’accompagnai dal barbiere. Sul tardi la sera ero passato a trovarlo in ufficio, ubicato in un palazzo per vip del nuovo centro direzionale, nella “city”. Lui era già tutto azzimato, in divisa da manager come mai l’avevo visto.
Anche nei modi mi sembrava diverso, distaccato, meno empatico di come l’avevo sempre conosciuto. Mi chiese di accompagnarlo dal barbiere, così lo seguii nella più prestigiosa bottega di coiffeur del centro cittadino, dove già era noto come habituè ed ebbe una serie di trattamenti come mai io mi sono voluto permettere: lavaggio, lozione con massaggio, taglio scolpito, manicure ecc.., ecc…
Pagando alla fine l’equivalente di una cospicua parte del suo magro stipendio di pochi anni prima, quando arrivava al lavoro dalla lontana periferia in bicicletta, nella nebbia invernale, intabarrato nel liso giaccone verde paramilitare e con  basco calcato sulle orecchie, fino agli occhi…

Fù allora che cominciai a realizzare che Serafino stava trasformando il giovane arrabbiato, contestatore sinistrorso rosseggiante, cresciuto nei dogmi marxistoidi
della rivoluzione bolscevica, della corazzata Potiomkin, dell’antifascismo, della resistenza, di bella ciao, dell’anticapitalismo, antiamericanismo, anticlericalismo, antimilitarismo, ecc…ecc…, lo stava trasformando in un manager borghese, arrivista, ambizioso del capitale e del benessere che può concedere, attento all’immagine ed ai suoi simboli ecc…ecc…

Cioè in un normale, evoluto e socialmente integrato essere umano.
Con oltre 20 anni di anticipo Serafino stava già di fatto picconando il suo “muro” per abbatterlo, fuggire in occidente, alienare la sua  quota mentale di URSS. 
Tutto normale, tutto in regola, per conto mio. Sarebbe stato più grave che strano se non ci fosse arrivato. Ma il verificarlo, in termini così evidenti ed eclatanti, faceva sensazione, oltre che un po’ sorridere. Ed io ne sorrisi, amichevolmente.
Ma anche rievocai i tanti casi, esempi, racconti, vignette, dedicati a queste mutazioni da scrittori, umoristi politici, professionisti della satira, da Orwell a Guareschi e tanti altri.
Assai notevole in Serafino era la caparbia, strenua ostinazione di voler ancora essere, soprattutto in antitesi apparire, ciò che  politicamente ed ideologicamente era stato in passato: un veterocomunista nell’anima, nel corpo, nei fatti !
Ciò che lo poneva in ottima ed ampia compagnia !
Ma per quanto mi riguarda, se ero disposto ad accettare tranquillamente il suo tosto e progressivamente rapido cambiamento, rimanevo invece perplesso per i suoi patetici tentativi di far finta che nulla fosse cambiato, in particolare agli occhi del mondo. L’esempio non è esattamente calzante ed anche un po’ volgare, ma è come se una fanciulla già…illibata… continui a volersi dichiarare tale, quando ormai …batte all’angolo della strada…
Intendiamoci, Serafino non faceva nulla di sbagliato o comunque riprovevole, tranne  insistere di voler ancora apparire ciò che di fatto ormai più non era.

Più che ipocrisia la sua, come quella di molti altri radical chic, era una forma di narcisistico e nostalgico romanticismo: voler conservare a tutti i costi un’immagine idilliaca del proprio io, legata ai “sacri” ed inalienabili ideali, eticamente ed esteticamente, "politicamente corretti"…

Serafino è quello in centro, aggiungendogli capelli ed occhialini.


Poi ebbi pochissime altre occasioni di verifica e, purtroppo di frequentazione.
Le nostre strade si divisero ed allontanarono, io mi sposai, ebbi figli, feci anch’io carriera e finii lontano…Ci fù anche purtroppo altro motivo di distacco nei rapporti, attribuibile alle solite “lingue male”, che spesso parlano quando dovrebbero tacere, compresa anche la mia di lingua…!
Feci l’errore di confidare ad altri che non meritavano, i problemi che c’erano stati tra Serafino e Marisa, unicamente per esemplificare… e questi altri ne esibirono
scioccamente ai miei amici la loro conoscenza della cosa…
Ma oltre il banale episodio, vivevamo ormai situazioni diverse: ad allontanarci, più che la scaduta complicità “culturale” per un sentimentalismo ideologico, per me superato e  decadente, erano i fatti della vita, progressivamente divergenti.
Nel’74 cambiai lavoro e domicilio, trasferendomi in altra regione dove poi sono rimasto, sono ora 36 anni !
Rividi Serafino forse ancora due volte, presso mio fratello che continuava a frequentare. Appesantito e con l’aria decisamente sostenuta, mi dette l’impressione di porsi aggressivamente in difesa…Furono brevi incontri, significativi per confermarmi il cambiamento di ciò su cui si era basata la nostra amicizia.
Amicizia che, ripeto, per anni fù reciprocamente molto salda ed anche per me tra le poche “vere”, la sola forse in cui ebbi a ricevere più che non dare.
Ammesso che si possa tra amici instaurare siffatta contabilità.

Continuai però ad avere sue notizie, inevitabilmente, visto che dopo qualche anno,
mi sembra agli inizi degli anni ’80, Serafino si affacciò perfino alla ribalta della cronaca: “La Repubblica” avendogli dedicata un’intera pagina!
Ecco qui sotto un estratto d'archivio che accenna ai fatti accaduti, ancor più recenti:

TANGENTI A ROVIGO COINVOL...COINVOLTI PDS E COOP )

Lui infatti, ad un certo punto ebbe l’occasione della vita, in termini di lavoro, carriera e denaro, molto denaro!
La più grossa compagnia statale del settore aveva vacante il posto di Agente Generale per la provincia da cui originavano sia Serafino che…lo zio materno,
altissimo esponente DC e Ministro della Repubblica…
Posto che probabilmente gli venne offerto in funzione dell’alta parentela e… raccomandazione. E lui fù bravo a tapparsi il naso (ma ormai aveva imparato benissimo come si fa…) e dimentico dell’atavica, profonda ostilità verso tanto “Zio” squalo Democristiano doc, ebbe l’incarico che divenne suo, alla grande !

A questo punto devo fare però una precisazione importante.
Io, come tutti, fui assolutamente convinto che ebbe quel posto grazie allo zio e non poteva essere altrimenti: quel tipo d’incarico, in quell’ambito, in Italia (ma anche altrove…) si può conseguire solo ed esclusivamente in funzione di… raccomandazioni. Ma se c’era uno sulla piazza che aveva tutti i numeri, le caratteristiche, i requisiti, le capacità, le motivazioni e l’esperienza per meritarlo,
ebbene quell’uno era Serafino!
Io lo posso ben testimoniare, avendone conoscenza e competenza a tutti i livelli !
Forse non era il solo, ma sicuramente non poteva essere “secondo” ad altri.
Ciò non era forse noto e sicuramente irrilevante per coloro che furono scartati, comunque per gli immancabili invidiosi, per cui la cosa finì nella solita polemica, con rilievi scandalistici e le inevitabili speculazioni politiche:
“Al nipote del Ministro Tale affidata l’Agenzia della Compagnia Statale XY per la Provincia di… “. “Serafino P. già militante del PCI, si ricorda di avere un parente
Ministro DC e conquista l’ambito posto di Agente…”. E così via andare, su diversi giornali.
La cosa più bella che avrebbe potuto fare Serafino, credo fosse tacere e  godersi la meritata fortuna…Fortuna che poi di li a breve incrementò, diventando Agente per la stessa Compagnia, ma di un’altra assai più importante provincia! Ciò grazie sicuramente alle sue dimostrate capacità e non per le spinte… parentali.

Ma in lui restava profonda, inalienabile, non ripudiabile, l’intima convinzione di essere ancora un “compagno” rossiccio, con tutto il corredo della retorica resistenziale, i partigiani, la bella ciao, la corazzata Potiomkin…Un bello zaino di  demagogia che lo rendeva ormai un patetico “radical chic”.
Così prese cappello e cominciò a scrivere ai giornali, a smentire raccomandazioni dello zio ministro, a paventare denuncie per diffamazione…
Perciò il caso montò ulteriormente, arrivando nelle prime pagine dei quotidiani.
Lo ritrovai con grande sorpresa, su Repubblica in terza, a pagina intera!
Era lui che scriveva (ed il giornale pubblicava) smentendo, confutando, motivando
…alimentando così la polemica, infine sterile per la sostanza dei fatti, che non mutarono: lui continuò a fare, con successo ed ulteriore incremento, l’Agente della Compagnia, la gente continuò a pensare che ciò era per le raccomandazioni avute.

Le ultime sue notizie le ebbi almeno vent’anni fa: aveva consolidato il suo piccolo impero economico, inserito i figli nell’Agenzia, viveva un tenore agiatissimo..ma

Festa dell'Unità

non aveva perso il vizio: mi dissero che, per espiare, ogni tanto si prestava come volontario a fare il cameriere alle…Feste dell’Unità…
Mi domandai se ci arrivasse a bordo di una lussuosa Mercedes, che poteva tranquillamente permettersi di possedere, o pedalando in bicicletta, intabarrato con un giaccone verdastro paramilitare, ed il basco in testa, calcato sin sopra le orecchie…,
Con l’Unità in bella vista che spuntava dalla tasca e… fischiettando la “Bella ciao,
ciao, ciao…!”

Ciao Serafino, ti ricordo sempre con stima e riconoscenza.

The lonely dolphin.








giovedì 7 marzo 2013

IO CHE...

Bahavacakra: la ruota Indiana della Vita


“Quell’io che di Titiro sonai l’umil zampogne…”
Così iniziava Virgilio l’Eneide, che studiai alle superiori per la traduzione dal Latino di Annibal Caro “…or l’armi canto.”

“Quell’io” mi riporta ora, assai più modestamente, i ricordi di un tizio qualunque, vissuti nel ventesimo secolo, tuttavia in parte rappresentativi di un periodo storico, di una vita banalmente vissuta “nel mondo del tempo che fù”.
Tempo recente, ma già lontanissimo, la cui memoria è quotidianamente travolta ed abissalmente allontanata dal parossistico divenire di fatti ed avvenimenti.
Gran parte dei quali vediamo purtroppo verificarsi in negativo…e non solo per la nostalgia tipica dei vecchi, che tende sempre ad associare al passato soprattutto il ricordo della propria perduta “gioventù”, perlopiù sempre magnifica o come tale rievocata !

IO CHE...

La villa in cui fummo sfollati dal 42 al 45
 ...quando nacqui c'era già la seconda Guerra Mondiale e fui presto sfollato tra i monti dell’entroterra, lontano dalla costa, per scampare alle bombe che arrivavano dal cielo e dal mare.
...ciònonostante.crebbi sui prati fioriti, sulla candida neve, raramente udendo il lontano, sordo deflagare delle battaglie, che mi abituai ad avvertire così, come fenomeno naturale, alla stessa stregua del tuonare di un temporale estivo.

Il trio Lescano
 ...bambino sempre indossavo bellissimi scarponi di cuoio, che consideravo magici come gli stivali delle sette leghe del gatto dell’omonima favola, e me li potevano sfilare solo previa anestesia totale, cioè quando giungeva la sera e finalmente dormivo.
...inconsapevolmente ma profondamente assimilai, come “imprinting” la magica “atmosfera”che nonostante gli orrori della guerra in atto caratterizzava la vita dei miei giovanissimi genitori: le musiche e le canzoni ora divertenti, ora struggenti, di Ernesto Bonino, Natalino Otto, Alberto Rabbagliati, il Trio Lescano, un giovanissimo Teddy Reno, il Quartetto Cetra che ancora non era "quartetto", e poi finalmente Glen Miller, lo Swing, Cole Porter, lo Jazz, il Boogy Boogy, il 25 Aprile, la Liberazione, la pace !
rientrato a Genova alla fine del ’46 (avevo cinque anni) vidi per la prima volta consapevolmente il mare, il cui allora penetrante e fortissimo odore di salmastro quasi mi ferì, ma piacevolmente le nari, sensazione che poi sempre cercai di replicare, ma quasi mai riuscii ad avre così intensa. Mio nonno mi accompagnò alla “Foce”, dove ora c’è la Fiera del Mare, ma allora c’era soltanto una disordinata spiaggia sassosa, con le tozze e varipinte barche dei pescatori tirate in secco, ed in mare, a pochi metri da riva si sprecavano i relitti dei mezzi da sbarco residuati dalle ultime battaglie. Poco più lontano da riva c’era anche qualche incrociatore affondato, che provammo ad avvicinare guadando dalla riva il mare camminando sui relitti…Ma presto  
Genova anni'40: la Foce, dove ora c'è la Fiera del Mare
dovemmo fuggire, avvertiti dalla sirena che segnalava l’imminente scoppio per il disinnesco di mine ancora presenti nelle acque antistanti la riva.
conobbi gli “americani” liberatori vivendo perfino l’ebrezza di andare in giro per Genova a bordo della mitica Jeep, così come da vicino avevo conosciuti i Tedeschi in fuga (avevano requisito il primo piano della villa in cui eravamo sfollati) ed i partigiani (talora nascostamente ed a gran rischio ospitati nella grande cantina sottostante la villa, che era anche il nostro rifugio durante i bombardamnti, in cui si nascose pure mio nonno dopo il 25 aprile, ricercato dal CLN per farlo fuori: si era troppo sbilanciato nel ventennio, fascista di maniera, pavoneggiandosi eroe, ardito,

Albo quindicinale del 1946
 alpino combattente della prima guerra mondiale.
...avevo appena imparato a leggere e già divoravo i primi album a fumetti: i "quindicinali" di Topolino by Mondadori, il Corrierino dei Piccoli, Pecos Bill, Mandrake, Phantom (l'uomo mascherato), ed il Vittorioso con i buffi, accattivanti disegni di Jacovitti, con il parterre disseminato di lische e salami affettati.
...ogni mattina, a scuola dai fratelli Maristi, per otto anni mi toccò un'ora di religione e mandare a mente centinaia di papagallesche risposte alle dogmatiche domandine di catechismo.
... oggi parlerei correntemente almeno quattro lingue straniere, se all'apprendimento di quelle fosse invece stata dedicata la mia vergine mente, anziché al pappagallesco
Il "campionissimo"
mandare a memoria i mille sofismi della dottrina cattolica.  
tifavo per Fausto Coppi, per me il migliore ! E non me ne fregava niente del suo privato, della Dama Bianca, subendo così la palese disapprovazione dei miei insegnanti preti, tutti Bartaliani e contro il campionissimo, scandaloso reo di bigamia.
...ebbi giovanissimo l'imprinting sessuale, considerando nella corretta ottica “etero” le notevoli forme delle maggiorate di quel tempo: le Silvane, Mangano e Pampanini, la Bosè, la Loren e la Lollo di pane, amore e f...antasia, e tante, tante altre
Silvana Pampanini
(le americane: da Rita Haiworth a Virginia mayo, a Jane Russell, Marilin Monroe ecc…ecc…), non escluse tante procaci signore che già allora indossavano provocanti bikini ai bagni del “sempre Nuovo” Lido di Albaro",non escluse certe giovani mamme dei miei compagni di scuola, i cui seni e fondi schiena...espansivi mi trovavo a concupire,
...e fondi schiena...
alla giovanissima età di dieci anni, con fortissimo e pungente languore, senza ben capire il perché né per come…
subii per anni, nascostamente, il forte senso del “peccato”mortale commesso violando il “sesto comandamento” con la mente e con il cuore assai più di quanto non mi consentissero le parole e gli atti. Peccati che non ebbi mai il coraggio di confessare, per cui giunsi consapevolmente e rassegnatamente sacrilego, quindi ancor più colpevole, alla prima comunione, cui mi accostai sentendomi in peccato mortale.
...afflitto per gran parte dell'infanzia da un'oscura malattia, ebbi infine la fortuna di superarla e godere poi al massimo della ritrovata salute, nella sua totale pienezza, "succhiando abbondantemente il midollo della vita", perfino dedicandomi con successo a diversi sport agonistici. 
...ancora adolescente, rinnegando otto anni di scuola dai “preti”, mi avvicinai al "libero pensiero", illuminandomi alle idee dei grandi scenziati e filosofi, i "moralisti" moderni, precursori e fautori della vera rivoluzione intellettuale di fine millenio e soprattutto mi affrancai dal senso di colpa che dall’infanzia mi trascinavo nella coscienza per aver trasgredito al sesto comandamento.
ancora mi rammarico per il “gap” generazionale che mi permise di cogliere solo
tardivamente i vantaggi della liberalizzazione sessuale, dell’emancipazione femminile, dell’uso indiscriminato dei controaccettivi.
che poi non mi sono mai risparmiato per recuperare le occasione perdute, facendolo sempre ed ovunque: in auto, in piedi, in mare, in piscina, sul nudo pavimento, sulle rocce a strapiombo sul mare, nella macchia sabbiosa della pineta di Ravenna, sui prati e nei boschi, su di uno sgabello stile “el greco”, nelle cabine degli stabilimenti balneari, sulla battigia accarrezzati dalle onde, in barca, nei rigufi alpini ad oltre tremila metri, in nave, sul treno…Mai purtroppo in aereo, come per la prima volta lo vidi rappresentato nel famoso film osè “Emanuelle” del ’75.
Silvya Kristell, Emanuelle originale 1974

ebbi le prime esperienze di “petting” ai festini, con le compagne di liceo: luci soffuse o perfino spente…al suono dei vecchi 78 giri, poi dei 45 (i 33 in vinile erano ancora lontani da venire) che ci ispiravano con la musica di Modugno, Dorelli, Peppino di Capri, Pat Boone, Perry Como, i Platters, Elvis Priesley, Sinatra, il Twist, i Beattles, il Saxalto di Papetti ecc… Qualche volta ballavamo anche alle scampagnate, grazie a radioline e mangianastri, occasionalmente infrattandoci arapati dietro argini o ripe, realizzando al massimo qualche bacio con lingua, eccezionalmente una pomiciata a seno nudo, ma calargli le mutandine, quasi mai, sempre bloccate con la cintura di castità ! Le fanciulle di allora, oggi nonne navigatissime, erano succube del complesso di “E dopo?”, come scriveva il grande satiro umorista Achille Campanile.
Radiolina a transistor di 50 anni fà.
partendo dalla gavetta di mille mestieri, lavorando tanto e con gran determinazione, riuscii infine a realizzarmi in un buon trend professionale ed economico, come capitò di fare a molti in quel tempo, favoriti da un mondo che esigeva impegno, sacrificio e grande disponibilità, ma anche offriva notevoli opportunità di successi.
ebbi a soffrire le pene d’amore, cui ero inevitabilmente, masochisticamente predestinato, anche a causa di tare affettive che mi trascinavo dalla prima infanzia, ma che poi faticosamente risolsi anche attraverso l’esaltante esperienza della psicoanalisi, cui dovetti sacrificare parte della mia creatività genialoide (tale fù da altri definita), ma che mi restituì lucidità, equilibrio e senso pratico in dosi più adeguate per affrontare meglio la vita.
ebbi la fortuna di incontrare e velocemente impalmare un’apprezzabilissima fanciulla, cui ancora mi accompagno, dopo quasi 45 anni, nonostante pesanti screzi e problemi verificati negli ultimi 10.
L'attimo fuggente...
avendo avuto due figli meravigliosi sono ora nonno felice di tre magnifici nipotini, due femmine ed ora anche un bellissimo maschietto.
vissi le molte esperienze, positive e negative, di una vita abbastanza ricca di avvenimenti ed articolata, vasta di esperienze e conoscenze, situazioni, ambiti, amicizie, cambiamenti, quasi sempre giocata affrontando con coraggio, determinazione ed equilibrio, prevalentemente tesa a “succhiare il midollo” dell’attimo fuggente, spendendo tantissimo impegno ed assaporandone il giusto premio, qualche volta purtroppo anche l’immeritato castigo del destino, bilancio tutto sommato positivo, in cui di ben poche cose sento di dovermi pentire ed il senno di poi mi sovviene i non troppi errori per cui dovrei riempire le fosse…
"Carpe diem"
vorrei tanto, ma proprio tanto, poter banalmente “tornare indietro”, magari per ripeterli se non proprio per evitarli, così da rivivere tutto almeno un'altra volta, nel bene e nel male o come si dice.
che credo sia infine un apprezzabile condizione quella di poter dire: vorrei poter rivivere tutta la mia vita, gioie e dolori tutti compresi, nonostante le pene non mi siano mancate ed alcune furono particolarmente dolorose.

che odio fortemente la vecchiaia, considerandola e verificandola come una brutta malattia, quella per cui alla fine inevitabilmente si muore. Una malattia subdola, che agisce con lenta progressione, dandoti quasi sempre il tempo per rassegnarti agli acciacchi, alla sempre più limitata possibilità di esprimerti fisicamente e poi anche mentalmente, quando sei fortunato togliendoti, in un lento e sottile divenire, l’autosufficienza e l’autodeterminazione, così come privandoti della capacità di godere i principali piaceri della vita: il sesso, la buona tavola, fare sport, innamorarsi, osare nuove avventure di qualsiasi tipo, che non siano... una nuova marca di lassativi,
più morbide pantofole nuove, una protesi all’anca e/o al ginocchio, la risoluzione di cataratte agli occhi, l’apparecchio acustico digitale mininvasivo, per poter meglio ascoltare le sempre più grosse cazzate e volgarità che la TV pretende di propinarti.
ricordo con vivida partecipazione una vita molto dinamica ed attiva, intensamente vissuta e tesa al “fare”, nel lavoro, negli sports, nei piaceri del fisico e della mente, nell’avere sempre nuove curiosità da soddisfare ed apprendere continuamente nuove possibilità di interesse, svago, conoscenza, frequentazione.
ricordo il triste inizio del declino, le prime avvisaglie a cui non volevo credere e per cui mi ribellavo, considerandole null’altro che accidenti passeggeri cui cercavo di reagire, sino a constatarne invece l’irreversibile cronicità…
…che ricordo l’amica medico che infine mi disse “sei diventato vecchio”!
Così, brutalmente, senza mezzi termini, acciochè mi dessi finalmente una calmata.

Solo due o tre anni prima mi rimproverava perché insistevo a fare allenamenti sportivi eccessivi per un “giovane” più che sessantenne, quale ancora io mi sentivo e verificavo.
sarei forse ora disponibile alla verifica per un patto col diavolo:
la mia anima per l’eternità contro altri mille anni di giovinezza !
vedo invece girare la ruota verso la fine del suo unico giro e so che un altro ancora non mi sarà dato di fare…
tento allora faticosamente di rassegnarmi, che altro non mi è concesso, cercando improbabili comportamenti e soluzioni per rallentare il declino, diradare gli acciacchi, contrastare gli insulti del tempo, il dolore, l’inesorabile decadenza.

io che sono un cane di taglia grande, e come tale non destinato alla longevità…

Ernest Hemingway...
 Ma quel che conta per me è la qualità della vita.
E l’ho avuta in maniera tutto sommato abbondante. Quel poco che resta di buono cercherò di non farmelo scappare, sperando che non sia invece il dolore, il fastidio, l’inadeguatezza di vivere a farmi rimpiangere di essere ancora vivo. Ma se dovessero prevalere cercherò di non esserlo più.

Come afferma con spietata lucidità il professor Franzon, vecchio e malato nel bellissimo Romanzo di Sciascia e non meno bello film di Gianni Amelio: “Una storia semplice”, quest’ultimo nell’interpretazione del grandissimo Volontè alla sua ultima apparizione (anche lui vecchio e malato):
“...è' la malattia che annuncia la vecchiaia...A un certo punto della vita non è la speranza l'ultima a morire, ma sembra essere il morire... l'utlima speranza..."

Amen e così sia.

Ma voglio nonstante tutto chiudere invece con un sogno irreale di speranza,
alla maniera di Stanley Kubrik in alcuni suoi mitici film.
In particolare “Il dottor Stranamore”, il cui epilogo corrisponde alla fine del mondo,
distrutto da un’inevitabile, folle guerra atomica…, ma su quel finale e sui titoli di coda parte e viaggia il dolce inno, così detto dei bombardieri, ma che in realtà era la tenera canzone di speranza nel futuro, nonostante tutto...“we’ll meet again”(Ci incontreremo ancora…), 
per la voce di Vera Lynn.

Canzone Video che qui sotto riproduco.*

The lonely dolphin

* La riproduzione non è ancora disponibile. Verrà inserita nei prossimi giorni.

Le "ruote" della vita