Momenti felici della memoria 5^
Parte 1970 - 1974
Arrivai a
Roma a Giugno del 1970. Conoscevo già bene la città per averla ripetutamente
frequentata e non ebbi difficoltà ad ambientarmi nella zona centralissima in
cui eravamo ubicati: inizialmente a piazza San Lorenzo in Lucinia, accanto a
via del Corso, via Condotti, piazza di Spagna, le poste centrali di San
Silvestro... Ma a Settembre traslocammo poco più in la, nella nuova sede sul lungo Tevere Marzio,
accanto al Ponte Cavour, in un signorile, palazzone di 6 piani, totalmente
rinnovato, affacciato sul Tevere, che dal mio grande ufficio al 4° piano potevo
spaziare, avendo di fronte il “Palazzaccio”, il ridondante Palazzo di
Giustizia, enorme, sproporzionato nel contesto urbano in cui fu inserito per
celebrare Roma Capitale del Regno d’Italia a cavallo del 1900.
Il "palazzaccio" |
Seduto
alla mia scrivania potevo ammirare oltre al ponte, l’infilata di Castel Sant’Angelo, San
Pietro ed il Gianicolo.
In attesa
di trovar casa e trasferire la famiglia alloggiavo in pensione, almeno per quei
pochi giorni in cui restavo a Roma. Il mio ruolo di capo servizio
addestramento prevedeva frequenti trasferte in giro per l’Italia,
per tenere corsi di aggiornamento, preparazione e motivazione anche ai gestori delle
stazioni di servizio presso le varie filiali regionali. Ebbi giusto
una settimana per prepararmi e poi partire. Mi organizzai al meglio degli
strumenti…inesistenti di cui disponeva l’ufficio, giusto un registratore su cui
testai memorizzandole le mie conferenze, secondo un piano logico di didattica
tecnico commerciale: le caratteristiche dei prodotti, le argomentazioni di
vendita, l’approccio con la clientela e due soldi di psicologia applicata. Non
trascurando le severe norme di sicurezza previste dai vigili del fuoco, la rigorosa tenuta dei registri UTIF, con il carico e
scarico fiscale delle quantità esitate.
Il ponte Cavour. La Sede Gulf era nel quarto ed ultimo palazzo a destra oltre il ponte. |
A quei tempi erano molto importanti
due cose, che oggi non esistono quasi più: il “Servizio” e la vendita dei
“Lubrificanti”.
Allora non esisteva il “self
service”, era anzi tassativamente proibito l’uso delle pompe di erogazione a
chi non fosse “professionalmente” addetto !
Per cui il livello del servizio
offerto faceva la differenza tra una stazione ed un’altra: rapidità e qualità
dell’accoglienza, empatia realizzata con il
cliente, cortesia prestatagli. Cosa
assolutamente da non trascurare era la pulizia gratuita del parabrezza…ed era
assai improbabile che qualcuno lasciasse poi per questo la mancia...
La vendita dei lubrificanti era
fondamentale per i ricavi delle società petrolifere, che guadagnavano molto più
su questi che non sui carburanti !
Allora le case automobilistiche non
prevedevano ne imponevano i “tagliandi”, che comunque pochi avrebbero fatto, Il
cambio d’olio si faceva assai più frequentemente di ora (gli attuali
lubrificanti long life lo permettono) ed il ricco mercato degli oli per le
macchine (auto, moto, camion…) si divideva tra i distributori di carburanti ed
i meccanici.
In assenza
di audiovisivi di qualsiasi sorta (ed in attesa di organizzarmi con quelli)
pretesi che almeno ci fosse una grande, classica “lavagna” presso ogni località in
cui avrei dovuto tenere i miei corsi. I miei predecessori (ebbi
modo di valutarne almeno tre quando venivano nella mia zona) erano mediamente noiosi conferenzieri, talora compiaciuti del proprio erudito eloquio, senza preoccuparsi più di poco che quanto dicevano fosse
compreso dall’uditorio e che alla lunga molti finissero per addormentarsi…Io
non intendevo assolutamente sortire gli stessi esiti ! Sono sempre stato molto
sensibile sulla qualità di un buon insegnamento, avendo vissuto una
carriera di studente assai sofferta, alle prese con docenti troppo spesso
incapaci e/o inadeguati. Inoltre ero stato insegnante a mia volta, avendo
avuto incarichi e supplenze, di matematica, di educazione fisica e come maestro
di nuoto ed istruttore di atletica leggera, sempre preoccupandomi di riuscire a catturare l'interesse dei miei allievi. Avevo dalla mia buone capacità con il disegno e la lavagna mi aiutava molto ad...illustrare gli argomenti.
Quel lavoro oltre ad un'ottima esperienza professionale, fu anche un impagabile occasione per vedere e vivere molte zone tra le più belle d’Italia, in quanto i corsi si tenevano in Hotel a 5 stelle nelle migliori località:
Taormina,
Agrigento Valle dei Templi, la Sila Calabra, il Gargano, la Costiera
Amalfitana, il Conero marchigiano, la Versilia di Forte dei Marmi, il Grand
Hotel riminese dell’Amarcord felliniano, ecc…E svolgendosi anche il sabato
mattina io non avevo i tempi per tornare a casa a riabbracciare la famigliola,
pur prendendo l’aereo, quando fosse stato possibile. Così mi consolavo facendo
il turista in quelle amene località, nuotando in quei mari e filmando quei
paesaggi con la cinepresa che avevo vinta l’anno prima.
Abitare a Roma: a fine Agosto ebbi la fortuna di trovare un piccolo, grazioso attico con ampi terrazzi dalle parti di piazza Irnerio, accanto all’Aurelia, poco oltre le mura vaticane, a 5 km dal centro in cui era la sede di Gulf Oil. A Settembre mia moglie e la bimba mi raggiunsero, così potei vederle tutte le sere e godermele nei weekend, almeno quando non ero via per lavoro (ma tornare a Roma, ovunque fossi andato, era comunque più facile). Le ore di lavoro erano tante, se pur non mi pesassero mai. L’orario iniziava alle 9, ma io entravo un ora prima per seguire un corso d’inglese. Nella pausa pranzo, stante il traffico romano, era impensabile poter andare a casa a mangiare..., così mi adattavo con colleghi amici in trattorie convenzionate, godendo poi comunque le passeggiate per le vie del centro: il Corso, Fontana di Trevi, il Pantheon, piazza Navona, via Condotti, piazza di Spagna, via Margutta, Trinità dei Monti, il Pincio di Villa
Antico Caffè Greco, interni. |
Ma mia
moglie si stancò presto di Roma e dei…romani, della maleducazione di tanti e
del disordine, del caos metropolitano. Giovane e bella ragazza veniva spesso
importunata per strada, nonostante avesse la bimba per mano...E nonostante sia
sempre stata molto brava alla guida e nell’orientarsi, affrontare il traffico
romano era sempre uno stress. L’unico posto in cui si ritrovava, facile da
raggiungere in auto percorrendo il GRA (grande raccordo anulare) era l’EUR, la
zona del parco, con i laghetti, gli ottimi gelati da Giolitti, dove
spesso la sera la raggiungevo con il metro, dopo il lavoro.
Il verdeggiante parco dell'Eur con il suo lago |
Ma presto
finì con il preferir trascorrere lunghi periodi a Genova, dai miei, a Padova
dai suoi, od anche nel Trentino della Val di Rabbi, da cui originava, presso il
vecchio nonno sudtirolese, che aveva combattuto la prima guerra mondiale al
servizio di Cecco Beppe ed aveva
fatto tre anni di prigionia in Ucraina, a fare il boscaiolo, dove raccontava essersi trovato benissimo.
A Roma, da
solo io m'arrangiavo, la sera andavo al cinema, a spasso nelle zone centrali,
il Tritone, Barberini, via Veneto, qualche amico…Di giorno al solito tanto lavoro.
In qualche
weekend raggiungevo le mie donne con l’aereo, a spese della ditta, qualche
volta capitava che loro raggiungessero me, in giro per l’Italia, con l’auto che
era sempre in mano a mia moglie. Capitava che le telefonassi da Roma di venire da
Padova a recuperarmi all’aereoporto di Bologna, da dove via la Cisa poi raggiungemmo Forte dei Marmi, dove i tenevo
uno dei mie corsi.
Via Veneto |
Loro con me
al Grand Hotel in riva al mare, piazzate sulla spiaggia e la sera eravamo
insieme. E poi il weekend a Lerici, Fiascherino ed infine Genova, dove loro si
sarebbero fermate e da dove io avrei ripreso l’aereo per tornare a Roma.
Momenti felici della memoria !
Ma alla fine del 1970 ebbi una sorpresa.
Era
l’antivigilia di Natale e stavo concludendo un corso rivolto ai
giovani, nuovi assunti ispettori assistenti alla rete di distribuzione. Corso
che stavo conducendo con usuale fervore in una saletta riservata per
riunioni al superattico, settimo piano della Sede societaria, quasi tutto
riservato agli uffici di rappresentanza del Presidente, l’avvocato Principe
dott. Pignatelli.
Ed eccolo
in persona, alto, elegante, tratti e modi aristocratici (nobless oblige), affacciarsi nella nostra saletta e,
scusandosi, chiedere se poteva assistere alla mia “lezione”…Tutti lo avevano
riconosciuto e la tensione fu allora palpabile nell’uditorio…La mia era tutta
interiore…, ma bandito ogni imbarazzo continuai deciso nella mia esposizione,
rafforzando toni ed argomenti, spendendo il meglio per superare quell’esame improvvisato. Riuscendoci
alla grande: dopo un quarto d’ora il Presidente, ancora scusandosi si alzò per
andarsene e mi complimentò, precisandomi che poi avrebbe voluto parlarmi…
Pignatelli è a sin. con occhiali, il 2° da ds. è Mattei |
Ciò che
accadde lo stesso giorno, al buffet della festa aziendale dell’antivigilia
natalizia, nel sottostante, sontuoso superattico. Ad un certo punto arrivò il
Principe Pignatelli e vedendomi venne deciso verso di me, ancora per
complimentarsi per toni, argomenti ed entusiasmo da me usati e dicendomi che
avrebbe voluto poi approfondire quelli ed altri i temi, per allargarli ad un
più vasto ambito di interventi…Io con lui,,,avevo addosso gli occhi strabiliati
di tutti i presenti…Colsi in particolare gli sguardi dei miei capi diretti, tra
l’allibito ed il preoccupato per quanto stava accadendo, di cui poi mi chiesero
subito conto.
Raccontai
dell’improvvisata visita del Presidente durante il mio corso, la mattina
stessa…e venni così a sapere che io ero già stato destinato ad altro incarico:
il mio lavoro all’addestramento era già terminato ! ! !
Capo del
servizio merchandising e promozione vendite, il mio nuovo ruolo.Un in
carico più importante, assai più formativo per la mia carriera, sicuramente
interessante, che poi svolsi ancora al meglio, ma non altrettanto piacevole
come l’addestramento, per me forse il più bello che abbia mai svolto nel corso
della mia lunga ed assai diversificata carriera.
Più tardi
il Principe Presidente, evidentemente anche lui aggiornato, mi guardò deluso,
probabilmente infastidito dall’essersi sbilanciato con me invano…Tant’è…a Gennaio
del 1971 iniziai il mio nuovo lavoro, che consisteva nel promuovere ed
organizzare ogni possibile strumento ed iniziativa a favore delle vendite,
dalla pubblicità esibita presso i distributori agli espositori per i prodotti,
dai gadget omaggio per la clientela ai concorsi a premi riservati ai clienti,
da effettuarsi sotto il controllo del Ministero delle Finanze (con cui era mio
compito gestire pratiche e rapporti), sino alla presentazione delle nuove
campagne promozionali, ora con gli audiovisivi giusti, che era mio compito
sceneggiare e predisporre.
Presentazioni
che io stesso dovevo raccontare, in giro per l’Italia, nei saloni riservati ai
meeting dei principali Hotel, spesso affiancato dal collega dell’Ufficio
Pubblicità e talora con la presenza del Direttore Marketing, Aldo Aniasi. Con
il quale nel mio nuovo ruolo venivo ad avere assai più occasioni di contatto e
che era normalmente aperto e disponibile anche verso iniziative inusuali, fuori
dagli schemi, perfino spregiudicate, come alcune che io ebbi a proporgli e che
apprezzò molto.
Assai meno aveva apprezzato l’ultima
mia fatica come responsabile dell’addestramento, un manuale divulgativo
tecnico-commerciale sull’impiego dei lubrificanti per auto, da me redatto con
la consulenza del nostro Ufficio Tecnico. Per renderlo più fruibile ed
accattivante al target cui era rivolto, lo avevo fatto illustrare da un ottimo
vignettista dei tempi, l’Olandese Dan Shift, che possedeva notevole verve
satirica. Ed il maledetto s’inventò una vignetta in cui veniva raffigurato
l’automobilista “aggressivo” con la caricatura di Aniasi. Che per l’occasione
non dimostrò affatto di avere Humor e mi redarguì affermando. “la prossima
volta niente disegnini, ma fotografie !”…
Così mi
piace rievocare i miei successi professionali, che contribuirono
non poco ai miei momenti felici di vita vissuta.
non poco ai miei momenti felici di vita vissuta.
Nell’ambito
della Sede romana io ero allora considerato uno dei “giovani leoni” che
avrebbero formato il futuro staff dirigenziale dell’Azienda.
Ma con mia
moglie presto ci convincemmo che Roma non faceva per noi. Città
meravigliosa, ricca di opportunità enormi, forse unica al mondo per la
ricchezza dei suoi siti architettonici, storici, culturali, dotata di un buon
clima, teoricamente vicina al mare…, ma estremamente caotica e disordinata, ed
anche tanto caciarona, sporca, con una periferia borgatara spesso ai livelli
delle favelas brasiliane…Proprio in quel periodo uscirono al cinema due film
nei quali identificammo subito la nostra visione della capitale: “Roma” di
Fellini, che non risparmia ampie critiche all’Urbe, e “brutti, sporchi e
cattivi” di Scola, con un grande Nino Manfredi, giusto dedicato ai borgatari
più sfigati.
"Roma" il film. |
Intendiamoci,
c’era anche tanta bella gente, civilissima, educata, spesso simpaticissima e ricca di
verve, signorilmente capace di esprimere la scanzonata saggezza e filosofia
tipiche dell’essere “romani de Roma”, in grado di dare a chiunque preziose
lezioni di educazione ed autoironia.
Ed io ebbi la fortuna ed il piacere di conoscerne e frequentarne diversi.
Ed io ebbi la fortuna ed il piacere di conoscerne e frequentarne diversi.
Ma il
contesto nel suo insieme ci risultava infine negativo. Scontento cui a maggior
ragione si sommava la nostalgia per ciò
che avevamo lasciato, le idilliache
contrade del trevigiano.
Fu così che
nell’autunno del 1971 decisi che volevo tornare al nord.
Non lo
dissi apertamente in azienda, ma lo feci sapere per vie traverse, mandai dei
segnali inequivocabili…Finche’ venni presto accontentato al meglio, grazie
anche una insperata opportunità: a capo della Filiale Veneta da cui io
provenivo era stato mandato, giusto quando l’avevo lasciata, un romano che
smaniava per ritornarsene a Roma ! Fu così relativamente facile favorire lo
scambio, nel senso che io rientrai a Marghera in veste di capo filiale, lui fu
ricollocato in sede ad altro incarico…
Approfittammo
delle vacanze di Natale del 1971 per andare a Padova per cercare di nuovo casa.
Marghera, sede del mio nuovo lavoro, era assolutamente troppo triste, Mestre
poco meglio…Padova, bellissima ma troppo cara e troppo ”città”…In particolare
dopo due anni di Roma,,,
La nostra
vocazione fu sempre quella di vivere in un posto che fosse anche adatto a
trascorrerci le vacanze…Ed in effetti noi abbiamo sempre vissuto, Roma a parte,
ne “la casa delle vacanze dove vivere sempre”.
Montegrotto Terme, panorama |
Così puntammo
decisi su Abano e Montegrotto, a 10
km da Padova, a 50 km di autostrada da Marghera, nel verde dei
colli Euganei ricchi di acque termali e tante piscine per nuotare, sia d’estate
che d’inverno. Trovammo facilmente un meraviglioso appartamento, nuovo, sul
viale alberato della stazione di Montegrotto, con un’ampia vista panoramica, ad
un affitto di un terzo inferiore a quello pagato per il piccolo attico romano.
In quel
contesto vivemmo per due anni e mezzo, bellissimo periodo i cui ci eravamo totalmente
immersi nella tranquilla oasi collinare, ricca di siti, sentieri, ottime trattorie,
begli alberghi e tante piscine. Per 3 stagioni all’anno era come essere sempre
in vacanza, nei viali il via vai dei turisti termali, se pure anzianotti ed in
gran parte tedeschi, bar, gelaterie, pizzerie…tutti ben attrezzati ed
accoglienti, con ampi spazi esterni. Io la sera rientravo da Marghera e
cambiavo totalmente mondo, in soli 35 /40 minuti, quasi tutta autostrada, con
l’auto aziendale in dotazione spesso arrivavo allo Sprting o al Columbus,
dotati di belle e grandi piscine, a farmi le mie solite tante belle vasche.
Montegrotto, uno dei tanti Hotel. |
Dopo cena
scendevamo nel viale sottostante, io in zoccoli, jeans e maglietta, a farci la
passeggiata serale, sugli ampi marciapiedi fiancheggiati da ricchi negozi dalle
accattivanti esposizioni. In inverno compensavamo il freddo, la nebbia e
l’umidità trascorrendo molte ore nelle acque termali delle piscine, salendo sui
colli più alti.
Come il Venda su cui posta il principale radiofaro dell’aeronautica civile e militare e il Rua dove svetta l’eremo Camaldolese, il cui perimetro di mura era nostro itinerario usuale. E da lassù sovente godevamo il fantastico panorama di un sottostante mare di nebbia in cui sorgevano le vette dei colli, come tante isole alla deriva…, noi restando esposti al caldo tepore del sole splendente. Lunghi momenti felici !
Come il Venda su cui posta il principale radiofaro dell’aeronautica civile e militare e il Rua dove svetta l’eremo Camaldolese, il cui perimetro di mura era nostro itinerario usuale. E da lassù sovente godevamo il fantastico panorama di un sottostante mare di nebbia in cui sorgevano le vette dei colli, come tante isole alla deriva…, noi restando esposti al caldo tepore del sole splendente. Lunghi momenti felici !
Ma avevamo
anche in inverno belle giornate di limpido sole, Padova a 15 minuti d’auto, 10
di treno, con tutte le sue ricche bellezze architettoniche, artistiche,
culturale, le belle vie centrali, i tanti portici che permettono di girarle
quasi tutte senza bagnarsi se piove, i molti cinema e tanti parenti ed amici. A Padova ho
sempre avuto mio fratello e quasi tutti i
parenti di mia moglie. E poi c’era
Venezia, con mezz’ora di treno eravamo già in laguna, a S.Lucia, e non era
ancora diventata quella sorta di Dysneyland per turismo di massa che l’ha resa
purtroppo inavvicinabile ormai da decenni, almeno per me.
i Colli Euganei |
Il mare non
era lontano, ma bisognava accontentarsi dei lunghi arenili dell’adriatico,
delle basse acque sabbiose, di un’acqua spesso allungata ed inquinata dai tanti
fiumi che scendono tra quei lidi: l’Adige, il Brenta, il Bacchiglione, il Sile,
il Piave, il Livenza…Niente a che fare con la Riviera Ligure, ma non si può
avere tutto. E comunque godevamo ugualmente quel mare, i bungalow di
alcuni villaggi attrezzati, come il San Francesco di Caorle e l’Isamar tra
Bacchiglione e Adige, non lontano da Albarella, la famosa isola “dei manager
europei”. Il San Francesco, a 10
km da Caorle, era quasi isolato tra le dune sabbiose
della costa ed il basso retroterra paludoso.
Anni dopo
vi esplose il Porto Margherita, residenziale turistico, con darsene e
ville-appartamenti affacciati direttamente sul mare. Nei primi anni’60 io mi
allenavo correndo e nuotando per 20
km da Caorle al San Francesco e ritorno,
attraversando a nuoto la foce del Livenza. Poi correvo per chilometri,
incontrando unicamente rari nudisti tedeschi e talora i lagunari della San Marco
che in quella zona avevano il campo di esercitazioni.
"Bragozzo" veneziano. |
Arrivavo
fino ad un simpaticissimo capanno, realizzato su palafitte e con il tetto di
paglia, meta di piknic di veneziani che vi giungevano a bordo di un “bragozzo”, tipica barca a vela per la pesca.
Nell’autunno
del 1967 la nota alluvione coincise con una tremenda mareggiata che disastrò
tutte quelle coste, incluso il povero capanno. Negli anni successivi furono
realizzate, lungo gran parte delle rive, migliaia di moli frangiflutti di
protezione e banchine di calcestruzzo, che costituirono il presupposto per la
nascita di Porto Margherita e molto altro.
Il mio
lavoro a Marghera funzionò bene anche questa volta.
Riuscii
facilmente a coinvolgere i miei ex colleghi, ora collaboratori a far squadra
vincente. Evitavo di apparire “Capo”, cercando di essere invece leader e membro
operativo del gruppo. Non mi limitavo ad “ordinare”, ma cercavo altrimenti di
“fare” io per primo tutto il necessario per raggiungere gli obbiettivi
aziendali, affiancando spesso i vari collaboratori in zona ed aiutandoli la
dove era necessario. Anche con il personale interno avevo un ottimo feeling,
informale e reciprocamente collaborativo. Applicavo spesso uno spirito
goliardico di allegra compagnia, ogni tanto muovendo una qualche innocente
strambata, tipo: dopo l’ottimo pranzo-riunione nell’ottima trattoria sul
Terraglio (vialone tra Mestre e Treviso) “ora andiamo tutti a prenderci un buon
caffè, come si deve, da Goppion, in Treviso centro”, che non era esattamente li
dietro l’angolo.
Treviso |
Così
comportandomi, me ne rendo conto solo ora, mentre lo racconto, non facevo altro
che imitare i miei capi migliori, il Comandante Ronconi della Marathon ed il
dott. Berillo della Gulf Oil. Perlomeno inconsciamente ci provavo. E poi
cercavo di sfruttare al meglio la mia esperienza romana e l’aiuto di alcuni
amici colleghi di quella sede.
Fu così che
all’inizio del 1973, in
riunione plenaria nella più grande sala riunioni del Hotel Leonardo da Vinci,
in Roma Prati, fummo celebrati e premiati come la prima Filiale d’Italia per i
risultati gestionali ottenuti.
Al mio
primo anno di gestione eravamo i primi su 9 filiali !
Buone doti
di creatività ed una qualche disinvoltura in qualsiasi lavoro rendono sempre,
lo sapevo da tempo ed il “politico” Ugo Aniasi, fratello dell’Aldo sindaco
milanese, direttore marketing della Gulf Oil, me lo aveva
più volte
confermato.
La mia
filiale aveva battuto ogni record nella vendita dei lubrificanti (quelli che di
gran lunga rendono di più alle Società Petrolifere), superando l’1 per mille di vendita
di oli lubrificanti sul totale dei carburanti ! In altri termini eravamo
riusciti a vendere un litro d’olio per ogni 1000 litri di carburanti !
Oggi io
credo che il mercato attuale non arrivi ad un litro su diecimila, ma è ora tutto un
altro mondo…Buon conto i colleghi responsabili delle altre filiali, che nel
migliore dei casi erano giunti allo 0.7 per mille (la media era sullo 0,5) mi chiesero
come avevo fatto ad ottenere quel risultato…In effetti il trucco c’era. Non
bastando una gran determinazione ed un forte pressing su tutta l’organizzazione
avevo escogitato un banalissimo escamotage.
A quei
tempi le stazioni di servizio con pensilina, la tettoia sopra le pompe, erano
una stretta minoranza. Avere la pensilina dava prestigio al punto vendita,
oltre a riparare dalle intemperie e dal sole. Specifici studi di analisi motivazionale avevano già dimostrato inoltre che la pensilina
rappresenta per l’automobilista “pulcino” una sorta di ala della “chioccia”
sotto cui è rassicurante ripararsi…In definitiva se un utente deve scegliere
tra due stazioni, una con pensilina e l’altra senza, è assai più probabile che
scelga la prima. Sopratutto se piove, nevica o c'è troppo sole !
Or bene,
proprio in quel periodo era stato stanziato un notevole budget per dotare di
“pensiline” le nostre stazioni più importanti. Alla mia filiale ne toccavano
una quarantina, ma io ero riuscito, insistendo e brigando, ad averne più di
cinquanta. E le usai per vendere l’olio ! Ben sapendo che comunque le avrebbero
avute installate, stabilii che i gestori che volevano la pensilina dovevano
“pagarla” acquistando almeno 10 quintali di oli lubrificanti.
Pensilia tipica di stazione carburanti |
Non tutti
aderirono, con diversi ci vollero lunghe trattative per convincerli, ma alla
fine più di 40 subirono l’imposizione, 40 tonnellate d’olio in più piazzate !
Ciò che poi
portò comunque ad un reale incremento delle vendite presso i distributori,
perché i gestori costretti all’acquisto si attivarono al massimo per smaltirlo
dal magazzino rivendendolo all’utenza.
Momenti
felici…! Io allora mi sentivo pienamente realizzato, come il fico più bello nel
bigoncio. Nel lavoro ero al massimo, in famiglia anche di più, la mia
bellissima bimba cresceva adorabilissima, e la mia deliziosa mogliettina
proprio quell’anno aveva partorito un magnifico maschietto. Avevo la salute,
la forza, la determinazione e l’accortezza di una scafato, volitivo 31enne di
bell’aspetto.
Ma era
troppo bello per poter durare.
A Maggio
del 1973 mi
convocarono a Roma…per informarmi in via del tutto confidenziale (top secret !)
che nell’ambito di un’importante ristrutturazione aziendale 6 filiali su 9
erano destinate a chiudere, e la mia era una di quelle. Restavano
solo Milano, Roma e Catania.
Ma io non
dovevo preoccuparmi, avevano una proposta da farmi molto interessante e giusto
adatta per me.
Così venni a sapere di un programma sperimentale Gulf Oil, che prevedeva 3
megastazioni pilota da realizzare nel mondo, una in Canada, un’altra in
Giappone e la terza a Torino. Io avrei dovuto occuparmi di quella. Si trattava
di un megaprogetto, inusitato soprattutto per quei tempi: in una grande area
già di nostra proprietà, in uscita da Torino verso Moncalieri, realizzare una
super Stazione per automobilisti, dotata di ogni possibile servizio: pompe servite, automatiche selfservice, pre e post payment; autolavaggi a tunnel, tradizionali ed a box fai da te; officine riparazione ed assistenza; carro attrezzi di soccorso; gommista; negozio di autoaccessori; bar ristorante e self service tavola calda: negozio bazar tipo autogrill ecc…
super Stazione per automobilisti, dotata di ogni possibile servizio: pompe servite, automatiche selfservice, pre e post payment; autolavaggi a tunnel, tradizionali ed a box fai da te; officine riparazione ed assistenza; carro attrezzi di soccorso; gommista; negozio di autoaccessori; bar ristorante e self service tavola calda: negozio bazar tipo autogrill ecc…
Io sarei
stato il responsabile del progetto e della sua successiva conduzione.
Dovevo
andare a Torino ed elaborare uno studio di fattibilità, il più completo
possibile, valutando il potenziale della location, stimando i volumi di affari
realisticamente possibili, i costi di gestione (per quelli di costruzione era
competente altro apposito ufficio), ed i diversi P.&L. (profit and loss,
conto profitti e perdite) a seconda di 3 diversi tipi di conduzione: totalmente
diretta, totalmente affidata a terzi, parte diretta e parte affidata a terzi.
La proposta
mi affascinava, si trattava di una nuova notevole e formativa esperienza (mai
smettere d’imparare !), e del resto non c’erano alternative, tranne ritornare a
Roma a fare in qualche modo il sopravissuto.
Purtroppo
si trattava di nuovo di andar via da luoghi in cui io e la mia famiglia eravamo
pienamente inseriti, con totale soddisfazione, ma non tutto si può sempre
avere…
Accettai
senza porre problemi e per i successivi 2 mesi, Giugno e Luglio, fui a Torino
per studiare la cosa. Conoscevo vagamente la città, avendola frequentata già
nel 1961, in
occasione della mostra centenaria (Italia’61), in occasione dei campionati
italiani di atletica, cui allora partecipai. Poi vi anadai un paio di volte al salone
dell’auto e divere volte in transito, verso il Sestriere a sciare.
Vivevo in albergo e facevo capo alla locale filiale Gulf Oil, ospite in
un ufficio di quella. Ma soprattutto andavo in giro per raccogliere i tanti
dati che mi occorrevano per svolgere la mia parte del progetto, quella più
importante. E già che c’ero buttavo un occhio in giro, per capire dove avrei
potuto trasferire la famiglia. Puntai subito verso la collina del Pero, nel
verde residenziale, essendo come sempre alieno dal vivere in città.
Nei week
raggiungevo per lo più la famiglia, ora strategicamente trasferita nell’assai
più vicina Genova, presso i miei, dove c’era anche il mare e la stagione
balneare in corso.
Mastroianni e J.Bisset sulla collina del Pero, nel divertente film"La donna della domenica"del 1975, la cui ambientazione mi ricordò molto il mio breve periodo torinese. |
Non fu un
lavoro facile, soprattutto volendo essere realistici sui valori da prevedere.
Come altre volte riscorsi a qualche escamotage, a qualche trucco creativo..., ma a fine
Luglio fui pronto, in tempo per il meeting previsto. Che avvenne in presenza
del funzionario inglese responsabile del progetto globale, per una prima
verifica di fattibilità. Partii con l’aereo da Genova e già nella tarda
mattinata ero in riunione, in una sala dell’attico della sede Gulf, al lungo Tevere
romano. La mia relazione prevedeva 3 diversi dati conclusivi, a seconda del
tipo di gestione, con differenti Indici di Redditività. variabili dal 16 al
21%.
Ma presto la riunione, che si svolgeva in lingua inglese, prese una piega strana, inaspettata…Il capo del progetto, venuto da Londra, sembrava assai poco interessato alla mia esposizione dei dati raccolti ed elaborati, ne alle loro motivazioni…E dopo una mezz’ora ci mise a parte di alcuni importanti aggiornamenti : era improbabile che il progetto avesse un seguito, almeno per l’Italia (cioè Torino) !
Ma presto la riunione, che si svolgeva in lingua inglese, prese una piega strana, inaspettata…Il capo del progetto, venuto da Londra, sembrava assai poco interessato alla mia esposizione dei dati raccolti ed elaborati, ne alle loro motivazioni…E dopo una mezz’ora ci mise a parte di alcuni importanti aggiornamenti : era improbabile che il progetto avesse un seguito, almeno per l’Italia (cioè Torino) !
IL fatto
era che Gulf stava considerando con sempre minore interesse il suo futuro nel
mercato italiano…, la cui situazione politico, economica e fiscale stava
degenerando. Ciò mentre c’erano altri paesi in forte crescita nei quali sarebbe
stato assai più allettante investire, prospettando redditività sicuramente
maggiori. Se i miei calcoli di previsione indicavano una media del 18% c’erano
svariate altre importanti città nel mondo in cui si poteva investire
ragionevolmente prevedendo una resa del 25 – 30%.
Classifica dei primi 10 produttori di petrolio. |
Così inesorabilmente funziona il mondo delle multinazionali, per cui è ovviamente il profitto l’unità di misura su cui parametrare le opportunità imprenditoriali.
Comunque,
concluse il nostro ospite, ci avrebbe fatto sapere…
Ma io uscii
da quella riunione ormai certo che a Torino non ci sarei mai andato, che a Marghera non potevo ormai tornare, se
non per morirci…
e che la
mia unica alternativa poteva essere di ritornare a Roma, da dove avevo voluto
andarmene due anni prima, in attesa di morire anche li, ma solo un po’ più
tardi: era chiaro che la Gulf intendeva abbandonare l’Italia, così come aveva
fatto Marathon 5 anni prima ! Ed in tale prospettiva chiudeva la maggior parte
delle filiali e rinunciava ad ulteriori investimenti.
Ed ora io,
nell’immediato, dove dovevo rientrare, ripartendo da Roma, a Torino o a
Marghera ? Nessuno me lo disse ed io tornai a Genova, a recuperare la famiglia
per tornarce a casa nostra, a Montegrotto Terme.
Ma prima di
lasciare la sede romana, quella stessa sera, mi confidai con un carissimo
collega ed amico, anche lui coinvolto nel progetto Torino in quanto
responsabile del nuovo programma TBA (accessori per auto) e che con me e pochi
altri aveva partecipato alla riunione.
E lui mi
confortò sulla decisione che io li per li già avevo maturata: rendermi indisponibile a
qualsiasi trasferimento dal Veneto e posizionarmi nel modo migliore per
trattare poi le mie probabili dimissioni.
Vivevo in quel mondo ormai da svariati anni ed avevo visto ed imparato tante cose…La mia filiale di Marghera era ubicata all’interno di un deposito costiero della Gulf Oil, da cui partivano ogni giorno svariate decine, centinaia di autobotti che portavano in giro milioni di litri di costosi carburanti soggetti ad esosissima imposta di fabbricazione…All’interno del costiero ospitavamo d’obbligo un ufficio della Guardia di Finanza, per i dovuti controlli fiscali.
I docks di Marghera, zona petroli |
Vivevo in quel mondo ormai da svariati anni ed avevo visto ed imparato tante cose…La mia filiale di Marghera era ubicata all’interno di un deposito costiero della Gulf Oil, da cui partivano ogni giorno svariate decine, centinaia di autobotti che portavano in giro milioni di litri di costosi carburanti soggetti ad esosissima imposta di fabbricazione…All’interno del costiero ospitavamo d’obbligo un ufficio della Guardia di Finanza, per i dovuti controlli fiscali.
Che
risposte potevo darmi a certe domande che allora mi facevo?
Come
potevano semplici guardie, con stipendi pari ad un terzo del mio, permettersi
di possedere auto come l’allora gettonatissima Giulietta Sprint, doppio
carburatore, 5 marce ? Il cui acquisto io non mi permettevo neppure di prendere
in considerazione ? Come poteva un
graduato appena quarantenne essere già in pensione, integrandola con percependo lauti canoni di affitto per svariati suoi appartamenti locati ?
Ecc…ecc..ecc…
Dopo
qualche anno la spiegazione fù alla ribalta delle cronache: molta gente finì
in galera, guardie di finanza, funzionari dell’Utif (Ufficio tecnico per il
controllo di documenti e registri fiscali per le imposte di fabbricazione),
titolari di depositi per la distribuzione dei carburanti e di stazioni di
vendita, nomi anche eclatanti in zona, soprattutto in quella di Treviso.
Zona riempimento autobotti. |
Fu infatti
accertato come, ad esempio, ci fossero svariate autobotti che con lo stesso
documento di trasporto (H ter 16) arrivavano a fare anche tre, quattro viaggi !
Per i non addetti, cui può sfuggire l’enormità del dato, parametrando ai valori
attuali è come se un’autobotte da 20mila litri, ripetendo un viaggio in
“esenzione” tasse, evadesse 20mila euro alla volta…Ciò moltiplicato per
centinaia, migliaia di viaggi…c’è di che comprare allegramente tanti
"controllori", ai vari livelli…
Io allora
avrei forse potuto sapere tante cose...ed essere in grado di raccontarle, perfino
documentarne qualcuna. E non solo in questo ambito. Non lo dissi mai, ma lo lasciai intendere...
Iniziò così
la mia difficile, estenuante guerra fredda con Gulf Oil.
Rientrato a
Marghera, nel giro di poche settimane fui privato di ogni incarico, dell’auto
aziendale e confinato nel mio ufficio a far…nulla, per 8 ore, 5 giorni alla
settimana. Ero diventato come un appestato, gli ex collaboratori
imbarazzatissimi erano costretti ad evitarmi, solo qualcuno, di nascosto, mi
palesava la sua solidarietà. Anche a casa l’atmosfera era talora pesante, la
mia preoccupazione essendo condivisa da mia moglie.
Io sapevo una cosa sola, che dovevo resistere: più lo avessi fatto e di più avrei ottenuto.
Io sapevo una cosa sola, che dovevo resistere: più lo avessi fatto e di più avrei ottenuto.
Passavo il
tempo in ufficio leggendo, studiando e…cercandomi un nuovo lavoro. Risposi a
parecchie inserzioni, offerte di lavoro qualificate, adatte alla mia esperienza
e posizione e a partire da Settembre iniziai ad avere degli incontri
finalizzati. Per poterli effettuare, ma anche per prendermi lunghe pause di
assenza giustificata, presentavo certificati medici, 2 settimane, un mese di riposo…La
mia discopatia vertebrale non mi diede mai tanto fastidio come in quel periodo, forse un fatto pisicosomatico…
Mi feci anche ricoverare per due settimane al traumatologico di Padova, dove appresi ottimi esercizi di fisioterapia, che poi mi furono molto utili nel tempo. I miei contatti per un nuovo lavoro si condensarono infine in un incontro decisivo con l’Agenzia PRAXI di Milano, che già conoscevo avendovi svolto con successo alcuni stage di aggiornamento Marketing oriented, voluti e pagati da Gulf Oil.
Mi feci anche ricoverare per due settimane al traumatologico di Padova, dove appresi ottimi esercizi di fisioterapia, che poi mi furono molto utili nel tempo. I miei contatti per un nuovo lavoro si condensarono infine in un incontro decisivo con l’Agenzia PRAXI di Milano, che già conoscevo avendovi svolto con successo alcuni stage di aggiornamento Marketing oriented, voluti e pagati da Gulf Oil.
Il marchio Permaflex, l'unico rimasto. |
Mi
offrivano la posizione di Area Manager Nord Italia per la CIFA, la commerciale
facente capo al gruppo Permaflex, Hobbyflex, Ondaflex, UnoPi ed Italbed serie
5.000. Depositi ed uffici nelle
principali città, sede centrale a Roma (come al solito…), fabbriche in Toscana
e nel Sud sponsorizzato dallo stato. Io dovevo organizzare e promuovere il
rilancio dei Marchi UnoPi (poltrone, salotti, divani) ed Italbed (mobili
componibili), assumendo ex novo una rete di collaboratori addetti alle vendite.
Ottimo il trattamento economico, che partiva ad un livello di un terzo
superiore a quello già buono che avevo con Gulf, spese a piè di lista e, fatto
notevolissimo, potevo mantenere la residenza a Montegrotto. Da dove sarei stato
lontano per gran parte della settimana, ma essendo tuttavia pagato per le
trasferte.
Dopo vari livelli d’incontro, eravamo ormai dalle parti di Dicembre,
dalla sede Gulf mi
telefonò Aniasi che voleva incontrarmi, fissandomi un appuntamento a Roma nel
pomeriggio di non ricordo quale giorno. Era chiaro che intendeva “trattare”. La
sfortuna sfacciata volle che mi telefonasse anche PRAXI, per fissarmi un
appuntamento a…Roma, la mattina dello stesso giorno…, rivolto a definire la mia
assunzione alla CIFA Permaflex.
Non potevo
crederci !
Il giorno
fatidico scesi con l’aereo da Venezia, poi rimborsatomi sia da CIFA che da
Gulf…, e presso la sede “paraministeriale” di Permaflex incontrai il dottor
Pofferi, figlio del commendatore fondatore, che mi diede il viatico per
l’assunzione, invitandomi a Roma per i primi di Gennaio, per partecipare ad uno stage di
addestramento di 2 settimane sull’Azienda, i suoi prodotti, le sue prerogative.
Aldo Aniasi, sindaco di Milano, fratello di Ugo |
Nel primo
pomeriggio incontrai Aniasi alla sede del lungo Tevere.
Fu una
breve, simpatica schermaglia fra due che sapevano dove andare a parare, anche
se lui si spostva in continuazione, nel suo enorme, megalomaniaco ufficio,
molto evidentemente temendo che io nascondessi un registratore nel “borsello”,
che allora anch’io solevo usare.
Infine ci
accordammo: in aggiunta alla liquidazione mi avrebbero corrisposto tre anni di
stipendio ! Non potevo volere di più e di meglio !
A 32 anni,
con nuovo, interessante contratto di lavoro già in tasca, ripartivo da Roma con
tanti soldi come mai prima di allorami sarei sognato di possedere. Io, che solo
8 anni prima avevo anche conosciuto il disagio della fame !
La sera
stessa rientrai a casa vincitore per passare le più belle vacanze di Natale
della nostra vita !
Epilogo: quel denaro fu poi determinante, un paio di anni dopo, per costruire la nostra prima casa di proprietà, una villetta in Brianza.
Gulf Oil già l'anno dopo chiuse la Filiale di Marghera e molte altre. Dopo qualche anno lasciò definitivamente il mercato italiano.
Epilogo: quel denaro fu poi determinante, un paio di anni dopo, per costruire la nostra prima casa di proprietà, una villetta in Brianza.
Gulf Oil già l'anno dopo chiuse la Filiale di Marghera e molte altre. Dopo qualche anno lasciò definitivamente il mercato italiano.
fine della
5^ Parte.
Post
attinenti agli argomenti trattati, su questo stesso blog:
“La
Permaflex di Licio Gelli”: http://swimmingeorge.blogspot.it/2011/07/dilettanti-allo-sbaraglio-la-permaflex.html
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