domenica 9 aprile 2017

LA SPEZIA (Le mie 7 Città, quasi 11)

LA SPEZIA
Panorama attuale della città.

Arrivai nel Golfo dei Poeti alla fine del 1956, dopo un anno e mezzo trascorsi a Civitavecchia-Santa Marinella, luoghi di cui racconterò nel riepilogo finale delle mie "quasi 11 Città".
Avevo 15 anni e fui abbagliato dalla bellezza complessiva di quella città medio-piccola, Capoluogo di Provincia della Liguria orientale, immediatamente confinante con la Toscana di Forte dei Marmi e Massa Carrara (Pisa poco oltre).
P.za Verdi e, a seguire, via Chiodo

"Speza", con la "Z" sibilante, così definita nel vernacolo locale.
Apprezzai l'importante, ampia Via Chiodo, fiancheggiata da grandi portici, in una sequenza di ricchi palazzi stile '900, la bella simmetria del lungo slargo di piazza Verdi e dall'altra parte l'interminabile via Vittorio Veneto, con Piazza Europa ed il magnifico, ampio lungomare di Viale Italia, ricco di giardini, di palmizi affaciati sulla lunga riva terminale del golfo, tra il grande Arsenale Militare ad Ovest ed i Cantieri Navali ad Est.
Il lungo mare con l'infilata delle palme (producevano datteri, se pur non a maturazione)

A La Spezia arrivai con la famiglia per trascorrervi le vacanze di Natale, in avanscoperta sul nostro imminente trasferimento, che sarebbe poi avvenuto nel giro di un mese o poco più.
Ospiti di un buon albergo vicino alla Stazione, pranzammo quasi sempre in un'ottima trattoria di via Don Minzoni, credo fosse il Ristorante La Posta, allora gestito dai fratelli Pellegrini, noti ex pugili, Aldo il più giovane, già campione dei pesi massimi dilettanti, allora era ancora in attività.
Aldo Pellegrini

La città verso il mare aveva una pianta organica, razionale, sicuramente frutto di un intelligente piano urbanistico: belle strade, ampie, intersecate a 90°, che diventavano curvilinee quando dovevano risalire verso la zona collinare di via XX Sett., via XXVII Marzo, fin su, alla via Dei Colli. All'interno la città vecchia era caratterizzata da strade e case più piccole, più datate, la cui dorsale era la tipica via Del Prione, zona delle botteghe, dei negozi, stretta e lunga strada a transito pressochè pedonale. Dopo 60 anni ancora ricordo la cartoleria Cavalca e la mitica "Pia", pizzeria da asporto di ottima qualità, sosta obbligata per le merende con gli amici al ritorno dal campo sportivo della Marina Militare, dopo gli allenamenti.
Via del Prione
Ma oltre alla piacevolissima città apprezzammo moltissimo gli incantevoli d'intorni, che formano il magnifico ensamble del Golfo dei Poeti: Lerici, Portovenere, Fiascherino, Tellaro. E poi le Cinque Terre e, ad est, il promontorio di Monte Marcello, che segna poco oltre, alla foce di Bocca del Magra, il confine con la Toscana.

La Spezia di non era esattamente una città "ricca", condizionata da un'economia prevalentemente basata sull'Arsenale Militare, che dava lavoro ad un'importante parte della popolazione. L'attività del porto mercantile restava limitata e la cantieristica aveva il suo maggior punto di forza nelle demolizioni navali, forse il settore in cui si realizzava il maggior business.
Lerici, il Castello

Sicuramente il turismo, incerniato sulle svariate, notevoli bellezze del Golfo, dava un buon apporto. Il commercio comunque mi sembra che tirasse abbastanza: erano quelli gli anni fortunati in cui l'Italia iniziava il suo grande boom economico, e lo sviluppo dei consumi trainava la crescita della produzione e del commercio, e viceversa. La tassazione era quasi irrilevante e tuttavia si realizzavano opere, sia pubbliche che private, in quantità ed importanza tali quali che oggi ce le sogniamo, mentre ora ci tocca pagare almeno cinque volte più tasse di allora !
Panoramica del Golfo: a sinistra la città, al centro la diga foranea, subito dopo in basso Porto Venere, la Palmaria ed il Tino. In alto, fuori dalla diga, il piccolo golfo di Lerici ed il promontorio di Monte Marcello, oltre il quale inizia la Versilia toscana. In basso il Promontorio da cui iniziano la cinque Terre.
A La Spezia rimasi cinque anni, quelli della mia adolescenza, forse i più belli nella vita di ognuno. E la mia acerba gioventù rimase ampiamente appagata da quei luoghi, esaltandone la  partecipazione ad apprezzarne il tipo di vita che consentivano, permettendomi di succhiarne ampiamente il midollo del "Carpe Diem", nella magia della prima gioventù !
Vecchia foto di p.za Verdi.

Abitammo in un nuovo, bel palazzo all'inizio di via Corsica, tra piazza Verdi e via Vittorio Veneto, praticamente sopra Piazza Europa (che allora mi sembra si chiamasse ancora, più modestamente, piazza Italia). Dal settimo piano godevamo di un panorama magnifico: oltre la bella piazza sottostante vedevamo il mare, la riva est del Golfo, il porto mercantile e la lunga linea lontana della diga foranea, che chiude e protegge tutto il mare interno della città. Ma anche la Alpi Appuane della vicina Toscana, perennemente "innevate" dal biancore dei famosi marmi di Massa e Carrara. E giusto sotto di noi la collina del "montetto", dove ancora dovevano iniziare i lavori di costruzione per la nuova Cattedrale. Allora c'era solo una brulla spianata ed alcuni bunker, residuati bellici della recente seconda guerra mondiale, con le feritoie puntate verso il mare. Sopra il montetto saliva la via dei colli, in asenza o quasi di qialsiasi altra costruzione, meta di gite pedonali con gli amici.
P.za Europa (già p.za Italia). In alto il "cilindro" della nuova Cattedrale. Io abitavo al settimo piano del palazzo in alto a sinistra.

La mia dolce vita di allora si svolgeva, in evasione dalla scuola, d'estate al mare del Lido di Lerici, con puntate a Fiascherino e Tellaro. Dal Lido attraversavo a nuoto il piccolo golfo, circa 600 metri, anche due volte al giorno, per giungere al vecchio molo sotto il castello lericino, che domina l'insenatura. 
Il piccolo Eden di Fiascherino, tra Lerici e Tellaro, sul promontorio di Monte Marcello.


Talora con gli amici si andava anche alla Baia Blu, detta anche baia dei morti a causa delle correnti che a volte vi trascinavo i corpi di qualche annegato. Oppure si partiva in vaporetto per Portovenere, per raggiungere poi l'isola Palmaria, ed attraversarla scavalcandone l'altura, attraversando le suggestive cave di marmo rosa, sino alla spiaggia del Pozzale, di fronte alla successiva isoletta del Tino.
Tellaro, gioellino molto apprezzato da turisti d.o.c.

Salivamo anche, pedibus calcantibus, sino a 400 e passa metri di Campiglia, praticamente all'inizio delle cinque Terre, sovrastante lo Scoglio del Ferale, tra Portovenere e Rio Maggiore. E da lassù potevamo godere di un panorama a sbalzo d'incredibile bellezza, fatto di mare, di terre lontane (isole toscane e Corsica comprese, nelle giornate più limpide). E di ripidissime terrazzate, verticalmente degradanti verso il mare, eroicamente coltivate con la vite dei famosi, rarissimi vini bianche delle 5 terre. Che qualche volta ci capitava anche di bere, ad ulteriore esaltazione della nostra beata condizione di giovani fortunati, in grado di godere ed apprezzare tutta quella naturale bellezza.
La costa scioscesa sotto Campiglia, all'inizio delle 5 Terre. Verso l'alto lo scoglio del Ferale, più sopra spuntano la Palmaria ed il Tino.
Ma per gran parte dell'anno ero preso dagli allenamenti al campo di atletica, essendo divenuto ben presto promettente giovane lanciatore. Divenni così abbastanza noto in ambito studentesco, per le svariate vittorie che riportai, sia in ambito provinciale, che regionale e perfino nazionale, a livello juniores.

E feci tante altre cose, anche se episodicamente: il corso di immersione subacquea con bombole ad A.C. con la Galeazzi (piccola industria spezzina specializzata nella fabbricazione di erogatori ed attrezzature varie per i sub, innanzitutto a livello professionale), con esercitazioni pratiche in zona Palmaria e
Il molo Italia, sulla destra era la canottieri.

Tino. Un pò di cannotaggio, trascinato dall'amico Marco Arcinotti, futuro comandante di marina, che non riusciva a trovare un suo pari peso per armare il "due con", su cui ambiva esercitarsi. Il nostro massacrante allenamento tipo era di partire dalla sede della Cannottieri, ingaggiando il vaporetto della Fitram in partenza per Lerici, che salpava dal molo li accanto, e "tenerlo" sino alla diga foranea, 4 km di vogate alla morte ! Quando alla fine arrivavamo esausti alla Baia Blu io pretendevo l'approdo, per potermi ristorare (e lavare l'abbondante sudore) con una nuotata.

Porto Lotti, sul lato est del Golfo interno

Oggi, da svariati decenni, su quella tratta c'è Porto Lotti, un moderno porto turistico per yacth di ogni tipo e misura, dove una ventina di anni fa, l'ultima volta che andai a La Spezia, fui ospite di amici, su di un bel 12 metri a vela, uno sloop, con il quale per alcuni giorni ci divertimmo ad incrociare le acque tra Bocca di Magra e le Cinque Terre. Occasione in cui ebbi l'esperienza marinara forse più notevole della mia (purtroppo) assai modesta vita nautica. Nel giro di un paio d'ore: 1) passando l'angusto stretto tra Portovenere e Palmaria fummo affiancati da una copia di delfini che ci scortò al largo per almento 2 miglia ! 2) A nemmeno cento metri assistemmo alle evoluzioni di un paio di grossi pesci spada, che saltavano ripetutamente fuori dall'acqua per l'altezza di svariati metri ! 3) Immediatamente alle nostre spalle, neppure 200 metri, udimmo un rumoroso, potente gorgoglio d'acque, seguito dall'emersione di un sottomarino della marina militare !
Il mitico promontorio di Portovenere, con la tipica chiesetta. A sinistra l'esiguo stretto che la separa dall'isola Palmaria. Nella parte bassa della foto, al di sotto di chi l'ha fatta, si trova la famosa "Grotta di Byron", il poeta inglese che con Shelley nell'ottocento fu tra i primi grandi estimatori del Golfo, che giusto in loro onore fu definito "dei poeti".

Un altro amico, un compagno di scuola, tale Arpe, mi convinse a partecipare alla locale scuola di recitazione della Filodrammatica del Dopolovaro dipendenti Marina. Mi piaceva e mi sentivo portato, ma ero troppo altrimenti già impegnato, per cui vi durai pochi mesi. Giusto il tempo di conoscere un giovane promettente attore, Giancarlo Giannini, tra l'altro primo cugino di Claudio
Il giovanissimo Giannini
Sottocorona, mio amico e compagno di allenamenti ed escursioni in atletica leggera. L'allora ventenne Giannini era già l'istrione del gran spettacolo di fine anno scolastico, che si teneva nella sala strapiena del maggiore teatro cittadino (mi sembra fosse il Monteverdi), la dove le ragazzine mugulavano osannanti alle sue performances d'imberbe (o quasi) giovanissimo mattatore.

Pur non essendo ricca La Spezia era ben dotata di numerosi teatri e notevoli sale cinematografiche, la dove ebbi modo di godere numerosi bei film di ogni genere, ma anche frequentare episodicamente l'Opera Lirica e la Rivista.
Notevole il museo navale della marina militare, non mancavano scuole superiori di ogni tipo, per l'università ci si recava a Genova oppure alla Normale di Pisa, ma molti invece optavano, come da tradizione locale, per l'Accademia Navale di Livorno.
La nave scuola Amerigo Vespucci, che ebbi più volte occasione di ammirare, ed una volta anche visitare, ancorata al molo Italia.
Le ragazze certamente non mancavano, e di ottima leva, ma purtroppo a quei tempi non c'erano molte occasioni di frequentazione. C'era anzi una vera e propria aprtheid sessuale, per cui al liceo non solo non esistevano classi "miste", ma addirittura le sezioni Femminile e Maschile erano materialmente divise, in ale diverse del  fabbricato, con ingressi separati.
Allora non c'era ancora l'uso delle festicciole in casa, tra giovani, per ascoltare la musica e ballare, iniziarono poco dopo. Le uniche occasioni che io ricordo, puramente fortuite, erano le gite in campagna, perlopiù a fine anno: se e quando capitava di incrociare una comitiva di studentesse si faceva comunella con loro, ballando al suono delle radioline a transistor.
L'inizio dell'alta costa delle Cinque Terre visto dalla loggia della chiesetta di Portovenere.

Nell'Autunno del 1961 l'ennesimo cambiamento di lavoro di mio padre ci allontanò definitivamente anche da questa bella città, trasferendoci nel mondo per noi completamente nuovo ed assai diverso del Veneto Euganeo, a Padova, città di "gran dottori", come recita un divertente adagio.
A La Spezia lasciai non poco di me stesso, molti amici e tanti luoghi bellissimi in cui avevo vissuto 5 anni favolosi della mia giovinezza. Venni via in uno stato vagamente confusionale, anche a causa di un esaurimento nervoso concomitante...
Per riprendermi completamente dal quale mi occorsero almeno otto mesi, riuscendovi nella nuova realtà di Padova e dintorni, in cui mi ritrovai poi totalmente immerso.
Padova  sarà la città del mio prossimo racconto.
Nella quale ritrovai episodicamente qualcuno dei vecchi amici spezzini, in particolare Fulvio Rossi, poi divenuto a sua volta "straveneto", causa nozze con leggiadra fanciulla locale, che nel Veneto si fermò definitivamente e ci vive da oltre mezzo secolo.
Panoramica della città, vista dall'aresenale militare.

Fine della seconda parte.

The lonely dolphin

p.s.: in particolare mi piace ricordare, oltre a quelli già nominati nel testo, i vecchi amici e compagni mai più rivisti da circa 50-60 anni, in ordine sparso: Carlo Sassi, Enrico Stellini, Tullio Torri, Osvaldo Rossi (poi ritrovato a Mestre negli anni'70), nonchè i miei allenatori, Bianchedi e Paganini, ed il domenicano Padre Masnovo, professore di religione con cui ebbi tanti apassionati scontri, io ateo dichiarato, in ambito teologico. 

 



 

giovedì 30 marzo 2017

LE MIE 7 CITTA'... quasi 11

Le mie Sette Città...(quasi 11) 
Sono le città dove ho di fatto vissuto, più o meno a lungo. Ma anche alcune altre in cui avrei voluto abitare, avendole intensamente frequentate, comunque "vissute".


"Zena", panorama del porto vecchio.

GENOVA (1941-1955)
A Genova ci sono nato, in via Piave, a 150 mt. dal mare di Punta Vagno, dove mia madre incinta andava a passeggio, sensibilizzadomi così all'intenso odore del salmastro, che poi sempre accompagnò la mia infanzia marinara. Ma presto sfollato a
Via Piave, 1°Palazzo a sin. vi nacqui.
Busalla, nell'entroterra Ligure, per sfuggire  ai bombardamenti della seconda guerra mondiale, vi feci ritorno nel '45,  per restarci altri 10 anni.

Anni ricchissimi di ricordi, ancora vivissimi, di un'infanzia assai intensamente vissuta. Il mio habitat fu sopratutto Albaro ed il Lido, da piazza Tommaseo a Boccadasse, una delle migliori zone residenziali della città: ho abitato in via F.Pozzo, in via De Gasperi ed in via Rosselli. Andavo a scuola dai Maristi dello Champagnat ed al mare al Lido. I luoghi delle mie scorribande, dei miei giochi
Il gioiellino di Boccadasse dove ora abita un mio fortunato nipote.
spaziavano dal Castello di Boccadasse ai campi di calcio dello Champagnat, ai parchi di Villa Raggio, Villa Spinola..., alle strette "creuse", la stradine che risalivano verso San Martino, e più su, fino ai "Forti", fino alla meta più ardua ed ambita, la più alta, gli 800 mt. del monte Moro, allora ben più noto come il Monte "fasce". I meravigliosi parchi di
Nervi, la passeggiata vista dal mare.
Nervi, la bellissima passeggiata Anita Garibaldi, a picco sugli scogli del mare, la favolosa Riviera di Levante, con le sue ricche perle, fino a Portofino, al Tigullio di Rapallo, Chiavari, Sestri Levante, dove talora dirigeva mio padre la gita in macchina domenicale sull'Aurelia, magari con una puntata in barca sino al mitico sito di San Fruttuoso.
Portofino, perla essenziale della Riviera

I miei sensi avvertono ancora il forte, inebriante odore salmastro del mare, l'acqua cristallina, i fondali rocciosi, variopinti di pesci, meduse, alghe.
Ricordo "Zena", una bellissima città, ricca di storia, monumenti, strade doviziose e bellissime, i larghi marciapidi a mosaico sotto i portici di via XX Settembre, lucidi, puliti che allora sembravano tirati a cera ! Preziosi e/o tipici negozi, ricchi di mercanzie e di odori di ogni tipo, di prelibate leccornie...Fantastici negozi di gioccattoli, da
Via XX Sett. vista dal p.te Monumentale.
perderci la testa...Ed un'infinità di cinema e svariati teatri, dove anche più volte alla settimana andavo, spesso anche da solo, a godermi le avventure di Errol Flynn-Robin Hood, Tarzan, Stanlio ed Olio, Gianni e Pinotto, i Cow Boys, Walt Disney...ma anche Gilberto Govi e  perfino la Rivista di Totò, di Macario, la Wanda Osiris, cui mi capitò di assistere,

men che dodicenne, quale accompagnatore di mia mamma, in sostituzione di mio padre, spesso assente per motivi di lavoro.
La vecchia C.so Italia anni '40/50, prima ancora della Fiera del Mare.

La favolosa Genova di Corso Italia, della Villetta di Negro, dell'Acqua Sola, dei carrugi, della circonvallazione a monte in Castelletto, della spianata della Foce, dove più volte all'anno arrivavano fantastici Luna Park con le Giostre, alternandosi con i più famosi e grandi Circhi Equestri (Togni, Orfei....).
Corvetto e la Villetta Di Negro

Ricordo il "giro delle sette chiese", in occasione della Pasqua, magari esaltato dalle scarpe nuove testè acquistatemi, con cui mi pareva di muovermi alla stregua degli stivali delle sette leghe, tra il duomo di San Lorenzo e Sant'Antonio di Boccadasse. Dove feci la prima comunione e fui cresimato dal cardinale Siri...E, fiero paladino, accompagnare mia mamma tra i pericoli della Casbah genovese, la famigerata via Prè, dove acquistai per la prima volta i mitici
Zona Banchi-Sotto Ripa-via Prè in foto d'epoca.
BlueJeans made in U.S.A., di contrabbando, i miei primi "pantaloni lunghi"! Ed il cioccolato Svizzero, ed i cosmetici...Le radioline a transistor arrivarono solo alcuni anni dopo, verso il 1960.
Giù per i "carrugi"...

Da bambino prendevo coscienza dell'estrema bellezza della mia città quando ci tornavo, dopo essere stato qualche tempo altrove. Ricordo in particolare quando con tutta la famiglia trascorremmo una settimana di vacanza in quel di Bologna, in
P.za della Vittoria verso la Foce.
occasione del Natale: bellissima città, ricca di vita anche di notte, divertente e gioiosa, per non parlare dei suoi cibi prelibati. Ma quando scesi dalla Freccia Azzurra che ci riportava a "Zena" ed uscendo dalla stazione Brignole mi si spalancò davanti la magnifica visione notturna di piazza della Vittoria illuminata, ne rimasi abbacinato dallo splendore !

Nel 1955 lasciammo Genova, e sia io che mio fratello non ci tornammo mai più ad abitare, se non per brevi periodi, visite ai parenti (nonni, genitori, zii e cugini). Ma il mio legame con la città natale e
La stazione Brignole
la Liguria di Levante durò poi per sempre, sia come appartenenza culturale che come assiduità di frequentazione, vacanze incluse. Io fui a Genova alcuni mesi nel 1960, per ragioni di studio e nel 1965, quando per sei mesi affiancai mio padre nella gestione del nuovo salone auto Mercedes di C.so Europa.
P.za De Ferrari, il cuore di Genova.

Ciò nonostante la mia conoscenza storica e culturale della città, almeno quella di una volta, credo possa definirsi superiore alla media dei vecchi (come me) residenti.
Porta Soprana

Ma non ritornerei più a vivere in Genova città, ne ci sarei mai più voluto tornanre da almeno 40 anni a questa parte: troppo caotica, affollata, peggiorata nella qualtà di vita, almeno quella che io ebbi la fortuna di viverci da bambino !
La cattedrale di San Lorenzo

Come del resto è accaduto alla maggior parte delle città, sopratutto alle più grandi. Ma per Genova io stimo sia stato peggio. La sua situazione ambientale, orografica, non ha favorito uno sviluppo organico di adeguato respiro, nè la mentalità degli addetti ai lavori, privi o quasi di qualsiasi lungimiranza, dediti come altrove alla speculazione edilizia, all'intasamento urbano.
Leoni a guardia della Cattedrale.

Solo negli ultimi decenni si è verificato un ampio recupero, con la valorizzazione della Fiera del mare ed altre opere di riqualificazione.
Tuttavia non condivido  diverse delle nuove costruzioni, emerse da firme prestigiose come Renzo Piano, trovo eccessivi, perfino banali i suoi grattacieli e non apprezzo affatto l'orrendo, enorme cubo del Carlo Felice, antiestetismo che ingombra l'armonia del vecchio centro storico genovese, tra piazza De Ferrari, via Roma e Portoria. Assai meglio realizzata la zona del vecchio porto, sede del nuovo grande "Acquario" e di svariate altre strutture polifunzionali, organicamente inserite all'interno dei vecchi "docks" abbandonati.
Il promontorio tra Sturla e Boccadasse
La Genova dei miei lontani ricordi infantili era una bellissima città, assai ben vivibile, sobriamente assai ricca (alla "zeneize", senza esibizionismi, anzi...!).

Che con Marsiglia si contendeva ogni anno il primato di maggior porto del Mediterraneo, dai cui importantissimi cantieri navali uscivano a ripetizione i grandi transatlantici che coronarono la storia della navigazione mercantile italiana nel mondo, tra cui l'Andrea Doria e la Cristoforo
L'Andrea Doria in porto a Genova nel 1951.
Colombo, al cui varo in quegli anni ebbi la fortuna di assistere personalmente ! Era la città in cui americani ed inglesi avevano inizialmente basato le loro teste di ponte strategiche per inserirsi nell'economia italiana, dove avevano stabilito la loro prima sede le principali compagnie petrolifere, le "sette sorelle", nel cui ambito io poi ebbi a svolgere la prima e più importante fase della mia carriera

lavorativa. Era una città che sapeva ben conciliare
una sobria e "parsimoniosa", ricca aristocrazia, con la fiera dignità popolana dei "camalli", dei naviganti e quant'altri dediti anche alle più umili professioni. Era la città del "Cabibbo", così come del ricchissimo magnate Gaslini.
Poi purtroppo vergognosamente rovinata dal sindacalismo portuale, dai folli scioperi ad oltranza,
dallo statalismo pseudosocialista, gonfiato dalla rindondante retorica della resistenza partigiana, eretta a barricata contro ogni iniziativa che non fosse strettamente funzionale alla logica delle sinistre ! Così da diventare la principale incubatrice di Brigate Rosse e movimenti insurrezionali, spesso scatenati alla devastazione della cosa pubblica, come in occasione del famigerato "G8".
G8, estintori contro polizia.

Oggi tutto ciò si è fortemente "imborghesito", ma il blocco mentale di una visione di sinistra molto "partigiana" resta a condizionarne fortemente i possibili recuperi e sviluppi.
La mia Genova, lo ripeto, era tutt'altra cosa: era una splendida città, orgogliosa di se stessa, con l'unico problema di superare la propria innata tendenza all'avarizia..., spesso timorosa di "fare" ed "investire", perchè "ti u se, man a man...".
 
Vecchia foto di via XX Sett. con il Ponte Monumantale ed i binari del tram.

The lonely dolphin

A seguire, prossimamente, in sequenza:

LA SPEZIA

PADOVA

TREVISO

ROMA

MILANO

COMO

...Torino e le altre (Civitavecchia, Bologna, Mantova e Voghera)


martedì 21 febbraio 2017

Vorrei tanto essere un'AUTO NUOVA.



IO = LA MIA “MACCHINA”
Giardinetta Statione Wagoon CAMARO LT
Voglio farmi uno scherzo, immaginare che io sia un’ “automobile”.
Diciamo un’auto di grossa cilindrata e di notevoli dimensioni, una grande station wagon (come ne ho possedute diverse).
Bene, la mia auto potrebbe essere ormai immatricolata come “d’epoca”, pagando così zero tassa di possesso o quasi e assicurazione RCA molto ridotta.
Ogni anno devo portarla alla revisione, cercando di rimediare alle magagne, piccole e meno, che potrebbero impedirne il passaggio.
Anche se fin’ora non mi ha mai lasciato a piedi, un po di guasti però si sono verificati.
Ma va considerato che ha percorso ben 275.000 km dei c.a 300.000 per i quali sarebbe stata programmata…

Andando nel particolare di una disamina che potrebbe simulare un controllo per la “valutazione dell’usato”, la relativa
 scheda  
potrebbe funzionare così.
Carrozzeria: ancora abbastanza presentabile, ma svariati segni di abrasione (cicatrici, soprattutto per asportazione di basaliomi e cheratosi), carente la perlinatura del tetto (scarsa capigliatura);
Ruote ed ammortizzatori: deficit generale, soprattutto a livello di ammortizzatori (cartilagini) notevolmente usurati. I pneumatici (piedi) non paiono tanto consumati quanto sformati (artrosi). Comunque ancora discreta la tenuta di strada a velocità moderata, su asfalto ed evitando curve eccessivamente frequenti e troppi tornanti;
Freni: scarsi gli inibitori, ma sembra lo siano sempre stati (difetto di fabbrica);
Motore: il benzina supercompresso originale, che consentiva spunti notevolissimi (oltre i 350 NM, Newton Motore) è stato poi sostituito, a circa 100.000 km (all’età di 35/40 anni) con un turbodiesel usato di analoga potenza, che gira bene ai bassi regimi (bradicardia acuta). Cilindri, pistoni, bielle, camere di espansione ecc…(cuore e muscoli) si presentano ancora in buone condizioni, ma uno dei quattro iniettori è decisamente difettoso (fibrillazione atriale) per qui capita spesso che perda colpi ! Ne consegue che il motore “va a tre”, con notevoli perdite di potenza, evidenti nello spunto e nella tenuta, che risultano in conclusione limitate (insufficienza cardiaca), come se la potenza nominale di 150 CV fosse ridotta ad 80/90.
Inoltri i giunti di trasmissione (tendini) sono palesemente compromessi in diverse zone (sopratutto spalle e braccia).
Il motore in conclusione tende a fermarsi ai bassi regimi (bradicardia) e 
ad imballarsi a quelli alti (fibrillazione)
Una recente radiografia generale.
Fari (occhi) sono ancora funzionali, se pure alcune incrostazioni sui vetri impediscono una visione perfetta (foro maculare, inizio di cataratta);
Telaio sottoscocca (scheletro) presenta svariati segni di usura (artrosi), in particolare c’è un’evidente carenza a livello di semiasse ant. sin. (cuffia dei rotatori spalla destra fratturata);
Impianto elettrico (sistema neuro) sembra funzionale, con qualche lacuna a livello di computer di bordo (cervello), che fatica a gestire nuovi imput (carenze della memoria recente); ma la più grossa carenza si verifica, come sopra descritto, nella gestione degli impulsi verso un
iniettore, che spesso non viene attivato, con gravi scompensi (fibrillazione) alla funzionalità generale del motore e perdite consistenti di potenza.
Impianto idraulico (reni, vescica, uretra) sembra ugualmente in ordine, ma va costantemente monitorato per una pregressa rottura (infarto renale);
Ancora ottimo il sistema di ventilazione generale (polmoni).

Conclusioni 1
una valutazione “commerciale” può essere espressa solo in termini di rottamazione, anche se il veicolo potrebbe percorrere ancora altri 25, forse 50mila km, ma guidando con prudenza ed  a condizione di una attenta manutenzione.
La prospettiva...

Conclusioni  2
A questo punto vorrei tanto poter ridiventare un’altra auto, magari non proprio nuova, ma almeno un "usato sicuro" !




venerdì 17 febbraio 2017

Come AZZONI

Incontro ravvicinato del 5° tipo
Dal Big Bang alla fisica quantistica...per riscoprire la natura primigenia.
Aggiornamento del mio seguitissimo post su Mario Azzoni:
 http://swimmingeorge.blogspot.it/2011/12/mario-azzoni-incontro-ravvicinato-del-4.html
che consiglio vivamente di leggere a chi non l'ha ancora fatto.

Bene, 15 anni fa, poco dopo il mio incontro con il famoso sensitivo lecchese, ebbi modo di raccontare la mia esperienza al mio chiropratico, durante una seduta di manipolazione. Il quale non fece una piega, confermandomi anzi la sua adesione a quel tipo di "verità". Aggiunse anzi quanto segue: "Nella stanza qui accanto c'è una 'macchina' che con un altro medico mio collega stiamo sperimentando, strumento in grado di fare più o meno le stesse cose di Azzoni..."
M.Azzoni, sensitivo lecchese
Non mi fornì particolari, forse non ne aveva il tempo, circa il funzionamento di quella "macchina".

Lo scorso anno un amico genovese mi raccontò, guarda caso, della sua esperienza, proprio con una "macchina" di quel tipo ! Era da poco stato a farsi visitare da un medico che opera a 360° nella cura delle malattie, implicando allopatia con omeopatia e quant'altro. Il quale lo aveva sottoposto ad un "chec-kup" generale, utilizzando proprio una "macchina" molto particolare, in grado di verificare le condizioni fisiche (e non solo) di salute di ogni singolo organo del paziente.
Inseriti i dati di massa (peso e statura) il soggetto deve tenere in mano per un solo minuto una manopola collegata alla "macchina". Dopo di che sono subito disponibili gli esiti dell'esame !
Simbolo di antico sistema "analogico"...

Rimasi estremamente incuriosito dalla cosa, e quando alcuni mesi dopo, alla fine del 2016, ebbi necessità di verificare le cause di un mio peggioramento di salute, mi recai anch'io da questo medico per sottopormi al test. 
Ma purtroppo ciò non fu possibile, essendo io portatore di pace-maker, il quale può essere suscettibile di interferenze con il magnetismo emesso dalla famosa "macchina", così come da quasi ogni altra...
Macchina che in realtà è un grosso computer di fabbricazione tedesca, dotato di apparati accessori notevoli e sicuramente di programmi molto elaborati, "particolarissimi", sostanzialmente in grado di "leggere le vibrazioni cellulari" di ogni tessuto organico (quelle che evidentemente emette l' "aura" che Azzoni, che molti animali e pochi veri sensitivi sono in grado di percepire).
Quel computer riesce a catalogare la natura precisa (nell'aura è il "colore" a definirla) di quelle vibrazioni e valutarne la condizione, salutare o patologica che sia, e nella misura in cui, fornendo cioè parametri numerici di gravità.

Sistema diagnostico SCIO basato sulla Meccanica Quantistica.

Quel medico, il dottor C., senza usare il suo marchingegno e neppure visitarmi, ma basandosi unicamente su di una attenta anamnesi, riusci comunque a definire una diagnosi sicuramente corretta ed esauriente della principale causa di alcuni miei noiosi disturbi, prescrivendomi le cure del caso.
L'analogico oggi permette di ovviare ai macchinari ingombranti di una volta
Ma mi era rimasta la delusione di non aver potuto sottopormi a quel test particolarissmo !
Così, nell'anno seguente, in occasione di alcune altre visite, mie e di mia moglie (che si sottopose al test !), dopo averle rimuginate e verificate, sottoposi al dottor C. le mie argomentazioni a favore del fatto che io potessi, nonostante il pace-maker, fare anche io quel tipo di check-up.
Avevo infatti direttamente contattato l'assistenza medica di Medtronic, primaria ditta produttrice di pace-maker, che mia aveva precisato come il mio nuovo pace-maker, installato a fine 2015, fosse compatibile con risonanza magnetica, se applicata limitatamente agli arti, non al corpo.
PaceMaker e relativo catetere
Considerato che la macchina del dott. C. emetteva magnetismo decisamente inferiore a quello della risonanza, e che veniva applicata ad un'estremità di un arto, la mano, io in definitiva potevo fare il test. Così come poi l'ho fatto, 
8 giorni fa.
L'esito ha confermato tutta una serie di parametri già noti, precisando altri particolari ed aspetti prima non evidenziati con i metodi tradizionali.
Due giorni dopo, la scorsa settimana, come da precedenti programmi di routine, ho fatto tutte le analisi di sangue ed urine, con esiti in linea con quelli definiti dalla "macchina". 

L'esperienza di cui sopra mi porta a fare alcune considerazioni che mi sembrano non trascurabili.
Rappresentazione ipotetica di Cosmogonia Quantica.
La scienza, la tecnica, i progressi della sperimentazione, stanno sempre più avvicinando la conoscenza ai "misteri", spesso arcaici, dell'imponderabile, dell'alternativo, del "magico" o comunque tradizionalmente ritenuto tale.
Sessant'anni fa, avvicinandomi allo Yoga, imparai che da millenni la cultura indiana fa riferimento al "terzo occhio", posto al centro della fronte (dove trovasi la ghiandola endocrina epifisi o pineale). Ci sono persone che nascono già dotate del "terzo occhio", altre che riescono ad aprirlo-attivarlo con lunghi anni di pratiche ed esercizi.

Il terzo occhio permette di leggere l' "aura" degli esseri viventi, cioè le emanazioni di "energia vibrante" di ogni individuo, che si esprimo attraverso i colori, ciascuno dei quali, anche in funzione della sua intensità, è in grado di fornire precise indicazioni sulla stato d'animo e sulla condizione fisica di chi li emana. Il rosso esprime ad esempio la collera, il nero una patologia mortale, il giallo la salute, azzurro e verde diverse condizioni di calma, serenità...ecc... La maggior parte degli animali, sopratutto quelli più evoluti, sono normalmente in grado di leggere l'altrui "aura", e regolarsi quindi ad esempio sull'aggressività di chi sta loro
Emanazione aureolare
davanti. 
Famoso è il caso di quel gatto che vive libero in un ospedale per anziani, ed ha l'abitudine di andarsi a piazzare ai piedi del letto di chi è prossimo a morire...segnalando così la sua "diagnosi" premonitrice ! Così come molti altri analoghi casi citati dalla cronaca delle curiosità.Ci sono poi tutta una serie di interazioni tra "Scienza" e "Mistero", che restano in gran parte da approfondire e verificare, tra lo scetticismo dell'ortodossia medica e la libera curiosità indagatrice, di menti più aperte al possibilismo della sperimentazione e meno condizionate dalla rigidità aprioristica dello statu quo ufficiale. 
Implicazioni di meccanica quantistica
Come fenomeni scientificamente osservati e normalizzati, tipo
l'emotività propria dell'intestino..., la memoria del cuore (v. il già citato blog su Azzoni, "Incontri ravvicinati...", parte terminale),
la caduta delle difese immunitarie in relazione all'intensità dello stress 
(v. psiconeuroendocrinologia, Prof.Enzo Soresi 
"Il cervello anarchico"), ecc...

Altra considerazione riguarda la totale ignoranza, da parte della "Medicina Ufficiale" di strumenti diagnostici oggettivamente convalidati dalla realtà dell'esperienza invalsa, come la macchina del dott. C. !

Macchina per altro già ampiamente diffusa in altri paesi, come Austria, Germania ecc..., probabilmente derivata dall'apparecchiatura SCIO, messa a punto dall''equipe medica del prof. W.Nelson, biologo e fisico, già candidato al Nobel, basata sulla più recenti scoperte i campo quantistico, in parte derivate dagli studi della NASA...
Così come funziona anche il "Sensore KARNAK",
che consente di visualizzare in tempo reale ogni funzionalità cerebrale, o d'organo e di ogni sua minima parte, con un'analisi energetica, fatta dalla testa ai piedi, in pochi secondi !
Elaborazione grafica della Fisica dei Quanti
Questi apparati, rigorosamente tecnico-scientifici, non fanno altro che replicare, eventualmente approfondendola ed amplificandola, la funzionalità del TERZO OCCHIO nella lettura dell'AURA !
Fenomeno (sopra)naturale non ancora riconosciuto dalla scienza ufficiale !
Che tuttavia continua a fare grandi progressi tecnologici, proprio nella direzione del "sovranaturale"!
Ipotica visuale in formazione di neutrini oscillanti

Recenti gli annunci di IBM a proposito di 
"Sin 5",
le 5 imminenti (entro i prossimi 5 anni) conquiste
della più sofisticata tecnologia digitale:
 Sensori tattili permetteranno di "toccare", oggetti posti a qualsiasi distanza raggiungibile attraverso internet.
 Vista: un unico pixel permetterà di "vedere" immagini equivalenti a mille parole;
 Udito ed Olfatto: i futuri PC ne saranno dotati;
 Gusto: papille gustative artificiali, posizionate in uno scanner collegato al PC, aiuteranno le persone ad alimentarsi in maniera più corretta, evitando cibi inadeguati o perfino tossici e velenosi.   
L'energia quantica fu già alla base delle scoperte, ricerche e sperimentazioni del grande Tesla, criptate alla sua morte dai servizi segreti USA (v.su questo blog: Tesla, il Leonardo da Vinci del XX secolo = http://swimmingeorge.blogspot.it/2014/01/nikola-tesla-manipolazione-del-clima.html )
Così come la nuova frontiera della ricerca medica riguarda anche molto la PNEI : psiconeuroendocrinoimmunologia,
cioè l'intricato, complesso sistema di rapporti che collegano la psiche, i suoi stress, gli stati depressivi ecc..., all'apparato delle difese immunitario, controllato dal sistema endocrino glandolare...
Tutto ciò a determinare l'incidenza di malattie e possibilità di guarigione.

Già mezzo secolo fa ci fu chi ipotizzo essere la sede dell' ANIMA posta nell' IPOTALAMO, cioè nel sistema ipotalamico-ipofisiario posto alla base del cervello, che regola il funzionamento dell'Endocrino, e l'Immunologico conseguente.
(v. L.Speciani "Luomo senza futuro" e "Di cancro si vive").
Così la ricerca tecnologica, al servizio di una Scienza "libera" da prevenzioni, da dogmatismi inibenti, aperta alla rigorosa verifica, anche dell' "improbabile", potrà sempre più determinarsi in risultati perfino eclatanti ed imprevedibili.

The lonely dolphin

"C'è più ragione nel tuo corpo che nella tua migliore sapienza" (F.Nietzsche).
F.Niezsche

"In tutte le persone è la mente che dirige il corpo verso la salute o verso la malattia, come verso tutto il resto" (Antifonte).
Antifonte