domenica 8 maggio 2011

PERICLE 4^ Parte


PERICLE (Quarta Parte)

Occorre ora una precisazione che ribadisce un aspetto importante:
nonostante le varie, fantasiose e disinvolte trovate, diverse delle quali al limite o perfino oltre i confini della legalità, Pericle conservava un'immagine di signorile dignità, di chiara e persuasiva affidabilità, di specchiata onestà ed integrità morale...
Nulla in lui allarmava, suggeriva opportunità di attenzione, di verifica preliminare o di precauzione : appariva esattamente al contrario di coloro di cui è bene diffidare. La maggior parte della gente (e non parlo di sprovveduti) gli avrebbe affidato il portafoglio, le chiavi di casa, la combinazione della cassaforte…E più di qualcuno lo fece…
Anche perchè sicuramente lui agiva sempre in buona fede, convinto di poter onorare ogni impegno, ogni debito, ogni promessa. Ciò che comunque cercò sempre di fare, almeno fino a quando gli fù possibile.
E questo era anche parte della sua considerevole forza !
Forza di persuasione e convincimento che aveva al massimo grado, ricca di argomentazioni logiche, assolutamente ragionevoli, poste con fare pacioso, tranquillamente signorile, come se lui fosse assetticamente disinteressato all'esito di qualunque adesione o negazione della controparte.
Era come il flautista di Harlem, l'incantatore di serpenti, l'ipnotista capace di condurre chiunque ovvunque lui volesse.
Era il più grande venditore che io abbia mai conosciuto nella mia lunghissima e variegata carriera commerciale, il classico personaggio capace di piazzare sabbia ai beduini nel deserto e ghiaccio agli eschimesi al polo nord !
Di ottenere soccorsi da un moribondo, di catturare le intime grazie della più santa delle vergini..., se non avesse avuto gli scrupoli che in fondo aveva.
E quando alla fine lui trasgrediva, smentendo il suo rigore morale, era sempre sulla spinta o per le conseguenze del suo demone interiore, la malattia che lo accompagnò tutta la vita, tarpandogli le ali di grande genio degli affari: il vizio del gioco !
La nostra famiglia inoltre appariva positivamente per quella che in realtà era: una sana famiglia borghese, benestante e moralmente ineccepibile.
Non che lui proditoriamente sfruttasse questa immagine, ciò che sarebbe stato lontanissimo dalle sue intenzioni, ma semplicemente ne naturalmente. Probabilmente come quando a Civitavecchia coinvolse nel giro dei biliardini la Città dei Ragazzi, sicuramente fornendogli con ciò aiuti economici. O come quando a La Spezia lui e Magnatti (peccatore fondamentalmente pio e sempre pronto a pentirsi) "agganciarono" il noto Padre Dionisio, Priore del locale Convento dei frati Cappuccini, sotto la cui egida idearono ed organizzarono il Festival della Canzone Spezzina...!
Evento notevole che ho dimenticato di raccontare nella precedente puntata. Era la seconda metà degli anni '50 e cresceva l'opportunità di nuovi Festival Canori. Così Pericle e Magnatti s'inventarono quello di La Spezia, utilizzando al meglio il carisma, allora notevole, di questo Frate, coinvolgendovi Enzo Tortora (che venne anche a casa nostra) e la cantante Marisa Del Frate...(scelta sicuramente per il suo cognome assai allusivo...) oltre che, ovviamente, la RAI TV !
Il "clou"del festival, assai discutibile e quasi iconoclastico, vide il noto Frate Spezzino inginocchiato davanti alla ...Del "Frate" che cantava..., il tutto fortunatamente ridimensionato dai bonari seppure ironici commenti di quel gran signore che fù Tortora, per me il più grande dei presentatori Italiani.
Questo era Pericle !
Ed a quei tempi era ancora un Cattolico Credente, per quanto scettico di base ed assai poco praticante. Fui io ad iniziarlo all'ateismo: avemmo delle discussioni, inizialmente anche vivaci, perchè lui contestava la mia esibizionistica mancanza di fede.
Ma poi, lentamente ragionando assieme lo portai progressivamente sulle mie posizioni. Determinante fù per lui la lettura di un saggio di Bertrand Russel: "Perchè non sono Cristiano", allora appena uscito in Italia, che io portai a casa.
Fatto è che non ebbe obiezioni a firmarmi la richiesta di esonero dalla lezione di religione a scuola, unico caso in tutto l'Istituto: all'ora di religione uscivamo in due, io ed il mio amico Roberto Jachia, simpaticissimo ragazzone ebreo.
Tutto questo accadeva ancora a La Spezia, tra il '56 ed 1961.

Alla fine del quale anno arrivammo a Padova.
Il suo incarico di Agente per la Ormig, fabbrica leader di autogrù, poteva sembrare un ripiego per un uomo come lui, ma fù in quel momento, in fuga da La Spezia..., tanta manna dal cielo.
E lui vi si dedicò con la sua grande professionalità, organizzando l'ufficio dell'Agenzia ed il programma di lavoro, studiando attentamente le caratteristiche tecniche di costosi prodotti industriali affatto nuovi per lui, già definendone le argomentazioni di vendita su base teorica e pianificando la strategia di approccio alla clientela potenziale, non trascurabile in quelle province Venete, fuori dal grande triangolo industriale ma già pronte ed ambiziose per crescere velocemente, in una miriade di attività artigianali, come allora iniziarono a fare.
Da Genova arrivò il solito fratello Piero, ad affiancarlo ed a imparare il nuovo lavoro, destinato poi a divenire a sua volta Agente Ormig per Bologna e d'intorni. Io stesso, allora ventunenne, affiancato dal mio giovanissimo fratello Mario, iniziammo episodicamente a collaborare con lui in ufficio ed a volte accompagnadolo dai clienti, talora andando autonomamente a trovare quelli di minore importanza, comunque a "preparare" il terreno.
Pericle si mosse come sempre al meglio, capace e gran lavoratore, battendo a tappeto ogni possibile pista e nel giro di un anno appena sbaragliò le più ottimistiche previsioni di vendita !
La produzione della Fabbrica faceva fatica a seguirlo nelle consegne e nel 1963 la proprietà arrivò a palesargli la Direzione Commerciale !
Incarico che Pericle forse prese in considerazione, ma conoscendolo per quello spirito "libero" ed autonomo che sempre era stato non credo avesse seriamente valutato di aderirvi...Nè infine ebbe il tempo reale per farlo...
A Padova infatti si ripetè il consueto schema classico: inizialmente tutto bene, grande alacrità ed armonia, ottima escalation delle prospettive in base ai traguardi conquistati, positivo inserimento nella realtà socio-economica locale, buone frequentazioni, ecc...
Poi… il solito patatrac !
Arrivato sulla cresta dell'onda del nuovo lavoro, quando ormai guadagnava ottimamente, Pericle decise di...punirsi (così funziona la malattia del gioco d'azzardo: il vero giocatore continua sempre a giocare, finchè non perde, finchè non ha più nemmeno la camicia da puntare e lo fà per punirsi! Di che cosa non lo sa nemmeno lui e solo il dott. Freud, o chi per esso, potrebbe venirne a capo...).

Padova ha un grosso difetto: dista a neppure mezz'ora di treno (allora anche di auto) da Venezia, dove c'è il...Casinò, d'estate al Lido, d'inverno in Canale.
Pericle forse resistette per il tempo di leccarsi le ferite Spezzine e poi consolidare la sua ottima posizione di Agente Ormig, ma alla fine, supportato dalla vana illusione di avere ora la "fortuna" dalla sua, partì verso il vicinissimo Casinò per moltiplicare velocemente i guadagni frutto del suo accorto, abile e tenace lavoro.
Come al solito perse, sempre di più, rovinosamente...come al solito...
Alla fine, arrivato sotto zero, cercò di "rifarsi" giocandosi anche i congrui anticipi avuti dai Clienti per l'acquisto delle autogrù da lui vendutegli, in qualche modo incassandone gli assegni relativi...
L'epilogo della catastrofe iniziò nell'estate del 1963, concludendosi nel primo semestre del '64.
La fabbrica vedendo arrivare gli ordini, comunque i solleciti di consegna da parte dei clienti, ma non le relative caparre d'acquisto, gliene chiese ragione, indagò, inviò in zona l'Ispettore alle vendite, tale Zanardi, già talora ospite a casa nostra...e fù la rovina !
Pericle si salvò da una denuncia penale per truffa aggravata sopratutto per l'aiuto del fratello Edilio, che firmò pacchi di cambiali a favore di Ormig, per cui fù costretto a fornire a quella fabbrica tutto il materiale tipografico in conto pagamenti per un sacco di anni ed a prezzi stracciati !
Quell'inverno arrivammo quasi alla fame, il servizio telefonico tagliato, lo sfratto per l'appartamento dove abitavamo e Pericle che faceva la spola con il Monte di Pietà...impegnando tutto ciò che poteva.
Ma, imparai allora, era questa una vecchia consuetudine: ad andarsene per primi erano stati gioielli e pellicce di Lidia, quadri e mobili di particolare valore. Ma ora rimaneva ben poco.
Imparammo anche allora, finalmente, che nostro padre era un giocatore incallito, dedito così sistematicamente alla propria rovina.
Capii anche lo strano interesse che lui aveva dimostrato verso i miei libri inerenti il calcolo delle probabilità (io allora cercavo di studiare Statistica all'Università Padovana) e le discussione che più volte avevamo avuto in merito all'annoso quesito che riguarda i "numeri in ritardo"...
Tutti i giocatori infatti, sia che puntino al Lotto che alla roulette, basano le loro speranze sull'uscita dei numeri in ritardo, nell'illusorio equivoco per cui, più passa il tempo senza che detti numeri escano, più aumentano le probabilità di vederli finalmente uscire ( e su di essi crescono iperbolicamente le puntate ). La probabiltà matematica statistica prevede invece, assai chiaramente, che ogni volta che avviene l'evento (estrazione dei numeri o lancio della pallina sul piatto rotante) per tutti i fattori in gioco permangono le stesse identiche probabilità di uscita delle volte precedenti, e così per ogni volta successiva, senza variazione alcuna !
Esistono in realtà effimere teorie sui numeri in ritardo, scientificamente mai dimostrate e comunque arrampicate su per gli specchi dell'illusione.
Io questo sostenevo contro Pericle, che invece insisteva nella sua irrazionale "fede" per l'evento più probabile in quanto tardivo...
Per altro lui, dotato di mente assolutamente razionale, doveva costruirsi un solido alibi "scientifico" a supporto del suo irrazionale, rovinoso trasporto per il gioco d'azzardo.
Alla sua morte, nel 1986, tra le sue cose trovammo decine di "quaderni", compilati con estremo ordine, cura e chiarezza, dove erano segnati in bella calligrafia, su tutte le pagine, i numeri in ritardo, le date ed i luoghi dove e quando erano stati da Pericle rilevati: testimonianaza di ore ed ore ed ore, infinità di giorni e sopratutto nottate trascorse ai tavoli dei vari Casinò.
Faceva anche uso di simpamina per restare sveglio quelle notti...mi fù chiaro, dopo che me ne offrì un paio di pastiglie quando dovetti passare la notte sui libri, in ritardo per la preparazione di un esame all'Università.

Ora, a 22 anni conoscevo per la prima volta l'altra personalità di mio padre, opposta totalmente all'immagine che sino ad allora di lui avevo avuta. Mi trovai così ad accompagnarlo al Monte di Pietà per impegnare anche la pianola di mia sorella: lui disse che aveva bisogno di aiuto per il trasporto, ma sicuramente voleva finalmente responsabilizzarmi sulla gravità della situazione in atto.
Situazione che ci fù anche ribadita ed evidenziata dall'esterno: a parte le evidenti difficoltà economiche, incombenti ormai ai livelli più essenziali, ricevemmo l'allarmante visita di Ufficiali Giudiziari e di due signori, che in assenza di Pericle arrivarono da noi appositamente per "aggiornarci". Uno fù Zanardi, l'Ispettore della Ormig Autogrù, a noi già noto, che ci chiarì quanto era accaduto invitandoci a regolarci di conseguenza. L'altro fù un signore Svizzero che non avevamo mai visto, che ci raccontò di essere stato coinvolto e danneggiato da Pericle in non so quali affari, ma che ci precisò era venuto solo per avvertirci, non avendo comunque speranza di rimediare il suo danno. E di Pericle ci fece un ritratto quanto mai obbiettivo, completo ed esatto, non trascurandone i lati più postivi come quelli peggiori.
Mario ed io ci arangiavamo in qualche lavoretto di scarso reddito e cercavamo di sopperire alle necessità famigliari. Io poi ero stato preso totalmente alla sprovvista da quella situazione: avevo appena lasciato andare, sopratutto per motivi di orgoglio, un impiego che avevo trovato all'API, la società petrolifera. In quanto commerciale, mi ero ripetutamente visto sbattere davanti il bollettino dei protesti, che era di prassi consultare nella verifica dell'affidabilità della clientela, con il nome di Pericle sottolineato in rosso per i numerosi protesti che lo riguardavano !
E lui non era un nostro cliente.…Ma la mentalità corrente voleva che io a lui fossi accomunato e perciò considerato anch'io inaffidabile...Così alla fine mi feci convincere a dare le dimissioni, aiutato anche da un discreto premio di liquidazione...che versai su di un libretto a risparmio che poi, avvenuto il patatrac, girai nella cassa familiare.
Fù il periodo più brutto della mia vita !
Ma fù anche una scuola formidabile, per uno che fino ad allora era cresciuto quasi nella bambagia...
Era il 1964 e l'Italia viveva per la prima volta, negli anni del "Boom" la sua prima "congiuntura economica", una fase di recessione, fortunatamente poi rivelatasi di breve durata. Era difficile trovare lavoro, sopratutto per chi come me avesse referenze familiari palesemente discutibili...
Per Pericle poi, non ne parliamo ! Aveva solo 46 anni, ma troppi "altarini"ormai incombenti alle sue spalle, che aleggiavano tenebrosi.

Quella volta lo salvò il vecchio amico Armando Novelli, storico concessionario Mercedes di Genova, già suo fornitore di auto fuoriserie ai bei tempi. Anche dal quale Pericle, ormai disperato, andò a cercare aiuto.
Fortuna volle che Novelli, costretto dalla casa madre, stesse in quel periodo aprendo un nuovo Salone Mercedes Benz in Corso Europa e stava cercando la persona giusta per poterlo gestire.
Pericle, che lui conosceva molto bene sin dall'adolescenza, informatissimo del suo "vizio" ma anche delle sue enormi capacità di gran venditore di classe, gli arrivò come il cacio sui maccheroni.
Calcolò che lo avrebbe strettamente avuto sottocontrollo per la parte contabile ed amministrativa e che sarebbe stato la persona più adatta, il meglio in assoluto per promuovere l'attività della nuova filiale Mercedes di Genova.
E così fù.
Da Padova tornammo a Genova, quasi facendo l’autostop, nella Primavera del 1964. Mario, appena dicianovenne, si fermò a Padova dove era… superfidanzato e dove aveva realizzato un lavoro che gli permetteva più e meno di sopravvivere.
Io, quasi altrettanto sentimentalmente coinvolto, avrei voluto fare altrettanto, ma riuscii a tornare a Padova solo dopo qualche mese.
Per cui non vidi la partenza di Pericle al timone della nuova prestigiosa Filiale Maercedes di Corso Europa, avvenuta di lì a poco.
Che partì ovviamente alla grande, di nuovo ripetendosi lo schema ormai classico ed inevitabile di ogni ressurezione e successiva rovina di Pericle, l’ “Arabo Fenicio”…

Ripensandoci è incredibile quante volte si sia replicata la stessa vicenda, senza mai cambiare ! Pericle si espresse anche in quell’occasione al massimo della sua bravura e perseveranza lavorativa, adottò nuove tecniche d’approccio antesignane, mai viste prima in Mercedes né altrove ed in breve le vendite della Filiale superarono quelle della Sede di via Rimassa, più che raddoppiando nel primo anno le vendite totali di auto Mercedes nella Provincia di Genova !
Alla sede centrale dell’Autostar a Roma lo vollero conoscere ed anche quella volta si palesò la propsettiva di un incarico direzionale, ma senza seguito.
Armando Novelli non sapeva se essere contento o …geloso, era comunque rimasto spiazzato da quell’exploit, superiore alle sue migliori attese.
Io a Padova, dopo essere sopravissuto con i lavori più strani e precari, ero stato assunto alla locale Filiale della Lavazza, con un incarico amministrativo poi divenuto commerciale. Me la cavavo appena discretamente e mi barcamenavo in un rapporto sentimentale difficile e diatribato. Probabilmente anche per allontanarmi dal quale Pericle
( che sempre ebbe il difetto del “nepotismo”) convinse Novelli ad assumermi come amministrativo presso la Filiale Mercedes di Genova.
Dove io però resistetti solo sei mesi, per tornare infine a Padova, al vecchio amore e soprattutto ad una nuova interessante e finalmente adeguata opportunità di lavoro.
Ma mentre ero con Novelli, alla sede di via Rimassa, ebbi più di un’occasione d’intrattenermi confidenzialmente con lui, che mi raccontò di come Pericle era sempre stato quello che era…sin da quando portava le braghe corte…! Armando Novelli aveva qualche anno in più di Pericle, ma erano stati ragazzi assieme e lui lo ricordava benissimo quale fantasioso e promettente istrione nel mondo degli affari e non solo…
Mi raccontò anche di quando lo vide, appena diciotenne, già andare al monte di pietà per impegnarsi la collanina che aveva testè regalata a Lidia, la fidanzatina sedicenne, per sopperire alle perdite del gioco d’azzardo !
Novelli previde anche che non sarbbe mai cambiato, essendo il vizio (o malattia che fosse) troppo in lui radicata, ed era un vero peccato, perché di qualità grandi ne aveva dimostratamente a iosa !
Ma lui ora, l’Armando, lo teneva sotto ferreo controllo ! Almeno così s’illudeva. In effetti faceva spesso dei bliz, arrivando inatteso alla Filiale di Corso Europa e tutta la contabilità era rigidamente sottocontrollo di via Rimassa.
Per qualche anno non ci furono problemi, o quasi.
Poi dalle parti del 1970 i nodi arrivarono al pettine: non ci furono questa volta per fortuna grandi scandali o pesanti ripercussioni, ma Pericle infine ruppe anche con l’amico Novelli e tutto fa pensare che fosse perché aveva trovato infine il modo di incassare degli anticipi sulle auto prenotate, o più facilmente sulla vendita dell’usato.
Ovviamente per finanziarsi le solite puntate ai Casinò e relative disastrose inevitabili perdite.
Imparai la novità mentre vivevo a Roma, dove ero stato trasferito e promosso dalla Società Petrolifera per cui dal 1966 lavoravo. Siccome il mio lavoro mi metteva anche a contatto con funzionari del Ministero delle Finanze, Pericle mi chiese se potevo attivarmi per sveltirgli le pratiche relative alle licenze d’importazione per svariati
lotti di auto usate in ambito CEE.
Ciò che riuscii (ovviamente ungendo le ruote giuste) a fare in più occasioni.

Bene, Pericle se ne era inventata un’altra e non era da poco !
Lasciato Novelli si era messo ad importare e vendere Mercedes usate dalla Germania, soprattutto da Stoccarda ( città sede di Mercedes Benz), tutte rigorosamente Diesel !
Anche allora il prezzo della benzina era in crescita iperbolica, ma il gasolio costava la metà e consentiva percorrenze maggiori. Ma di auto Diesel c’erano solo le Mercedes, a parte un paio di “trattori" Pegeaut, la 204 e la 404.
Le vendite dei Diesel Mercedes andavano alla grande, ma non erano molti a potersele permettere, se non nell’usato.
Ma di usato Mercedes Diesel c’era più che richiesta una vera e propria incetta ! Pericle, che era assai attento anche nello studio dei vari cavilli birocratici, studiò la cosa e scoprì che le “merci usate”, se trasferite in ambito CEE, pagavano una tassa d’importazione effimera (mi sembra del 4%) !
Così si mise ad importare Mercedes diesel usate, alla grande, guadagnando subito molto bene. Le vendeva semplicemente da casa, con inserzioni su giornali e riviste specializzate (“vendo Mercede Diesel usata in ottime condizioni”), mentre per comprarle andava direttamente in Germania, perlopiù a Stoccarda, dove verificava le auto, già rigorosamente controllate in ordine dai venditori, le pagava e le spediva per ferrovia o con specifica bisarca su gomma. Ogni viaggio erano almeno otto macchine, che arrivavano presso apposito garage predisposto a Genova, con ottimi ricavi.
E di viaggi ne fece tanti, ma assai di più avrebbero potuto essere…
L’affare era tipo quello famoso dei “Camions Americani”, ma in piccolo, praticamente senza rischi…o quasi…
In realtà un rischio c’era, ed era grande, enorme, terribile !
La strada per la Germania passava per…Campione d’Italia, per Baden Baden, per MarienBad…, tutti luoghi dotati di Casinò…!
Era impensabile che Pericle potesse mai resistere alla tentazione di “aiutare” la nuova fortuna che era stato capace, per l’ennesima volta d’inventarsi !
Così il viaggio tipo verso Stoccarda fù presto quello per cui Pericle sostava a Campione d’Italia e finiva col giocarsi, tutto o parte, il denaro che portava con se, destinato a pagare le Mercedes che aveva prenotate…
Ed i Tedeschi ad aspettarlo invano…!
Una volta puoi trovare una scusa, un’altra cerchi d’inventarti qualcosaltro ( e lui era bravissimo anche in questo) ma poi quelli, prima che altri, fanno presto a mandarti a...scopare il mare…
Così, nel breve volgere di nemmeno due anni, finì anche quell’avventura, che altri imitarono e proseguirono alla grande.

Pericle fù costretto allora, a 54 anni ad un’ulteriore umiliazione. E gli andò comunque bene, considerata la terra bruciata che ormai lo circondava !
Finì con il fare il venditore d’auto all’Alfa Romeo, nella filiale di Corso Europa confinante con il Salone Mercedes, dove fino a poco prima era stato il brillante gestore emergente, celebrato per i grandi successi rapidamente ottenuti..

In famiglia le cose sembravano comunque sistemate: Mario aveva con successo avviato un suo promettente commercio di mobili , inizialmente importati dalla Spagna, con magazzino adeguato e negozio in Padova centro; io stavo facendo carriera nel Marketing, prima del settore Petrolifero e poi nell’arredamento; Elisabetta, magnifica ragazza, sportivissima ed avviata al giornalismo, dopo essere stata Miss Lido, Miss Liguria e…quasi Miss Italia , aveva “castigato” uno dei migliori partiti matrimoniali Genovesi... sposandolo: era stato l’unico tra i tantissimi e validi pretendenti a non farle una corte spietata !
Così la povera Lidia si ritrovò infine a casa da sola, con il suo affetuosissimo cagnolino Wisky, un pechinese che Pericle le aveva portato cucciolo da …San Remo..
Sola per modo di dire, perché spesso aveva presso di se alcuni dei vari nipotini nel frattempo giunti ad allietare ed Elisabetta non le era affatto lontana.
Ma purtroppo non sufficienti a compensare l’infinita quantità di stress accumulati in 35 anni di vita con il tumultuoso ed irriducibile Pericle, con la serie infinita di alti sempre meno alti… e di bassi…sempre più bassi…, continuamente passando dall’altare alla polvere…
Inoltre aveva sicuramente sofferto enormemente le umiliazioni cui indirettamente, ma talora anche maldestramente, la sottoposero i ricchi ed altezzosi consuoceri testè acquisiti . Che non fosse nel suo carattere il sopportare il ruolo della parente povera, che si cerca di tenere nascosta se pure la si deve sopportare, dopo lo splendore di vita che era nel suo non lontano passato, è poi assai probabile !
La grande forza e capacità di sopportazione che sino ad allora aveva dimostrate erano ormai arrivate all’esaurimento.

Sino al terribile epilogo che si verificò all’inzizio del 1974.

(Continua. Fine della 4^ Parte)


Pericle con Valentina, tra Wanda ed Elisabetta (1973)

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