Il Comandante Rolando Ronconi
(Ritratto a memoria, con sorpresa finale e curiosa appendice)
Nel ’66, quando mi assunse alla Marathon Oil, aveva circa 48 anni, l’età di mio padre ed anche lui era uomo notevole: ex comandante di Marina, durante la guerra, ufficiale nella Decima Mass partecipò eroicamente a diverse incursioni, subendo anche un naufragio in Adriatico, cui sopravisse andando alla deriva su di un relitto per diversi giorni. Ciò lo imparai da altri, da lui neppure un accenno…
Dopo la guerra, come diversi ex Marina, entrò nel Settore Petrolifero con Mobil Oil. Nel’66 era direttore della filiale Triveneto di Marathon Oil, ultima delle “Sette Sorelle” a sbarcare in Italia.
Possedeva notevole carisma, fisicamente di corporatura media, conoscendolo poteva sembrare anche un gigante.
Fuori dal comune aveva gli occhi, azzurri ed intensi, dallo sguardo incisivo, che emanavano come raggi laser da due fessure strette tra le rughe, appesantite da palpebre cadenti, che pesavano sugli angoli esterni.
E voce profonda, morbida, con una leggera raucedine di fondo, ma pastosa, gradevole, vibrante…da consumato attore di classe, con dizione perfetta, così come l’incedere verbale, i toni, i ritmi, le pause, il lessico grammaticale.
Arrivai da lui rispondendo ad un’inserzione su “Il Gazzettino”: cercava un assistente commerciale ai punti vendita. Il mio curriculum era OK, gli incontri selettivi mi portarono all’assunzione e fù lui a scegliermi. Per me quel lavoro era la giusta occasione per il futuro, dopo diversi anni notevolmente scarsi di opportunità. Mi ci buttai anima e corpo!
Ogni lunedì mattina c’era riunione in Filiale ed era il Comandante a condurla, in maniera decisa, circostanziata, chiara esauriente e…"motivante". Alla fine tutti sapevamo molto bene che cosa fare, perchè, come e quando farlo e… soprattutto, che “dovevamo” farlo !
Successivamente, con i miei collaboratori, negli incarichi di crescente importanza che mi capitò di avere, cercai sempre di imitarlo.
Credo e spero di esserci almeno in parte riuscito.
Lui era un vero Capo, soprattutto un vero “Leader”, capace tra l’altro di prendersi ogni responsabilità, inclusi gli errori dei suoi collaboratori. Ciò che a ben pochi altri ho mai visto in realtà fare !
Aveva alto senso dell’onore, ma senza trascurare gli elastici limiti dell’opportunità, così come il business esige: nel rispetto delle regole la partita và giocata, ma soprattutto vinta!
E lui sapeva vincere !
Ad appena un mese dalla mia assunzione, in riunione esordì indicandomi: “lei non ha bisogno di ulteriore periodo di prova (per contratto erano tre mesi), lei ha già ampiamente dimostrato di valere al meglio il suo incarico: si consideri da ora confermato!”.
Ma come se ciò non bastasse si rivolse ai miei assai più datati colleghi additandomi come esempio da seguire per migliorare il loro lavoro !
Non capivo se fossi più contento o più imbarazzato…e tentai poi di schermirmi e minimizzare con i colleghi, che mediamente avevano il doppio dei miei anni ed almeno dieci volte più esperienza.
Quasi sempre al termine di una lunga mattinata in riunione, il Comandante ci portava tutti a pranzo, staccando completamente o quasi dal lavoro, ma continuando a tener banco con verve, da buon istrione, trattando con divertente ironia dei fatti della vita, di cronaca, di donne e motori e celiando con virile signorilità.
Per me fù vero Maestro, punto di riferimento nel lavoro e non solo: maestro ed esempio come pochissimi altri ebbi poi la fortuna d’incontrare.
A parte mio padre…che merita storia a parte, una delle ultime che forse racconterò.
E come un padre il Comandante Ronconi fù in parte per me, nel purtroppo breve periodo del nostro rapporto, intenso e formativo, dandomi dritte, suggerimenti ed anche … ”lezioni”.
Poi come capita, soprattutto alle multinazionale di origine USA nel mondo (per me non fù quella la prima esperienza del tipo) Marathon Oil lasciò l’Italia per investire altrove, cedendo tutta la sua struttura alla “sorella” Gulf Oil, che già aveva in Italia una sua organizzazione, inclusa una filiale a Marghera, che rendeva inutile il doppione a Padova, con parte del personale, che al 50% andò…alienato…
Io mi salvai facilmente essendo la mia presenza funzionale all’incremento della rete commerciale acquisita, favorito anche dalla giovane età e dalle ottime note caratteristiche attribuitemi dal Comandante.
Che infine andandosene, come gli toccò fare, mi diede il suo viatico, definendomi il suo apprezzamento per il mio lavoro e pronosticandomi la carriera che poi in realtà concretizzai.
Continuai ad incontrarlo episodicamente a Padova dove aveva suoi business personali e dove fondò la nuova filiale della Texaco, ultima arrivata in Italia delle sette sorelle del petrolio.
Ne divenne poi Direttore Marketing e fui io allora a presentargli un amico e collega, più di me adatto (che non ero ancora maturo per il ruolo) a prendere il suo posto a capo della filiale Padovana. Questo amico, gran lavoratore e capace organizzatore, aveva già un’esperienza più completa…ma soprattutto per altri motivi merita di esser a sua volta raccontato, in un altro ritratto a memoria a lui specificamente dedicato, come probabilmente farò.
Ma al Comandante Ronconi dedico ancora un aneddoto ed una notevole, inaspettata conclusione.
Il primo risale ad una meritata strigliata che mi diede nel corso della solita riunione del lunedì, cui risultavo assente: semplicemente essendomene “dimenticato”…Rintracciato sul lavoro dalle parti di Bassano, corsi a Padova dove il Comandante, che aveva già notato mie altre sfasature, così concluse la sua lavata di capo:
“…e da ora lei si consideri nuovamente in prova…e fino a diverso avviso!” Con ciò ribaltando la promozione "sul campo" attribuitami sei mesi prima .
Effettivamente in quel periodo ero distratto da…”pene d’amore”, come racconto in altra storia ("Intercettazioni e indagini"), ero stressato e sicuramente già da tempo avevo latente una nevrosi…
Da cui uscii faticosamente forzandomi, soprattutto dopo quella strapazzata, di tornare a concentrarmi sul lavoro, ma anche molto grazie alla psicoterapia cui infine ricorsi.
La curiosa conclusione.
Il Comandante, le cui notevoli qualità credo aver ben descritte, aveva forse un lato debole…che sembra corrispondesse alla famiglia, cui dedicava molto affetto ed attenzioni.
Abitavano una bella villa verso i Colli Euganei, un'altra villa dalle parti di Cortina e forse anche proprietà a Venezia, da cui originava la moglie, dicevano di nobili origini.
Sulla sua scrivania c’era la foto dei tre figli, maggiore il maschio, poi laureato architetto a Venezia e due femmine: la più piccola era Susanna che nella foto dei primi anni ’60 avrà avuto 7 – 8 anni ed era probabilmente la “cocchina” di papà Rolando.
Il quale si diceva fosse sorprendentemente tenero , indulgente e permissivo in famiglia, persino debole, in contrasto con il suo manifestarsi “Capo” duro e determinato e molto esigente, nel lavoro.
Mi sono sempre domandato, con il senno di poi, ed ancora lo faccio, se ed in qual misura può aver avuto peso questa sua ambivalenza nel divenire della piccola Susanna…
Soprattutto me lo chiesi quando, diversi anni dopo, ebbi a leggere il suo nome alla ribalta della cronaca: “…Susanna Ronconi, la brigatista rossa compagna di Sergio Segio…”!
Come la maggior parte dei brigatisti e di gran parte dei rivoluzionari della Storia, Susanna proveniva dalla Borghesia agiata, moderata, dotata di studi e cultura…
In realtà la fiamma di ogni Rivoluzione non è mai scaturita dal popolo insorto, ma sempre da studenti, intellettuali, ufficiali dell’esercito…
Sui motivi del fenomeno non azzardo interpretazioni limitandomi a constatarlo e Susanna Ronconi resta per me emblematica dello strano fenomeno.
Dopo questa eclatante notizia incrociai il Comandante Ronconi forse una o due volte, ma seppi di lui soprattutto da mio fratello, che per motivi logistici aveva occasione.
La pesantissima esperienza non poteva che aggravare l’età ormai avanzata: non fù più l’uomo di una volta, se non per la grinta e la determinazione che dedicò, probabilmente per il resto dei suoi giorni, al recupero della figlia e ad assistere la moglie, estremamente provata dalla vicenda, che mancò ancora giovane nel 1980.
L’ultimo ricordo che ho di lui, che intravidi forse a metà degli anni’80 a Padova, molto dimagrito, perfino rinsecchito, con movimenti quasi da spiritato… Ebbi la sensazione che mi avesse riconosciuto, ma volesse sfuggirmi, forse per pudore della sua situazione e decaduta immagine.
A me resta infine, accanto all’ottimo ricordo del “Comandante” Rolando, brillante uomo, validissimo manager e leader carismatico, quello di una foto sulla sua scrivania.
Che ritraeva, tra i suoi maggiori fratello e sorella, la piccola, ignara ed innocente Susanna.
Appendice curiosa: nello stesso periodo in cui ebbi la fortuna e l'onore di frequentare il Comandante Ronconi mi capitò anche di conoscere e frequentare un altro personaggio notevole, padre a sua volta di un figlio, più o meno coetaneo della piccola Susanna.
Anch'egli uomo notevole, di grande carisma, molto stimato nel lavoro e
probabilmente anche altrove, allora direttore della Filiale di Bologna della Gulf Oil.
Era un certo...Fini...papà di tale Gianfranco, a sua volta poi divenuto famoso, ma per altri fatti..., incluso un appartamento a Montecarlo...
Di lui non ricordo alcuna foto o immagine ancorchè "innocente", sulla scrivania del padre. Ma ne ho viste poi tantissime, successive a quel tempo, sui giornali ed in TV...
Sicuramente Fini junior ha seguito tutt'altra strada di quella di Susanna
Ronconi.
Nell'attuale situazione, tra i due non saprei chi preferirei incontrare. Forse Susanna, per cercare ancora di capire...e per ricordarmi meglio di suo padre.
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