domenica 12 giugno 2011

MORFINOMANE A 12 ANNI !


MORFINOMANE A DODICI ANNI

Si, lo sono stato davvero, sia pure per un breve periodo.
Tutto è forse iniziato quando sui sette anni mi diagnosticarono le "ghiandole ai bronchi" (sorta di adenomi precancerosi). Da allora in poi continuai ad avere sempre più spesso ed in maniera sempre più grave, bronchiti e broncopolmoniti. Mi sottoposero a tutte le possibili visite specialistiche, diventai forse radioattivo per le innumerevoli radiografie cui fui sottoposto (unico metodo allora disponibile e totalmente inadeguato a rilevare la patologia che io in realtà avevo).
Passai settimane e mesi a letto e finii anche a Villa Serena, nel 1951 moderna ed attrezzata clinica privata, allora proprietà dei "baroni" della medicina Genovese. Feci un'interminabile serie di noiosissime inalazioni per i bronchi...ma continuavo lentamente a peggiorare.
Fortunatamente alternando periodi di vita quasi normale, in cui potevo perfino scalmanarmi a giocare al pallone, nuotare e fare il capobanda di un manipolo di decenni, ai "bagni del Lido", contrapposto ad altre tribù coetanee. Ma in altri periodi mi toccava, nel migliore dei casi, guardare dalla finestra chiusa di casa i miei amici che giocavano all'aperto.
Passavo così molto tempo a leggere (fortunatamente non c'era la televisione), non solo fumetti, gli immancabili album di Topolino
ma anche tanti libri che mi regalava mio padre !
Lessi tutto Verne, Salgari e tante altre cose, per non parlare dei 10 volumi dell'Enciclopedia per ragazzi di Mondadori, che mi fù compagna inseparabile dagli 8 ai 15 anni ed anche oltre.
E "lavorai" molto con il "Meccano", gioco estremamente educativo e creativo per i ragazzi, oggi purtroppo sparito e non adeguatamente rimpiazzato.
Giocavo tantissimo con i soldatini : indiani e cowboys, militari dei vari eserciti recenti, cavalieri...ecc..., ne avevo una ampia collezione, che utilizzavo come "regista" inventando trame di combattimento o replicando ciò che avevo letto o visto al cinema.
Quei periodi di malattia mi aiutarono molto a sviluppare fantasia, creatività e cultura extrascolastica.

Ma continuavo a peggiorare: un paio di volte, ad 11 e 12 anni, in occasione di gravi "congestioni polmonari", ebbi anche la sensazione di essere vicino a morire...
Sempre più spesso avevo attacchi di tosse ed all'inizio del 1953 ebbi
anche un forte emotisi: sputai molto sangue mentre tossivo !
Il dottor Vittone che ci seguiva da anni era assai più esoso che bravo, aveva già chiesto un infinità di "consulti", ma senza arrivare da nessuna parte.
Mio padre allora fortunatamente decise di agire autonomamente e mi portò subito dal dott.Ferraris, primario del reparto delle malattie polmonari gravi,TBC e tumori, all'ospedale specialistico in Genova, dove era stato già ricoverato suo fratello, Piero risultato tubercoloso appena ventenne, alla visita di leva.
Il dott. Attilio Ferraris mi visitò nel suo studio, bello ed attrezzato, sopra piazza Corvetto, accanto alla collinetta parco dellaVilletta Di Negro . Era Sabato pomeriggio!
Era un uomo piacevole, sui 40 anni, alto, tipo James Stewart, dai modi molto appropriati e coinvolgenti ed emanava un forte carisma.
In seguito verificai come mi bastasse la sua presenza per sentirmi già meglio !
Mi fece una lunga visita accuratissima, radiografia inclusa, dopodichè mi rimandò all'indomani, Domenica mattina, in ospedale per una broncoscopia.
La mia fortuna, per cui oggi posso scrivere questo racconto, è che lui fosse il primo in Italia ad utilizzare questo sistema d'indagine, che aveva da poco appreso direttamente dal prof. Metras, l'inventore di quella tecnica, a Marsiglia.

Allora la broncoscopia si faceva con un grosso tubo rigido, di metallo, che, in anestesia locale veniva introdotto attraverso la gola fino ai bronchi.
Io arrivai tranquillizzato dai miei genitori su ciò che mi toccava e così feci la mia prima iniezione di morfina... che fù un'esperienza meravigliosa: mi sentivo solo vagamente stordito, ma provavo un'enorme sensazione di benessere, di pace, di felicità; vedevo tutto rosa ed era bello perfino lo squallido e triste luogo in qui mi trovavo !
Il dott. Ferraris fù bravissimo nel coinvolgermi, invitandomi perfino, dopo che lui mi aveva mostrato come, a spruzzarmi da solo l'etere anestetizzante in gola.
Ciònonostante l'introduzione del grosso tubo in trachea non fù affatto piacevole, nè la sua successiva permanenza per il lunghissimo quarto d'ora in cui lui esplorò, verificò e perfino tentò una soluzione.
Avevo un "adenoma" bronchiale, un tumore stimato "benigno" (ed infine poi confermato tale), che occludeva il bronco sinistro.
Aveva forma e dmensione una ciliegia, il cui picciolo restava ancorato alla parete interna del bronco, vibrando quando entrava l'aria che cercava di arrivare ai polmoni, sibilando come la pallina nel fischietto arbitrale ed ormai sanguinando per lo stress delle continue vibrazioni.

Il dott. Ferraris tentò, già in quella prima broncoscopia, di staccare quel peduncolo incidendone delicatamente il "picciolo", ma appena avicinava il bisturi si esasperava il sanguinamento, con pericolo di emoragia !
Gli strumenti di cui allora disponeva e che poteva introdurre e manovrare all'interno del tubo, erano primordiali e non prevedevano affatto cauterizzatore per arrestare emoragie, nè l'aspiratore per riassorbirle.
Comunque ci riprovò ancora, nei giorni, nelle settimane successive, molte volte, tentando approcci e tecniche diverse, ma senza esito: sempre si palesava il rischio emoragico.

Fù così che io mi sottoposi ad almeno una dozzina di broncoscopie ed arrivai al punto che non vedevo l'ora che me le facessero !
Perchè nonostante il grosso fastidio del tubo in gola, in trachea, nel bronco, nonostante poi dovessi rimanere a lungo, per delle ore con la gola dolorante ed irritata, incapace di parlare ed ingoiare nulla che non fosse liquido...tutto questo era regolarmente preceduto dall'inezione stupefacente, la morfina che mi faceva sognare e vivere il Paradiso !
E quando cessava il suo effetto, che aveva durata sempre più breve, mi sentivo stralunato, con una brutta sensazione di manchevolezza generale, dissociato ed infelice. Sicuramente stavo diventando morfinomane !
Mi resi chiaramente conto di ciò che mi era capitato due o tre anni dopo, quando al cinema vidi "L'uomo dal braccio d'oro", famoso film sugli effetti della droga, intepretato da Sinatra e da Kim Novak.
La vicenda mi coinvolse moltissimo e la recepii in ogni dettaglio proprio in funzione della mia trascorsa...morfinomania broncoscopica...

Infine il dott. Ferraris capì che oltre la diagnosi non riusciva, e che sarebbe convenuto portarmi a Marsiglia, dal prof. Metras, l'inventore della tecnica, che ci provasse lui...e che in ogni caso era in grado di sottopormi al meglio ad un tradizionale intervento chirurgico per asportare l'adenoma, intervento di portata comunque notevole.
Mio padre non ebbe dubbi sull'opportunità, nonostante l'entità della spesa e fù così che partimmo alla volta di Marsiglia in quattro, il dott. Ferraris, i miei genitori ed io.

La Clinique Sant Julien era appena prima, Marsiglia, sulla campagna degradante verso il mare assai vicino, accanto al villaggio omonimo, che aveva dato i natali al noto comico francese Fernandel, famoso interprete di Don Camillo. Che ebbi occasione di incontrare nel ristorante albergo gestito dai suoi parenti, dove soggiornai alcuni giorni prima di essere ammesso alla Clinique, in compagnia dei miei genitori e del dott.Ferraris.
In quei due-tre giorni, in attesa del grave intervento (ma io credevo si trattasse solo di un’ennesima broncoscopia, più lunga ed importante per cui sarei stato addormentato) i miei mi organizzarono ogni possibile distrazione: noleggiarono un motoscafo con cui andammo verso il largo ad aggirare l’isolotto dello Chateau d’If, il grande scoglio su cui si erge maestosa e lugubre l’alta rocca in cui fù ambientata la prigionia del Conte di Montecristo, in compagnia dell’Abate Faria; mi portarono nel cinema principale della Rue Canebierre a vedere, per la prima volta il “Cinemascope”: la Tunique, la Tunica in Francese.
Con mia mamma andammo anche ad un grande circo a due piste, il più grande spettacolo che avessi mai visto, dove purtroppo assistemmo anche ad un terribile incidente: una trapezista che si esibiva roteando velocissima, appesa coi denti a 10 metri da terra ebbe rotto l’anello di sostegno che teneva in bocca e precipitò schiantandosi sulla sottostante pista di ghiaccio, proprio lì davanti a noi !
Da allora ogni volta che vedo ripetersi quel numero, classico dello spettacolo circense, rivedo coi brividi quella terribile scena.
Con la quale ancora negli occhi il giorno dopo entrai in clinica per essere operato.

Il prof. Metras, che assomigliava un po’ a Napoleone, tentò a sua volta con la broncoscopia, anche lui senza esito.
Così mi operò, assistito dal dott. Ferraris: l’intervento durò oltre 6 ore ed ebbe ottimo esito e fù poi anche pubblicato, con foto a colori, sulle riviste mediche specializzate, come interessante caso clinico.
Io mi ero addormentato al “sei” della conta per l’anestesia e mi risvegliai il giorno dopo, estremamente contrariato e sofferente: avevo un cannello nel naso (ossigeno), una siringa nel braccio (flebo), e due tubi di drenaggio che mi penetravano il torace, davanti e didietro.
Così seppi che mi avevano un po’ squartato (ma senza ledere le mie giovani e divaricabili costole), per cui avevo una cucitura di 36 punti lunghi sul lato sinistro del costato, fino alla schiena.
Molto meglio le broncoscopie, e la...morfina...!

Ma poi passò tutto, anche la cosa più brutta, gli attimi di intenso dolore quando mi estrassero i tubi di drenaggio.
Ed arrivò anche una fisioterapista molto severa a farmi fare ginnastica per evitare che io rimanessi con la spalla sinistra disassata, visto che la trattenevo innaturalmente per paura del dolore.
Le prime soddisfazioni furono quando mi misurarono con lo spirometro la capacità polmonare, recuperata alla grande; e sopratutto il poter di nuovo respirare a pieni polmoni, sentir l’aria scendere fino in fondo, dappertutto !
Ricordo le prime passegiate con mia madre, appena fuori, negli orti e giardini che circondavano la villa ed io che mi inebbriavo letteralmente con tutti quei profumi, tipicamente mediterranei e primaverili, respirandoli a pieni polmoni. A "pieni" polmoni !
Rimasi là per circa un mese ed alla fine ne venni via con l’orgoglio di portarmi da solo la valigia.

Quell’estate già ricominciai a nuotare regolarmente e l’anno dopo iniziavo l’agonismo ottenendo presto risultati notevoli.
Da allora infatti mi dedicai moltissimo agli sports, con esiti agonistici di ottimo livello in Atletica e nel Nuoto: dovevo rifarmi dell'immobilità che da bambino, per lunghi mesi e durante diversi anni, la malattia mi aveva causato.

Nel 1965, a 24 anni, vinsi il Campionato Italiano di Nuoto Salvamento.
Il mio record di Apnea passiva è di 4 minuti (1972), quello di Apnea attiva è di 75 metri (3 vasche) in 2 minuti e 15’.
Fin dopo i 60 anni scendevo regolarmente in apnea, senza pinne e con i soli occhialini da nuoto ad abbracciare il Cristo degli abissi a San Fruttuoso, a 18 metri di profondità, circondato da increduli subacquei, superattrezzati di mute, maschere, autorespiratori e rpofondimetri...

Questa è stata la mia rivincita per aver rischiato di morire a 12 anni, e poi di diventare...morfinomane…

the lonely dolphin

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