mercoledì 22 giugno 2011

BUSINESS&ADMINISTRATION 1^ Parte


BUSINESS & ADMINISTRATION
Esperienze tra Dilettanti allo sbaraglio
Gli inizi.

("Il lavoro rende liberi", nella foto l'insegna
all'ingresso del Campo di Auschwitz...)

"Arte o mestiere?"
Si domandava retoricamente, ma assai comicamente il protagonista di un divertente film "underground" ottimamente intepretato da Nino Manfredi,"A cavallo della tigre".
Era il 1962, avevo 21anni ed anch'io mi chiedevo:"Arte o mestiere?"
Ma partendo da presupposti diversi: il protagonista del film stava più che altro temporeggiando, avendo in realtà pochissime propensioni a "faticare", qualunque fosse il tipo di fatica...
Io invece ambivo al lavoro ed al guadagno, non temevo l'impegno e la fatica, ma moltissimo la "noia" dei molti ruoli possibili, a partire da quelli che erano impliciti nel mio diploma testè conseguito: fare il "Ragioniere" e...morire per me erano prospettive equivalenti !
Non a caso per ottenere la promozione avevo dovuto promettere al professore di Ragioneria che mai avrei fatto il...Ragioniere...e lui mi promosse anche in considerazione degli miei positivi esiti nelle altre materie, quelle rigorosamente "non professionali".
Non mi mancavano per altro doti naturali ed inclinazioni degne di nota: più di un professore mi caldeggiò l'opportunità che io indirizzassi verso "Architettura", data la mia notevole "mano" per ogni tipo di disegno,
prospettiva, rappresentazione grafica ed elaborazione tecnica.
Io poi "sentivo" che avrei potuto forse riuscire in attività anche molto impegnative e diverse tra di loro: il medico, l'avvocato, l'attore, lo scrittore...: alcuni episodi della mia vita giustificarono poi l'attendibilità di quelle propensioni. Ma le condizioni economiche della mia famiglia stavano palesemente diventando tali da non permettermi alcun supporto ai lunghi studi e/o tirocinnii che quelle ipotesi avrebbero implicato, nè io dimostravo una così forte "passione" per sceglierne una piùttosto che altre, nè la determinazione per fare i sacrifici che sarebbero stati necessari.
A La Spezia, trascinato da un amico, iniziai anche a recitare con la Filodrammatica del Dopolavoro Dipendenti della Marina, ottenendo buoni riscontri. Vi conobbi ed apprezzai anche un tale Giancarlo Giannini, allora agli esordi promettenti.
Ma preferii in definitiva dedicarmi completamente agli sport, diventando anche "campioncino" di livello di nazionale giovanile.
Alla maturità risultai in assoluto il primo in Educazione Fisica, l'unico "Dieci" di tutto l'Istituto, ciò che mi valse, unitamente ad altri meriti ottenuti in campo agonistico, una borsa di studio per l'ISEF di Bologna...
Ma fare il Professore di Ginnastica a quei tempi significava... sopravvivere alla fame o poco più. Per quanto io avessi dimostrate propensioni anche per l'insegnamento oltre che per gli sport (ebbi incarichi e supplenze per le scuole superiori), non c'erano allora prospettive. Vent'anni dopo avrei potuto calcolare tranquillamente di aprire la "mia palestra", fare l'istruttore ben prezzolato di una delle tantissime discipline poi maturate negli usi e "consumi" degli Italiani...unendo così l' "utile" al dilettevole...
Ma nel 1962 ciò era fantascienza !
Così infine mi iscrissi a Statistica, a Padova essendoci il primo biennio che consentiva il relativo "Diploma", una sorta di laurea breve ed iniziai, anzi continuai a "lavorare", barcamenandomi nei vari, episodici e perlopiù precari incarichi "commerciali" che mi capitavano.
Due anni dopo risposi tra l'altro ad un'inserzione di Alitalia e fui selezionato per divenire "Pilota", forse anche grazie alla raccomandazione di un Comandante dei voli internazionali, papà di un mio amico Romano che poi divenne anche lui pilota. Il programma, totalmente sponsorizzato da Alitalia prevedeva 9 mesi di scuola a Fiumicino con vitto, alloggio ed un presalario, seguito a fine corso dall'assunzione come Stewart sui voli di linea, buon stipendio, rimborsi spese, viaggi gratis in giro per il mondo e la opportunità di frequentare tante Hostess, fanciulle perlopiù assai ben attrezzate ! A 23 anni la prospettiva non era male anche data la mia non esaltante situazione !
Ma io allora ero inguaribilmente e masochisticamente inguaiato con una ragazza Padovana, la quale mise subito avanti le sue manine ...artigliate, minacciando il suo inesorabile out out: "o me o l'Alitalia".
Ed io, coglione...pardon "sciocchino", col senno di poi passai diversi anni a pentirmi, a martellarmi...si, proprio lì !
Mi ricredetti solo nel 1969, quando nel ristorante del principale Hotel di Mestre, dove avevo in corso una colazione di lavoro (nel frattempo mi ero avviato ad una buona carriera nel settore Petrolifero), mi sentii battere vigorosamente sulla spalla e girandomi riconobbi Livio, il mio amico Romano, ora Comandante Alitalia come io avrei potuto diventare, col quale ebbi una velocissima "rimpatriata". Durante la quale mi espresse la sua grande delusione per il lavoro che stava facendo. Disse che dopo l'esaltazione iniziale era poi subentrato un frustrante senso di routine..."è come essere autisti di autobus...".

Ma assai prima di tutto questo, dal 1961 in poi, mi trovai invece ad arrabattarmi con quanto mi capitava, facendo infinite esperienze, comunque utili, nei settori ed ambiti più diversi, talora anche "strani"ed estremamente precari.
Oggi posso affermare che fù per me un'importante scuola di vita !

La lunga premessa introduttiva, vuole essere significativa di quanto si dovesse spendere, imparare ed esercitare anche e sopratutto allora, in un mondo che, pur essendo da tempo avviato alla "ricostruzione" postbellica, era ancora fortemente subordinato ad una condizione fondamentalmente rurale, preindustriale ed affatto "consumistica", sopratutto nel Veneto, a quei tempi ancora patria di emigranti, dove allora io vivevo.
In quell'ambito mi trovai, ad esempio, vendere Enciclopedie per Ragazzi: "La vita Meravigliosa", 12 volumi per un totale di circa 40mila lire, pagamento rateale con minimo anticipo di 4milalire…la nostra provvigione. Nostra perchè io ero Capogruppo di un disperato manipolo di Venditori, tra cui il non ancora 18enne mio fratello.
Il nostro "target" erano le famiglie meno abbienti delle "case minime" (l'INAcase) delle periferie di Padova, Vicenza e Verona, per le quali un acquisto come quello rappresentava notevole impegno e sacrificio !
Quarantamila lire erano allora quasi la paga mensile di un operaio !
La tecnica di vendita era ottima e collaudata: suonavamo ai campanelli, "door to door", lasciavamo un volume in visione e ripassavamo il giorno dopo per tentare la conclusione. Statisticamente saltavano fuori due vendite ogni 10 "contatti": ci pagavamo, in quattro che eravamo, la benzina per la Fiat 500 in dotazione, i panini della colazione e qualche spicciolo per le nostre piccole spese.
Il nostro ottimismo era tale che spesso partivamo senza denaro e con scarsa benzina nel serbatoio...Così ci trovammo talora a...succhiare il latte dalle bottiglie poste davanti alle porte degli inquilini INA Casa e la..benzina dai grossi serbatoi delle auto americane dei militari in forza NATO a Vicenza o Verona...La necessità...
Fù comunque esperienza di vita e di lavoro notevolissima, già, alla "americana" (ricordo un emblematico episodio di un film USA in cui il giovanissimo rampollo di un grosso magnate della Finanza viene accompagnato dall'autista, a bordo di un'enorme "limousine", che lo scarica ad un angolo dell Fifth Avenue insieme al suo banchetto da lustrascarpe, per cui si guadagnerà la sua "paghetta"...esentasse facendo lo "ShoeShine").
Noi eravamo più grandicelli, decisamente assai meno dotati, sicuramente assai più "motivati"da necessità specifiche, più che non educative...
Così vendemmo (o ci provammo...) macchine da scrivere, macchine da cucire, cosmetici ecc...ecc..., in un mondo che stava crescendo inesorabilmente se pur lentamente. Io, forse favorito dal mio diploma e della mia immagine più matura e risoluta, dopo essere stato anche sub agente di mio padre per la vendita di Autogrù e semoventi vari, divenni poi sub agente Perugina per l'organizzazione Prodotti da Banco: feci un brevissimo"corso di addestramento sul campo" a Bologna e mi dotarono di un grosso furgone Fiat 1100, pieno di delizie al cioccolato da piazzare sul banco dei Bar Padovani con appositi espositori.
Cavallo di battaglia erano i "Flippers, i magnifici sette" della Perugina, che con gran battage pubblicitario stava allora lanciando sul mercato. Erano tubetti di cartone variopinto contenenti delizie al cioccolato in varie fantasie di gusto.
Poteva sembrare un lavoro facile, ma non era esattamente così: allora quei prodotti erano troppo cari e ricercati per le tasche e la mentalità di gran parte dei potenziali consumatori. C'erano dei bar, anche in città, non parliamo della Provincia, dove non si batteva chiodo perchè, oltre a qualche obrobioso imbevibile caffè, funzionava solo la mescita di "ombrette" e grappini...e dove sfizio episodico poteva essere giusto il "pan biscotto con la soppressa"!
Mi capitò, in qualche...Osteria dove già era presente la concorrenza, Ferrero con i suoi "Mon Cherie", di riuscire a piazzare un espositore di Flippers Perugina: dopo una settimana erano ancora tutti lì !
La titolare rassegnata mi argomentava. " ghe aveo dito mi che i no se saria vendui...I tol solo i Monserì Ferrero, che ghe dentro el liguor...".
E già, nel Veneto iperetilista di allora, senza di alcool non si combinavano affari !
Ed io, vergognosamente astemio, dovetti presto convertirmi o far finta di...
Episodio tipico vissuto qualche anno dopo: sette del mattino, Ponte Priula, statale Treviso-Conegliano-Pordenone. Ai lati dello slargo sulla strada ci sono almeno quattro grosse trattorie-ostarie con bar. Parcheggio tra i tanti mezzi, sopratutto camion e furgoni e mi avvio a quello che sembra il Bar più "pulito", meno datato...
Dentro c'è pieno di autisti, viaggiatori che stanno trincando "ombre", "calici", grappini...Qualcun indulge anche a mangiare pan biscotto, sopressa e ova sode. Mi avvicino al bar e chiedo "Cappuccino e Broche"...Ciò che provoca la caduta del...silenzio: mi guardano, mi squadrano, nessuno osa dir nulla data la mia stazza e struttura, ma è evidente che pensano.."ma donde vien fora sto qua"...Qualcuno esce a vedere dove è parcheggiato il disco volante del Marziano...Il cappuccino che infine mi verrà servito avrà inesorabilmente il sapore di...vino, di segatura e di fondi di caffè bruciato...
La brioche il gusto del legno e la consistenza del gesso...

Ma non ebbi a che fare solo con Perugina.
Nel 1963, disperato per l'assenza di denaro, mi proposi e fui assunto come Ragioniere presso un emergente Autotrasportatore Padovano.
Ma non riuscii a resistere, "claustrofobia"...Dopo tre giorni fuggii alla volta di Milano dove feci il corso e fui nominato Agente di Padova della “Americana Encyclopedia”, assai più facile da pronunciare che da...vendere..., almeno allora, probabilmente non avendo io ancora sviluppate sufficienti doti di perseveranza e determinazione ed essendo ancora tuttavia primordiali le mie "tecniche di vendita".

Con Lavazza invece resistetti più a lungo, facevo i controlli contabili ai magazzini del Veneto Occidentale, con sede presso la Filiale di Padova. Poi, capita la mia indole, mi passarono alle ricerche di mercato. Ma mio padre, anche per allontanarmi da Padova dove insistevo in un diatribato rapporto amoroso...mi chiamò a Genova a lavorare per la filiale Mercedes da lui in quel periodo gestita.

Ma il mio "cuore", era rimesto a Padova, insieme alla "testa"...
Ed a Padova avevo in "stand by" un importante contatto per tornare a lavorare nel settore petrolifero, contatto che stava lentamente maturando.
Già, perchè nel frattempo avevo anche lavorato come commerciale all'API, quella della benzina col "Cavallino che vola" e quel settore, il petrolifero, mi aveva particolarmente coinvolto.
Altra notevole esperienza da dilettante tra i dilettanti, tutti allo sbaraglio !
Come argomenterò nel prossimo racconto.

The lonely dolphin.




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