venerdì 11 marzo 2011

Appendice a "Indagini Intercettazioni"



Intercettazioni e indagini, epilogo: il fascicolo rosso colpisce ancora?
O dell’esperienza di essere arrestati.

Roma 1970. Alloggio in una pensione di via del Corso, in attesa di trovar casa nella Capitale, dove per lavoro mi sono trasferito e dove la mia ubicazione resta per ora molto provvisoria, avendo già un fitto programma di viaggi di lavoro in giro per tutta l’Italia, a partire dal Sud.
E’ una calda sera d’estate e fuori c’è gran confusione: si stanno da qualche parte disputando i Mondiali di Calcio ed i fanatici romani impazziscono per il tifo !

Perciò, anche se è tardi fatico ad addormentarmi.
Quando finalmente ci riesco, mentre ancora sono nel dormiveglia, oltre la mezzanotte bussano ripetutamente alla porta. Alzandomi mastico un assonnato “Chi è ?” . La pensionante, insignificante, con aria tra il compreso, l’allarmato ed il curioso: “Ci sono dei signori per lei”…Entrano due… in borghese “Lei è il tale…? Ci deve seguire in Questura…è solo una formalità…”. Ho visto troppi film per non sapere che è sempre e solo “una formalità”…Poi ti sbattono in galera e buttano via le chiavi !
Sentendomi più meno come Edmondo Dantes vent’anni prima di diventare il Conte di Montecristo, cerco di capire “Ma perché, cosa è successo…?”
“No, guardi noi non sappiamo niente, è solo una formalità, le spiegherà tutto il funzionario di guardia in Questura, l’ufficio è qui vicino, si vesta e ci segua.”
Non mi danno quasi il tempo di mettermi la camicia e prender il portafoglio.
In effetti la questura è lì vicino, nel centro, vicino San Lorenzo in Lucinia,nella Roma ancora incasinata dagli ultimi tifosi. Il funzionario mi identifica formalmente e poi mi precisa, asciutto, il motivo dell’arresto: lei è stato condannato in contumacia a due giorni di carcerazione, in alternativa al pagamento di diecimila lire di multa per un’infrazione al codice della Strada.” Quale infrazione, quando?”Qui risulta… per essere passato con il rosso, a Feltre, nel 1966. “Non ho mai ricevuto alcun avviso in merito , né fui fermato per la contestazione, mai la cosa mi è stata notificata…”.
“…A parte che”, realizzo mentre parlo e aggiungo “c’è ora stata un’amnistia che copre sicuramente questo tipo di reati” !
No guardi, di queste cose lei deve parlare con il mio collega in servizio di giorno.
Ora lei paga la multa oppure dobbiamo carcerarla. Ovviamente mi rassegno, tiro fuori dal portafoglio diecimila lire e gliele dò, senza parlare. Lui mi fa regolare ricevuta che mi consegna aggiungendo: se lei viene domattina alle otto parla con il collega e vi chiarite. Buona notte. “Buona notte”.

La mattina puntualmente, prima di andare in ufficio, alle 8 sono in Questura e vengo subito introdotto verso il funzionario responsabile. “A lei è quello della multa, ma lei non doveva pagare, la cosa è caduta in prescrizione, è stata amnistiata…Lei doveva fare valere i suoi diritti di cittadino, cribbio !” E mentre così mi concionava era evidente che mi stava sfottendo…
Però volli replicare “Si, così il suo collega ieri notte mi sbatteva dentro come ha minacciato di fare se non pagavo…”. E lui, di rimando insisteva: “Ma scherziamo, lei è un cittadino, doveva far valere i suoi diritti…”
Mi stava proprio prendendo per i fondelli…Rinunciai a dire altro.
Lui mi consegnò una busta chiusa e me ne venni via:
Nella busta c’erano le diecimila lire, che mi venivano rese in quanto non dovute, più una moneta da 50 lire… per gli interessi maturati nelle circa 8 ore trascorse dal mio pagamento…!? Pensai ad un ulteriore sfottò !
Non mi era però stata chiesta la restituzione della ricevuta per il pagamento da me fatto la sera prima, mentre avevo firmato che mi avevano reso il denaro.

Nei giorni successivi partii per la Sicilia ed arrivai in volo a Palermo dove presi alloggio al Jolly Hotel. La sera mi attardai a cena in compagnia e tornai in albergo tardi. Verso la una dormivo già profondamente quando suonò il telefono. Era il portiere di notte che mi avvertiva: ci sono due signori per lei…
Accidenti, di nuovo ! Pensai. “Li faccia salire”. Stava per ripetersi la stessa manfrina di qualche giorno prima, a Roma. Raccontai la cosa ai due poliziotti, che molto garbatamente mi dissero:”Lei deve capire, a noi risulta che su di lei è stato diramato un mandato di cattura su tutto il territorio nazionale a fronte della condanna passata in giudicato. Finchè non arriva la revoca del mandato noi, così come ogni altra Questura in Italia, dobbiamo provvedere al suo arresto”. Mentre parlavano mi venne in mente che avevo ancora nel portafoglio la ricevuta del pagamento fatto a Roma, con specifica motivazione per la quietanza.
Gliela esibii e tanto bastò: si scusarono e tolsero il disturbo.
Ora avevo capito che in qualsiasi albergo mi sarebbe capitata la stessa cosa! Così quando poco dopo arrivai ad Agrigento, al Jolly Hotel nella valle dei Templi, registrandomi al bureau escogitai di mettere le mani avanti: consegnai al portiere la mia ricevuta e lo pregai di esibirla nel caso fossero venuti “due signori” a cercarmi. E così fù, senza ulteriore disturbo. La mattina dopo il portiere mi comunicò, tutto contento: sono venuti, sa, sono venuti…
Mi era dunque chiaro che, dato il funzionamento della burocrazia in Italia, soprattutto a quei tempi, chissà se mai e quando sarebbe stato revocato il mio mandato di cattura, per una multa non pagata, non notificata, da me totalmente ignorata. Considerato poi che io allora, per il mio lavoro, vivevo soprattutto negli alberghi, cambiando spesso località…il fastidio era non poco.

In quei giorni nell’Agrigentino ebbi modo di entrare in confidenza con il locale funzionario della società per cui lavoravo, che mi affiancava nelle mie ispezioni alla rete commerciale. Così, un po’ come aneddoto, un po’ per sfogo gli raccontai ciò che stava accadendomi. E lui, da buon Siculo, ospitale ed ammanigliato (con i vari poteri locali anche per opportunità del nostro lavoro) mi disse di avere un’ottima entratura presso il Questore Capo della città e che avrebbe provveduto a sentirlo.
Così il giorno dopo mi accompagnò dal Questore cui raccontai brevemente la mia situazione di disagio. Lui seduta stante chiamò al telefono, in nostra presenza, il Questore della città dove erano stato emanato il mandato di cattura:
“Caro collega…(convenevoli)…c’è qui davanti a me il signor…” e gli spiegò i termini della cosa, “Questo povero Cristiano è in giro per lavoro e continuano a fermarlo…Vedi un po’ di far revocare il mandato…Ti ringrazio molto, stammi bene e…a buon rendere…”.
Così venne revocato il mio mandato di cattura a tutte le Questure della Repubblica.
Ma, come mi aveva precisato il signor Questore di Agrigento, ora che la revoca arrivasse dappertutto ci vollero alcune settimane. Durante le quali, cambiando albergo, era meglio consegnare la ricevuta al portiere di notte….
Dopo due o tre settimane me ne andai in vacanza, e quando tornai la revoca aveva raggiunto ogni dove e non ebbi più problemi.

Ma mi è rimasto sempre il sospetto che anche questa cosa mi sia forse capitata anche in relazione al mio latente… “fascicolo rosso”…

Aggiungo che, come ho più volte avuto modo di constatare nella prassi burocratica, a fronte di permessi, autorizzazioni ecc…, il mio certificato penale risulta immacolato.
Ma il fascicolo rosso dov’è finito?



Nessun commento:

Posta un commento