PERICLE (3^ Parte)
(Terza parte)
Il disastroso esito dell'affaire dei camions segnò l'inizio di un lungo declino, con fasi alterne, alti e bassi, ma senza mai più ritorno all'apice allora raggiunto. Pericle, come l'Araba Fenice che sempre risorgeva dalle proprie ceneri ed alla quale Lidia usava paragonarlo, aveva grandi forza d'animo, spirito di conservazione ed iniziativa ed inesauribili fantasia e coraggio...
Ma anche una "brutta malattia", che lo accompagnò tutta la vita: il vizio del gioco ! Che gli tarpò continuamente le ali, portandolo ripetutamente alla rovina.
Edilio, l'unico dei suoi fratelli ancora in vita, al quale ho telefonato giorni fà per fargli gli auguri in occasione dei suoi 84 anni compiuti il giorno di Pasqua, parlando di Pericle con riferimento a questa sua piccola biografia, mi ha detto che…
"avrebbe potuto essere il Berlusconi di quel tempo"...
Dopo una breve riflessione sono stato d'accordo con Edilio: Pericle aveva, come ho già scritto tutte le qualità, intelligenza, capacità, coraggio, fantasia, determinazione ecc...ecc..., per essere assimilato ai businessmen di maggior successo, anche se era forse meno dotato di…"mancanza di scrupoli", elemento purtroppo indispensabile nel mondo degli affari.
In compenso aveva molta più classe di Berlusconi, più signorilità "vera", assai più senso di opportunità e riservatezza, di diplomazia ed una grande discrezione personale. E sicuramente più buon gusto: anche lui certamente amò tanto le donne, ma mai, sono pronto a giurarlo, senza sconfinare negli esibizionismi da puttaniere.
Una divagazione per inciso: Edilio, in buona salute a 84 anni mi fà vincere una antica scomessa: è l'unico "non fumatore" di tutti i 5 fratelli, sopravissuto mediamente di oltre 20 anni a tutti gli altri, grandi fumatori, prematuramente morti di cancro ai polmoni !
Silvio morì poco più che quarantenne, Serafino era poco oltre i 50, Piero arrivò sui 65 e Pericle a 68, ma perchè avevano smesso di fumare già da diversi anni.
Resta il fatto che dopo il grande flop dei camions americani Pericle dovette ridimensionarsi ed inventare faticosamente altre occasioni di business.
Al grave default economico si aggiungeva la persecuzione del fisco, che poi lo accompagnò per tutta la vita. Sembra che, tra gli altri inghippi, ci fosse anche una grossa esposizione in seguito ad un importante affare che Pericle aveva combinato con il grande Gaslini
(si, quello dell'Ospedale).
Pericle aveva avuto l'idea, ma non avendo sufficiente capitale per concretizzarla, l'aveva proposta a Gasilini che aveva aderito, ma secondo la formula: io ci metto i soldi, ma tu, dati irischi che implica, ci metti la faccia...
L'affare aveva funzionato, ma era finito nelle grinfie del fisco, che se l'era presa con il responsabile formale della cosa.
Dovemmo lasciare la grande "villa", l'auto americana e ridimensionare il personale di servizio. Il tenore di vita e di frequentazione restò comunque di alto livello, anche perchè occorreva far buon viso...
Nel 1951 andammo ad abitare nella casa "americana", un palazzo allora architettonicamente avveniristico (aveva perfino il riscaldamento a pavimento!), sempre al Lido, in via De Gasperi, tra le vie Giordano Bruno e "Vassallo”, a 200 metri dal mare, in un grande appartamento dotato di saloni e molteplici accessori, dove Pericle e Lidia cercarono di conservare il precedente stile di vita.
Ma le risorse economiche diradavano e dopo un paio d'anni ci fù un ulteriore ridimensionamento. Forse anche perchè Pericle aveva perduto, dopo la storia dei camions, credibilità nell'assai rigido mondo del business Genovese...Oppure lui aveva incrementato i suoi blitz ai Casinò rivieraschi per cercare di rifarsi (un classico nello schema mentale del giocatore) ...
Idee ed iniziative certamente non gli vennero meno, ma con minori esiti, quando non perfino ancora disastrosi !
Come fù quello del Casinò di San Marino !
Proprio in quel periodo la microscopica Repubblica autonoma Romagnola, già allora meta di iniziative estemporanee rivolte ad aggirare le restrittive normative Italiane, sopratutto in materia fiscale, si studiò di aprire sul suo minimo territorio un grande Casinò, che avrebbe dovuto diventare un'alternativa ai soli altri tre presenti sul territorio nazionale: San Remo e Venezia e campione d'Italia.
Per legge in Italia il gioco d'azzardo è monopolio dello Stato, a partire da quello giocato nei Casinò, che erano e restano solo i su nominati.
Pericle fù subito molto attratto dall'iniziativa ( forse nè fù anche un promotore!), sia perchè trattavasi di materia a lui molto congeniale..., sia per il gusto della trasgressione...che implicava, sia perché il business si prospettava notevole ed alla buon’ora, si sarebbe posto finalmente dalla parte del Banco, che alla fine vince sempre !
Ma quella volta non vinse…
Fece incetta di azioni del nuovo Casinò di San Marino, impegnandosi anche la camicia e convincendo amici e parenti ad aderire.
Il giorno dell'innaugurazione una folla di patentati, eleganti e dotati
avventori si avviò a salire le toruose pendici romagnole del monte Titano, l’alta collina su cui ubica San Marino. Tra di essi Pericle con Lidia e diversi amici nonchè "complici" del business.
Tutti passarono la notte in auto, fermi in coda, nel vano tentativo di accedere alla piccola repubblica: il Governo Italiano aveva di fatto bloccato la "Dogana" di accesso alla minirepubblica, con il pretesto di controlli fiscali assurdi quanto effimeri ! Ogni auto veniva bloccata per il più lungo tempo possibile, praticamente smontata per verificare la presenza di merci di contrabbando quanto mai improbabili, gli occupanti sottoposti a controlli esasperati, compresa la perquisizione personale...
Quella notte quasi nessuno riuscì a superare la "frontiera", e così fù poi nei giorni successivi. Ma già il giorno dopo le Azioni della Società per il casinò di San Marino valevano niente e nel breve fare successivo gli azionisti poterono utilizzarle giusto per asciugarsi le lacrime versate per le perdite subite.
Per Pericle un'altra pioggia sul bagnato ("ciueve su u' bagnou" dicono a Genova).
Per fortuna ci fù un altra iniziativa in quel periodo che invece funzionò abbastanza, almeno per alimetare un tenore di vita comunque sempre in discesa.
Nonostante il grande flop dei camions a Pericle era rimasto il gusto per il fascino dell'Argentina...Attirato da non so quali specifiche mire, un'estate dei primi anni'50 partì per il Sud America in compagnia di Mario Magnatti, suo nuovo "segretario", poi socio, amico e "compagno di merende", da Pericle trascinato in tutta una serie di avventure e ... disavventure affaristiche...
Magnatti, originario di Pescara, era un bell'uomo, scapolone incontrovertibile, signorile nei modi ma capace di trasformarsi facilmente in una esilarante macchietta. Un simpaticone capace di millantare un romantico passato di attore, di ufficiale di cavalleria e di pilota dell'areonautica militare...
Fù così che per farlo salire con lui sull'areo diretto a Buenos Aires Pericle dovette perfino trascinarlo con la forza...e rincuorarlo per le tante ore di volo, nonchè trattenerlo ad ogni scalo, dove voleva scendere senza più risalire. Tornò in Italia dopo un anno, rigorosamente via mare, a bordo di un mercantile, soffrendo il mal di mare per circa un mese, la durata del viaggio!
Pericle invece tornò dopo tre mesi, allegro e pimpante, carico di doni esotici, inclusa una pelle di caimano.
In Argentina non fù chiaro cosa avessero combinato, lui e Magnatti, a parte incontrare Evita Peron (ricordo ancora le battute in proposito di Lidia, sempre gelosa). Magnatti ufficialmente era rimasto per curare gli sviluppi dei possibili affari, ma si diceva anche in attesa del denaro per pagarsi il ritorno...Ritornò dopo un anno e parlava bene lo Spagnolo !
Comunque fosse, dall'America cominciarono ad arrivare i "biliardini", i poi famosi "flippers" che in Italia sino ad allora si erano visti solo in qualche film Americano: importarli, organizzarli e distribuirli fù allora l'idea originale di Pericle. E non c'erano solo i Flippers, c'era anche tutta una serie di giochi nuovi, entusiasmanti, diversi dotati di tiro a segno con fotocellula, il più famoso l'orso, che colpito alla spalla si voltava e tornava indietro, a ripetizione (io divenni presto un piccolo campione di quello ed altri giochi, incluse le Slot Machines...).
Pericle, la cui collocazione avrebbe potuto essere alla stregua di "Re di Las Vegas"... aprì la ditta, import e distribuzione, in un ampio sottopalazzo di via "Vassallo", con impiegati, qualche fratello e tecnici elettricisti per assemblaggio, messa a punto, manutenzioni e riparazioni: importava, rivendeva e noleggiava i "biliardini" ovvunque ci fosse interesse.
Contemporaneamente nel 1952 aprì anche una nuova, grande e ben dotata "Sala Attrazioni" in Corso Italia, nei locali del Nuovo Lido ! Con una depandance all'interno dei "Bagni", accanto al grande Bar, riservata ai soci frequentatori dell'elitario stabilimento.
Credo fosse la prima "Sala Attrazioni" del genere in Italia ed ebbe subito grande successo, così come la distribuzione dei "Flippers", noleggiati o venduti che fossero. La Sala del Lido 30 anni dopo era ancora aperta ed attiva !
Ciònondimeno nel '53 dovemmo lasciare il grande appartamento ultramoderno della casa "Americana" del Lido per spostarci in via Rosselli, sempre in Albaro, sempre a due passi dal mare di Corso Italia, in un datato ma dignitoso e pur grande appartamento, tuttavia in un trend a calare dopo le precedente due collocazioni.
Così cessarono le feste eleganti e le frequentazioni "bene" che avevano fino ad allora caratterizzato lo stile di vita di Pericle e Lidia.
Inoltre dovemmo affrontare in quel periodo il nodo cruciale di una mia grave patologia, che durava già da anni, ma che allora giunse verso le estreme possibili conseguenze...e che implicò grandi preoccupazioni e costi notevoli per essere infine, proprio nel 1953 risolta al meglio.
E nel’55 dovemmo di nuovo“cambiare aria” in meniera più sostanziale, una vera fuga, la prima delle diverse altre successive.
A Giugno, caricati mobili e masserizie sul camion per i traslocchi, salimmo sulla vecchia Fiat 1500 e partimmo alla volta del Lazio, al mare di Santa Marinella, dove Pericle aveva aperto un'altra, nuova, piacevole e ben posizionata Sala Attrazioni, che partì subito alla grande.
Nella vicina Civitavecchia, dove in autunno ci trasferimmo nella centrale via Cencelle, aveva spostato la ditta per import e distribuzione dei “biliardini”. Fù di nuovo un breve periodo sereno e fecondo, almeno per quanto ricordo: il lavoro funzionava, la Sala Attrazioni aveva serate da incassi eclatanti, la frequentazione era quella della Roma “bene”, inclusi personaggi noti ed attori anche famosi (ricordo in particolare Ingrid Bergman e Rossellini, che avevano la villa al mare lì accanto, a Santa Severa).
Ma l’estate successiva Pericle partì per il Nord, come talora faceva…
SanRemo ? Montecarlo ? Campione d'Italia ?
Fatto fù che non tornò che dopo un mese !
Era stato arrestato, probabilmente in albergo, in seguito a mandato di cattura per reati fiscali (od assegni “irregolari”…) e rinchiuso nel carcere di Marassi a Genova.
Da Genova scesero i suoceri, Federico e Gisella, per aiutarci anche materialmente nella situazione di crisi : dovevamo arrangiarci a gestire la Sala Attrazioni di Santa Marinella in piena stagione. Anch’io, che ero il maggiore (avevo 15 anni) fui responsabilizzato. Mio nonno Federico mi mostrò un trafiletto del Secolo XIX che dava la notizia dell’arresto e carcerazione di Pericle…e cercò di spiegarmi che mio padre restava un grand’uomo, ma con qualche piccolo difetto, a partire dalla “sfortuna”.
Ce la cavammo alla grande: Mario ed Elisabetta ( 11 e 7 anni rispettivamente ) rientravano dal mare verso sera con la nonna Gisella. Lidia, il nonno Federico ed io facevamo per lo più le ore piccole alla Sala attrazioni, aiutati da un paio di dipendenti.
Pericle tornò dopo un mese di carcere in gran forma, abbronzato, riposato ed apparentemente sereno: aveva una forza incredibile !
Ma quell’autunno l’atmosfera tornò a farsi pesante…
Ricordo una crisi di nervi esasperata, da neurodeliri, di Lidia, come mai, né prima né dopo, mi capitò di assistere. Urlava e si dibatteva ossessivamente, che non ne poteva più. Pericle dovette sollevarla di peso e portarla in camera dove riuscì poi faticosamente a calmarla. Non so a cosa fosse dovuta, se a motivi di gelosia od altro.
Comunque fosse a fine anno di nuovo salpammo ancora per altri lidi.
Era il 1956 ed erano passati neppure due anni da quando avevamo lasciato Genova.
Quella partenza aveva determinato una frammentazione del “clan” di Pericle: Serafino aveva trovato altro impiego, l’altro fratello Silvio non ricordo se si fosse già staccato, comunque si era trasferito in Sicilia a continuare per conto suo l’attività dei “biliardini”. Solo il fratello minore, Piero ci aveva seguiti a Civitavhecchia, ma ci rimase solo per un paio di mesi, tornando poi a Genova dove mi sembra lavorasse per alcuni anni nel settore import delle grosse macellerie (andava spesso in Jugoslavia per gli acquisti di carne bovina).
In quanto ad Edilio non aveva mai fatto parte del "clan", pur rimanendo talora coinvolto, ...anche assai dolorosamente, in alcune delle estempranee iniziative di Pericle. Giovanissimo aveva deciso di diventare tipografo, aveva fatto esperienza nella primaria "Tipografia Cardinale", ubicata in piazza Matteotti, nello stesso edificio del Palazzo Ducale, proprietà del cognato"Angiolino", marito della sorella Vittoria.
Poi era partito in proprio, prosperando per molti anni, sino a chiudere con una disastrosa debacle, dovuta sia ai danni subiti per l'ultima alluvione, sia per il calo del lavoro, sopratutto conseguenza della informattizzazione generale dei sistemi.
Magnatti invece si era trasferito a La Spezia, dove aveva aperta una notevole Sala Attrazioni nella centrale via Chiodo. I permessi per attivare strutture del genere erano sempre più difficili da ottenere, ma lui c’era riuscito con l’aiuto “esterno” del fratello, alto funzionario presso la vicina Prefettura di Massa Carrara.
Magnatti offrì nel '56 a Pericle l’opportunità di associarsi a lui, ampliando così le attività d’import e distribuzione dei biliardini (Juke Boxes e Slot machines incluse) ed insieme avviare anche la nuova ditta, personale tecnico incluso, in una laterale di via Chiodo.
Fù così che nel Gennaio del 1957 arrivammo a La Spezia.
Dove già andammo prima a trascorrere le vacanze di Natale, complice il fatto che il nostro appartamento di Civitavecchia era diventato scarsamente vivibile per la puzza di bruciato, causa un piccolo ma pericoloso incendio provocato da mio fratello Mario, 11 anni, sempre alla ricerca di “sperimentazioni” curiose, intento a verificare, chiuso in dispensa, quanto potesse svilupparsi la fiamma di un cerino versandoci sopra una bottiglietta di trielina…Alla sua giovane età aveva già reinventato la…Molotov, per fortuna senza farla scoppiare…Svelto a mollarla e scappare ne era uscito indenne, ma il fuoco aveva subito avviluppato tutta la dispensa dilagando poi nel corridoio…
La Spezia a Natale del ’56 fù per noi meravigliosa, letteralmente abbacinati dalle incantevoli visioni di Lerici, Fiascherino, Tellaro, Portovenere, le Cinque Terre…
Vi durammo poi sino alla fine del ’61, ben 5 anni, un record !
Prima di dover scappare ancora si ripetè il solito ciclo di avvenimenti, con un buon inizio delle attività, un positivo trend di lavoro ed il successivo inevitabile progressivo declino…, questa volta però determinato anche da un vera oggettiva iattura.
Proprio in quegli anni si verificò infatti un’alzata di scudi contro i famigerati “flippers”, una crociata “morale”, con tanto di raccolta di firme di madri preoccupate per la cattiva influenza indotta nei loro giovani figli dalle diaboliche macchinette.
Che altro non erano in realtà che semplici giochi elettrici fungenti da banale passatempo, per cui nel peggiore dei casi si faceva a chi era il più bravo ed i più grandi si giocavano l’aperitivo.
Ma alla fine, nell’Italia bacchettona dei Gronchi e dei Fanfani l’ebbero vinta i benpensanti“salvafamiglie”ed i biliardini furono di fatto proibiti, rimanendo permessi solo all’interno dei circolo privati !
Fù una bella tombola, né valsero a rimediarla i disperati escamotages che Pericle e Magnatti tentarono di inventarsi.
Alla fine, nel 1961, persi per persi, Pericle convinse un riluttante Mario Magnatti ad attivare una sala giochi “clandestina” in un’appartamento accanto a quello in cui lui abitava, dove soprattutto si sarebbero fatte scommesse sui cavalli…
Pericle, antesignano come al solito, si era inventato un’anteprima della “Stangata”(il famoso, bellissimo film con Newman e Redford)…, ma i cavalli sui cui avvenivano le puntate erano cavalli…finti !
Da bambino Pericle mi aveva regalato un gioco, una pista ovale con dei binari su cui correvano, spinti da un meccanismo elettrico, dei cavallini che simulavano il gran premio.
Bene, ora ne aveva riesumato un’edizione assai più grande e più ricca: su di un grande tavolo, tipo 5 metri per 3, aveva organizzato una bellissima pista ovale su cui correvano i cavallini finti, in scala 1 a 10…
Lui faceva il Book Maker, praticamente il "croupier" di quella stramba roulette, gestiva le puntate attribuendo diversi valori ai vari… destrieri (non so dire se e quali trucchi ci potessero essere: sicuramente escluderei il “doping”…).
Cose del genere si vedono normalmente solo al cinema e si stenta a crederci !
La cosa durò forse un mese, poi fù risaputa con scandalo, probabilmente per le maggiori perdite di qualcuno…
Fortunatamente non ci furono gravi sanzioni, sia per le caratteristiche molto privè che aveva la cosa, sia per l’ala protettrice del fratello di Magnatti (che sbottò comunque fuori, incazzato nero).
Così di nuovo, nel Settembre del’61 levammo le tende, questa volta “scappando” ad Est, in quel di Padova, dove Pericle aveva provvidenzialmente concretizzato l’incarico di Agente per alcune province Venete della Ormig di Ovada, primaria fabbrica Piemontese di Autogrù. A segnalargli quel lavoro fù un tale Fongi, già suo episodico partner e referente nel giro dei biliardini a sestri Levante, poi trasferito
a Mestre a vendere Autogrù..
Uno dei tanti episodici ma estrosi personaggi, "compagni di merende"
minori di Pericle, riconducibili alle macchiette raccontate da Erskine Caldwell e da John Steinback nelle loro antologie di tipi umani nell'epoca del New Deal...Ne ricordo altri, ma non di tutti i nomi, a parte un tale Commendatore Ansalini, un omone da 180 chili che piegava da solo le balestre della sua vecchia Balilla quando vi saliva, poi amigrato in Argentina; ricordo anche un greve usuraio di Ronco Scrivia, con l'aria da autentico pescecane...; ed un omarino di Bologna, tale Romagnoli, che cercava di barcamenarsi non ricordo bene come...
E così a Padova, per la prima volta lontano dal "mare" dopo Genova, Civitavecchia e La spezia, iniziò l’ennesima avventura.
Il cui inevitabile epilogo si sarebbe presto ripetuto e fù questa volta estremamente pesante.
(fine della Terza Parte)
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