domenica 6 marzo 2011

Le storie di “C’ero anch’io? no tu no!”

Premessa:
In questa storia, a differenza degli altri racconti, io c’ero, completamente e principalmente coinvolto ! E’ una storia mia personale e ne sono il protagonista, senza (per fortuna) alcuna memoria di risonanza pubblica o di qualche notorietà mediatica.
Ma ha un valore sicuramente emblematico e rappresentativo del periodo “storico-sociale” in cui ambientata e, più in generale, di quello che ancora è l’Italia oggi.
L’argomento infatti è di estrema attualità:

Intercettazioni ed indagini, violazione della “privacy”
(in totale violazione sia della “privacy” che della legge)

N.B.: I pochi nomi indicati, di persone e luoghi, sono di fantasia. Il racconto dei fatti, realmente accaduti, è stato talora leggermente modificato per proteggere meglio la privacy degli interessati, ma senza modificare la sostanza degli avvenimenti. Ciascuno, ma lui solo, volendo potrà riconoscersi nel personaggio che lo riguarda.

Estate 1972, in vacanza andremo in montagna, al Sestriere ed in previsione di qualche escursione nella Francia adiacente (Briançon) chiediamo il rinnovo dei passaporti, allora necessari per varcare i confini.
Per semplificare affidiamo le pratiche ad agenzia che ci indica i tempi utili per riavere i documenti rinnovati. Alla scadenza mia moglie và a ritirarli ma c’è soltanto il suo, che include anche i bambini. Per il mio dovrà ripassare.
Ritorna più volte, niente ! A me, palesemente nicchiando fanno capire che è meglio vada io in Questura ”a sollecitare la pratica”.
Questura, ufficio passaporti: l’addetto di là del banco, ad alta voce, di fronte a molte persone presenti, mi appella: “ma lei non può mica avere il passaporto, lei ha il “fascicolo rosso!”.
“Che cos’ ho io?” “il fascicolo rosso…”. Stralunato, ancora io:”e cosa è il fascicolo rosso?”. Risposta”Eh…è il fascicolo rosso…ora glielo faccio vedere”, si allontana, ma torna subito con un voluminoso, pesante incartamento sul quale c’è scritto il mio nome! “ Ecco, è questo, vuol dire che lei non può avere il passaporto…” “……????”. Lui: “Se vuole la faccio parlare con il capo dell’ufficio passaporti…”. “Certo che voglio, mi ci faccia parlare!”.
Contrariamente a quanto mi aspettavo l’accesso al capo ufficio è quasi immediato. Lo stesso addetto, recando il grosso fascicolo che mi riguarda, mi accompagna in un enorme ufficio, in fondo al quale, seduto ad una scrivania c’è il personaggio responsabile dell’ufficio.
Che mi scruta da lontano: “Lei si fermi li ed aspetti”. Resto in piedi, praticamente sulla porta, ad almeno 7- 8 metri dalla scrivania, sulla quale l’addetto posa il voluminoso malloppo: è evidente che non si vuol rischiare che io possa intravedere il contenuto di quegli incartamenti…|!
Il funzionario comincia a sfogliare. Lo vedrò solo quella volta, sempre da lontano. Mi ricorda il commissario francese dell’ufficio di polizia a Markesh, nel film “L’uomo che sapeva troppo”, uno dei migliori del grande Hitchcock…
Ciò che mi fa sentire in carattere…
Lui continua a sfogliare i contenuti, decine di cartelle, centinaia di fogli…
Mi piacerebbe tanto vedere cosa c’è scritto, ma capisco che è una soddisfazione che non potrò mai avere ! Forse nemmeno con improbabili e costose azioni legali.
Dopo un po’ che sfoglia comincia a scuotere la testa per poi a dire: “Cazzate ! ...cazzate!” ed a ripetere, scuotendo sempre la testa “cazzate!”.
Dopo un altro po’ di “cazzate” chiude di botto il fascicolo e lo riconsegna all’addetto, si gira verso di me e mi dice “No, lei non si preoccupi, lei è un galantuomo, vada pure…” e rivolto al subalterno “gli dia subito il passaporto con il rinnovo!”.
Ciò che avviene immediatamente, mentre l’addetto si stringe nelle spalle senza far commenti, ma con l’aria molto evidente di significare “ …attacammo’ ciuccio…?”.

Il fascicolo rosso ! Il fascicolo rosso ? Il fascicolo rosso !?!?
Ma io so benissimo da dove arriva e perché !
Però non immaginavo che sarebbero arrivati a tanto, né che lo avrei scoperto, inciampandoci dentro, dopo cinque anni !
Del resto era logico che ci fosse: perché per fare quello che avevano fatto dovevano aver istruito una pratica…Che poi è rimasta in giro, come una mina vagante, nei meandri della burocrazia “organizzata”…

1967, una città del nord Italia.
Avevo 26 anni e da qualche tempo soffrivo…le pene d’amore…, come dice Nino Manfredi in un bellissimo divertente film degli anni ’60: “Straziami ma di baci saziami”. Film che io proprio allora vidi, immedesimandomi…
Nel senso che il rapporto d’affetto e passione che da circa 5 anni mi legava ad un’apprezzabile fanciulla, ora era in crisi, con andamento alterno: più volte c’eravamo lasciati e poi ritrovati…
Io ero ancora molto coinvolto e pativo notevolmente la situazione, anche
perché gli elementi in contrasto derivavano soprattutto da cause esterne al nostro feeling sentimentale, comunque amoroso, altrimenti notevole.
Diversi amici e parenti, preoccupati di questa mia sofferenza, cercavano di aiutarmi, innanzitutto con la vecchia tecnica del “chiodo scaccia chiodo”, in continuazione affiancandomi ragazze anche notevoli, comunque alternative…
A diverse delle quali risultavo poi tutt’altro che indifferente e qualcuna, compresa
dalla mia situazione, decideva perfino di…salvarmi…
Devo dire che in effetti non ho mai riscosso tanti consensi femminili ed avuto
opportunità di relazione come in quel periodo !
Anche forse perché io non facevo nulla o quasi per cercarle, corteggiarle, sedurle.
E si sa, in amor vince chi fugge !
Tra le altre cui mi trovai episodicamente accompagnato dagli amici, capitò anche Tony, ragazzina diciottenne (quindi a quei tempi “minorenne”!),
caruccia e buonina, tutta acqua e sapone, tenerissima.
Orfana di padre già vedovo, era rimasta sola in balia della sua giovanissima matrigna, che esercitava su di lei una tutela particolarmente morbosa.
Come venni mio malgrado a scoprire frequentando poi entrambe.
Dopo qualche incontro in gruppo, a cena con gli amici che me l’avevano presentata, mi ritrovai ad accompagnarla poi a casa ed a rivederla con qualche regolarità.
Senza catturarmi mi faceva però tenerezza e compagnia, con la sua dolce ed ingenua presenza. Ma in tutta onestà le volli presto chiarire la mia situazione sentimentale, soprattutto considerando la sua età e palese innocenza.
Io avevo già un legame affettivo, sentimentale, anche se sofferto ed a corrente alternata…Per cui non si facesse illusioni: se voleva potevamo essere amici…
Se poi mai col tempo la mia situazione si fosse infine risolta…, bèh allora se ne sarebbe riparlato…
Lei accettò serenamente il fatto, apprezzando la mia correttezza.
Ma non l’accettò per niente la sua matrigna, che nel frattempo avevo conosciuta.
La quale, avevo subito capito, cercava un partner su cui scaricare la figlioccia, ma che andasse possibilmente bene anche per lei…!
Ed era in questo scopo molto decisa e determinata.
Fossi io stato il Tognazzi di Piero Chiara in “venga a prendere il caffè da noi” sarebbe stata un’ottima occasione per realizzare il mio piccolo Harem.
Io ero invece un povero pirla, altrimenti innamorato, di fatto poco interessato alla fanciullina, men che meno alla di lei matrigna.
La quale, venni più tardi a sapere, premeva sulla figlioccia perché si desse una mossa a… concretizzare il suo rapporto con me o lasciar perdere. Così quando la ragazzina fù costretta a riferirle la mia dichiarata situazione, apriti cielo !
La signora matrigna si sentì tradita nei suoi calcoli e personalmente offesa: come osavo io frequentare gratis, cioè senza il dovuto impegno morale, la
sua figlioccia !?

Così accadde che per qualche tempo la fanciullina, con varie scuse, mi negò la sua compagnia. Ma io non mi angustiai per questo. Anche perché la mia disperazione affettiva era già tutta altrove diretta.

Dopo qualche tempo riecco Tony, venne a cercarmi e mi raccontò quello che stava succedendo. Concludendo infine che lei…si, senza volerlo, insomma… si era innamorata di me ! E guai se la sua matrigna se ne fosse accorta…
Capii allora che avevo un nuovo problema. Ma ero ben lungi dall’averne colto la grandezza! Cercai subito di ridimensionare, di buttar acqua sul fuoco…
In fondo tra noi c’era stato nulla, a parte qualche raro ed innocente bacio.
Meglio continuare a non vederci. Lei fù d’accordo, sorprendentemente, data la
dichiarazione che mi aveva appena esternata. Aggiunse perfino:”Si è meglio, anche perché non hai idea di quanto possa essere pericolosa la mia matrigna!”
Idea che dopo non molto tempo mi sarei esattamente fatta.

Passò così altro tempo, non so dire quanto, finchè mi arrivò un messaggio di Tony: voleva vedermi e mi fissava un incontro.
Andai sperando di non dover ancora ridimensionare i suoi sentimenti per me…
Mi aspettava invece una grossa sorpresa. Lei arrivò con un pacchetto di lettere ed un piccolo registratore portatile: le lettere erano a me dirette dalla ragazza con cui continuavo ad avere una contrastata relazione ed erano state direttamente prelevate dalla mia abitazione ! Il registratore riportava un significativo colloquio telefonico con la stessa ragazza delle lettere!
Spiegazione di Tony: la sua matrigna, molto “amica” di un vicequestore, ex collega del defunto marito (il padre di Tony)… lo aveva convinto ad attivare indagini su di me, “che stavo cercando di sedurre la sua figlioccia minorenne”.

Per motivi di opportuna riservatezza la cosa era stata affidata ad agenti della Digos che avevano provveduto a perquisire in mia assenza, il mio monolocale nel residence in cui abitavo ed avevano messo sotto controllo il telefono dell’altra ragazza (io non avevo allora telefono).
Tutto ciò proditoriamente provocato dalla sua matrigna per convincere Tony a lasciarmi perdere, dimostrandole che il suo amore per me era senza speranza…
Peccato che ciò fosse esattamente quello che io già stavo cercando di fare !
Si, lo ammetto, c’erano stati dei momenti rari, brevissimi di affiatamento in cui ero forse stato con lei troppo tenero, lasciandomi andare a due o tre castissimi baci. Assolutamente nulla di più. Soprattutto invece mi ero sforzato di essere con lei onesto e corretto, dichiarandole ad oltranza i miei impedimenti sentimentali.
Ed era probabilmente questa disarmante, chiara e pulita mia linea di condotta che aveva sortito l’effetto contrario!

Abbacinato dall’enormità dei fatti compresi in pieno la notevole pericolosità della… signora matrigna.
A maggior ragione ci confermammo allora con Tony di sospendere sine die ogni rapporto e ci augurammo buona fortuna. Nel farlo aggiunsi: mi spiace doverti mettere in guardia a tua volta, ma fai attenzione, quella donna può essere molto nociva anche a te stessa! Ma lei ne era già ampiamente consapevole.

Poi, cercando di restare freddo e calmo, affrontai duramente il custode del residence in cui abitavo, costringendolo ad ammettere che lui, il solo che poteva, aveva aperto la porta del mio monolocale agli agenti in borghese venuti a perquisirlo. Previa autorizzazione telefonica dell’amministratore, mi precisò.
Al quale soprattutto rivolsi le mie rimostranze, concludendole con un ricatto:
finchè lei non mi rilascerà dichiarazione scritta e firmata dei fatti, perché e a chi ha autorizzato quella perquisizione, io sospenderò il pagamento del mio canone.
Abitai in quel residence ancora per un anno. Gratis. E quello fù il mo piccolo risarcimento per un abuso che poi, come vedremo, di fatto cambiò forse
il corso della mia vita.

Passarono settimane, mesi…Ebbi modo di sopire il fastidio dell’accaduto e dedicarmi ad altro. Al lavoro innanzitutto, che molto mi aiutò in quegli anni a distrarmi dai problemi ( ed anche mi giovò per la carriera…).
Non vidi più Tony e continuai a coltivare, quasi masochisticamente, le mie “pene d’amore” con l’amata, con cui avevo teneri, struggenti ma brevi ritorni di fiamma e poi…di nuovo problemi, allontanamenti…

Un sabato mattina d’autunno, una giornata grigia ed uggiosa, poltrivo ancora nel mio letto, quando suonarono alla porta. Era il custode del residence che scortava una persona al mio monolocale: “ C’è un’ “altra” signora per lei…”.
Disse proprio così, un’”altra”, ed io mi sentii come quei personaggi di certe soft commedy che recitano la parte del gigolò tombeur de femmes ad oltranza…
Nell’ ”altra” signora riconobbi Mara, un’amica di Giusy. Un tipo particolare, arguta e scafata, probabile “femminista” negli anni successivi (allora non esisteva ancora definizione di quel genere). Vestiva anche abbastanza eccentricamente, ciò che probabilmente aveva facilitato il custode nella sua allusiva definizione…
Mara venne subito al dunque: Tony aveva avuto un grave incidente d’auto, in circostanze abbastanza strane ed era in ospedale conciata assai male, piena di fratture, viva per miracolo e…voleva vedermi ! Al più presto.
Andai la mattina stessa e la trovai veramente conciata, assai dolorante nonostante la morfina, più che respirare rantolava…Ma riuscì a ripetermi il suo amore per me…
Cosa potevo fare ? Non mi sentii in quella circostanza di negarmi come già avevo fatto. Cercando di non sbilanciarmi troppo provai a rincuorarla : “ora pensa a guarire, poi vedremo… qualcosa sarà…”.
Ritornai la sera portandole un orsacchiotto di peluche e dei fiori ( e qui sbagliai eccedendo nello sbilanciamento: erano rose rosse…).
Notai che le beghine dei letti vicini nell’ampia camerata (allora c’erano ancora negli ospedali stanzoni a 8, 10, perfino 12 letti) mi guardavano con intenzione, come se stessero assistendo scena eclatante di telenovela…
Così Mara la mattina successiva venne a riferirmi che la matrigna era andata su tutte le furie: giunta dopo di me in ospedale aveva trovato fiori ed orsacchiotto e saputo dalle beghine dell’aitante giovanotto che li aveva recati. Complimenti signora, proprio un bel ragazzo !
Mara mi riferì quindi che Tony preferiva allora evitare altri rischi di scenate: era meglio che non andassi più a trovarla. Una volta guarita mi avrebbe cercato lei.

Il sabato successivo c’era il matrimonio di mio fratello.
Io allora non l’avrei mai immaginato ma tra noi due il più fortunato ero io!
Per me quel giorno sarebbe finita una lunga, appassionata ma diatribata storia d’amore. Per lui iniziava…un divorzio! Entro un anno o poco più si sarebbe infatti separato.
Il matrimonio mi sembra si celebrasse nella tarda mattinata, o nel pomeriggio…

Era ancora una mattina uggiosa d’autunno ed io mi attardavo nel mio letto, quando suonarono al campanello. Questa volta era il citofono. Era la mia tormentata fidanzata:”Non voglio salire, ma devo dirti una cosa importante. Ci vediamo alle 11.00 in piazza…davanti alla Chiesa…”

Non fosse bastato il suo tono, ebbi comunque un presentimento nefasto.
Per cui andai puntuale all’incontro, già preparato al peggio.
Lei arrivò dopo un po’, con un forzato, sardonico sorriso sul suo bel volto, teso e vagamente accigliato: “ieri sera mi ha telefonato una signora, la mamma di Tony
e mi ha raccontato che razza di spregevole individuo tu sia, che vai persino in ospedale ad importunare la sua figlia minorenne, tentando di circuirla con le tue sporche manovre…”…e via andare così argomentando.
Mentre mi aggrediva concionandomi la guardai, senza speranza: sembrava l’arcangelo Gabriele che caccia Adamo (ma senza Eva) dall’Eden ! Le mancava giusto la spada infuocata, fiammeggiante !
Tentai di balbettare qualche spiegazione, ma capii che era inutile, non me lo avrebbe permesso ( e ciò che avevo da raccontarle era intricato, complesso, inusitato, ai limiti della credibilità di chi fosse assai più di lei ben disposto…
figuriamoci lei, e in quel momento !).
Non me lo avrebbe permesso, capii bene, anche perché quella era un’occasione perfetta per chiudere definitivamente un rapporto difficile, diatribato, che ormai si trascinava faticosamente da un paio d’anni in forza dei sentimenti che ci avevano tanto uniti in passato e della passione non ancora spenta.
Un’ottima soluzione finale, per quanto triste, deprecabile, perfino squallida:
“una cosa del genere non se la sarebbe mai aspettata da me !”.
Conscio dell’immane impossibilità di reagire ( e in fondo forse stanco anch’io di quel rapporto ormai così sofferto…) accettai il verdetto, e non la rividi mai più.
Mai più! Ora sono 44 anni !

Ebbi un inverno triste, uggioso, da cui mi distrassero il lavoro e qualche svogliata avventura…Fanciulle altrimenti apprezzabili trascorrevano il mio tempo poco propenso, scarsamente interessato…
Poi venne la primavera del’68 e pian paino mi risolsi a fare buon viso a sorte avversa. Episodicamente, quasi segretamente, rivedevo Tony, lentamente ripresasi, ma con molta prudenza e distacco: decisi che, a parte quant’altro…, in fondo non mi coinvolgeva.
Ebbi altre avventure e poi …incontrai Wendy...
Già l’avevo conosciuta e ben notata, ma solo ora avevo occasione di vederla frequentemente e ne fui decisamente attirato, molto anche a livello…ormonale: era una bella fiola ventunenne (quindi giusto maggiorenne…!), una solida bambola, naif ma affatto banale, assai ben strutturata, molto dolce e dalle prospettive caratteriali affatto problematiche…! Aveva anche un temperamento artistico, fantasioso, che ben corrispondeva a mie analoghe peculiarità.
Buon ultimo, non feci in tempo a conoscerla che era già innamorata di me.
Molto! Come ebbe poi a confermarmi.
La prima volta che la invitai ad uscire con me si liberò al volo di qualche moscone che giustamente le ronzava intorno e…partimmo per la tangente…!
Il mio amore per lei fù più lento a crescere e determinarsi, causa le ferite che ancora il mio “cuore” stava cicatrizzando, ma fui presto inesorabilmente coinvolto.
E a Settembre dello stesso anno ci sposammo, inesorabilmente, stante anche una…
cicogna in arrivo !

Rimasi comunque stupito quando comuni amici mi riferirono che la mia ex aveva loro manifestato dispiacere per avermi definitivamente perso. Ciò non mi risultava poter essere nella logica dei fatti verificati da ormai oltre un anno, in totale assenza di qualsiasi altro evento o contatto.
Probabilmente avevano frainteso: lei era dispiaciuta non tanto perché fosse definitivamente chiusa ogni ulteriore possibilità di rapporto tra di noi, ma per il “come”ciò era avvenuto. Questa mi sembrava se mai la versione più attendibile.

Purtroppo ci rimase sicuramente malissimo Tony e per lei mi dispiacque enormemente…
La rividi dopo cinque anni, incontrandola per caso ed ebbi la consolazione di trovarla in gran forma, forte e decisa, gratificata dalla vita che era riuscita a costruirsi. Raggiunta la maggiore età aveva infine lasciato la matrigna alle sue beghe, aveva inziato a lavorare in concorrenza con lei e si era felicemente sposata ! Ero assolutamente contento per lei, ma anche per me, involontario responsabile della sua delusione amorosa.
La vita riserva però nel tempo risvolti contradditori.
Dopo circa 25 anni, una dozzina di anni fa, Tony riuscì a rintracciarmi e mi raccontò la sua infelice, quasi drammatica storia coniugale…
Anche questa volta cercai di rincuorarla, ma non riuscii a farlo come forse lei avrebbe voluto. Sicuramente quella povera ragazza avrebbe meritato una fortuna
assai migliore !

Concludo con una domanda, che da quasi quarantanni mi porto addietro:
che fine ha fatto il mio “fascicolo rosso”, voluminoso, ingombrante e ripieno di
…”cazzate, sono solo cazzate”…, come per mia fortuna aveva deciso l’allora responsabile dell’Ufficio Passaporti della Questura di…Probabilmente l’ultimo o perfino il solo ad averci mai guardato dentro ?
Ma il solo forse no…

Come avrò modo di raccontare nella prossima più breve storia, a questa probabilmente collegata.






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