martedì 12 luglio 2016

Zio Gigi, la storia.



Storia dello zio Gigi.
Interrompo il racconto dei miei "Momenti felici della memoria" per dare giusto spazio
all'interessante, movimentata biografia del genovese Luigi Pederzolli, zio materno di mia cugina Cinzia, che lo ebbe quasi come papà, dopo la prematura morte di suo padre naturale. Dello zio Gigi e della sua storia sono venuto a conoscenza solo recentemente e per caso, come dico nella nota in calce a questo post, rimanendone affascinato.
Il testo scritto in corsivo stile "lettera 22" è l'originale di zio Gigi.
Lo zio Gigi, 90 anni.
E’ una storia di vita un pò particolare, raccontata dallo stesso protagonista che l’ha vissuta, ora novantenne, dattiloscritta per i tipi di una Olivetti “Lettera 32”.
Il 22 settembre 1926, alle ore 14 circa, credo con un po' di difficoltà per mia madre (pesavo kg.5,500) vidi finalmente la luce.”
Era l’ultimo di quattro fratelli e fu accudito dalla sorella più grande, alla sua nascita già diciassettenne, in una famiglia povera, faticosamente sostenuta dalla mamma, che “lavorava a servizio di una signora ed anche in una fabbrica di bevande gassate”.
A soli sei anni Gigi, mentre iniziava le elementari dovette anche cercare qualche lavoretto per contribuire al precario menage familiare, e lo trovò presso un falegname
   “Il mio lavoro consisteva nello scaldare la colla necessaria per incollare l'impiallacciatura ai mobili, pulire ed ordinare il laboratorio e spingere il carretto quando consegnavamo i mobili finiti”.
Il suo iter scolastico termino con le elementari…”poi fu un susseguirsi di piccole occupazioni come garzonetto nei negozi di macelleria, polleria, commestibili ed in una carrozzeria di automobili”.
Nel 1937, essendo amante del mare, si propose e fu assunto come aiuto Bagnino in uno stabilimento di corso Italia “Il mio compito era quello di pulire le cabine  alla sera, portare e ritirare gli ombrelloni dalla spiaggia ed in più tutte le mattine accompagnare le donne dei "casini" a fare delle gite in barca”.
Ai tempi della lotta
Crescendo robusto ed aitante iniziò poi a fare sport, lotta in particolare ed a sedici anni riuscì ad ottenere il brevetto di bagnino nonostante l’età minima prevista fosse di diciotto. E come bagnino regolare continuò poi a lavorare, sempre al mare di Corso Italia. Nel frattempo era iniziata la guerra e dopo l’8 Settembre, a rischio di deportazione, riuscì ad essere assunto nei Vigili del Fuoco.  Mentre spegneva un incendio nel corso di un bombardamento, rimase ferito sotto un crollo e rimase in ospedale per due mesi, “e come compenso mi dettero un premio di 500 lire. Dopo il rientro in servizio mi assegnarono la funzione di attendente del primo ufficiale di stanza all’Albergo dei Poveri. Con questa nuova mansione, essendo già appartenente alla resistenza partigiana, avevo buon gioco con timbri e firme false da svolgere la mia missione. Partecipai, armi in pugno, all’insurrezione contro i tedeschi. Furono 12 giorni esaltanti”.
Fino al 1948 fece parte della Polizia Partigiana, da cui si dimise per tornare a fare il bagnino d’estate e il “camallo”, lo scaricatore nel porto di Genova.
L’aitante aspetto del timido Gigi attirava le giovani frequentatrici dei bagni e presto fra quelle una in particolare “così trovai l’amore della mia vita”.
Con cui presto si sposò, andando ad abitare in casa della suocera, donna “tosta e dura”, che per una stanza pretese ben diecimila lire, a quei tempi una cifra, considerate le sue entrate di bagnino e camallo.
Con la mogliettina
 Ma poi lo aiutò la fortuna, un ricco e generoso frequentatore dei bagni lo aiutò a comprar casa anticipando tutto l’importo, da restituirgli ratealmente e poi fu assunto, grazie ad una raccomandazione*, come “autista venditore” alla CocaCola, testè giunta in Italia. Piccolo particolare secondario, lo zio Gigi non aveva la patente…
Ma le forti raccomandazioni lo aiutarono a prenderla assai velocemente. Divenuto una dei migliori venditori fu poi notato dal nuovo concessionario di CocaCola, che lo volle presso di se, come marinaio del suo panfilo, autista e segretario, insieme alla moglie, assunta anche lei ! . “Furono circa 8 anni meravigliosi.Stavamo 4 mesi a Cannes all’hotel Carlton e tutto l’inverno a Parigi, all’hotel George V. In seguito Gegè (il suo titolare)prese in affitto da un amico una stupenda peniche ormeggiata sulla Senna.
Ma nel 1958 Gegè comprò un panfilo più grande, con tanto di equipaggio, che non poteva prevedere anche la moglie di zio Gigi, che così diede le dimissioni.
L'Isola Gallinara, al largo di Alassio,
Dopo si susseguirono diverse attività”, tra cui un negozio di alimentari.Sua moglie nel frattempo partorì un figlio, purtroppo prematuro che visse solo tre giorni, con grande dolore dei genitori.  Nel 1961 zio Gigi fù per tre mesi guardiano del faro all’Isola Gallinara e poi, partecipando ad un corso per sommozzatori, il suo istruttore ed amico, il famoso Duilio Mercante (il fondatore della didattica subacquea italiana), lui essendo già molto occupato gli propose di sostituirlo in un “progetto in Marocco per la raccolta delle alghe marine per conto della Simmenthal”. Ciò date le sue buone capacità come sommozzatore e la conoscenza del francese. Fu così che zio Gigi si trasferì in Marocco, poi seguito dalla moglie, dove operò con solerzia e capacità, fino a meritare progressivamente la fiducia che lo portarono nel tempo a divenire il responsabile dell’attività in zona per Simmenthal !
In Marocco a procurare alghe per Simmenthal
 Presto, grazie alla conoscenza del francese, entrarono nella community europea e migliorarono notevolmente il loro tenore di vita “
Avevamo come donne di servizio due sorelle, Zhora e Tamò, il costo della vita lo permetteva perché era molto basso e lo stipendio era alto.”
In Marocco ebbe faticosamente la luce la loro unica figlia. Con la promozione ufficiale a direttore delle attività lo zio Gigi ebbe un congruo aumento di stipendio ed un cospicuo premio in denaro ed opportunità di vita come non aveva mai sognato poter raggiungere. Fu coinvolto in altre ricerche subacquee alle Azzorre, in Libia, Algeria e Tunisia. Ma “ Gli anni passavano, dal Marocco quasi tutti i francesi rientravano in patria e noi ci sentivamo sempre un più soli e verso la metà del 1970 decidemmo di rientrare in Italia”
Ritorno in Italia...
Ottenuto da Simmenthal il rientro in Italia, presso la sede di Monza, zio Gigi trasferì la famiglia Camogli, contando di raggiungerla nei weekend. Ma il suo calcolo fu presto annullato da Simmenthal, che gli affidò l’importante incarico di Capo dei Magazzini, ma con l’obbligo di reperibilità totale, anche nei festivi…
Zio Gigi si dimise immediatamente tornando a Camogli, dove si mise a cercare nuovi lavori.
Per un paio d’anni gestì i Bagni Boccadasse con annesso bar ristorante e rimessaggio barche, poi sommozzatore, massaggiatore in Svizzera e poi in una colonia di Uscio.
Per un altro paio d’anni rilevò e gestì un bar tabacchi in quel di Recco, poi ecco di nuovo la fortuna. Tornato a fare il massaggiatore, nel 1977 stava trattando un dirigente RAI, che considerate le prerogative ed esperienze di zio Gigi lo indirizzò ad un industriale milanese che cercava un “custode” guardia del corpo per il figlio ventottenne, in un’Italia allora caratterizzata da sequestri a fine di riscatto.
Il mio compito era quello di non mollarlo mai, dovevo svegliarlo al mattino e metterlo a letto alla sera.
Presi il porto d’armi, viaggiavamo in auto blindate e avevamo una scorta di due ex carabinieri  che ci seguivano ovunque”.
Tornato a fare il pendolare tra Milano e Camogli lo zio ebbe a girare l’Italia ed il mondo, sempre viaggiando al meglio, ospite dei migliori Hotel e ristoranti.
Avec le physique du role
Non contento, nel 1980 Gigi si comprò una gran roulotte per girare l’Europa durante le ferie…Nel 1985 il commenda padre lo convocò: aveva deciso di ritirarsi e cedere, prospettando a lui un lavoro in ufficio a Milano oppure la liquidazione più un anno di stipendio. Fatti i suoi calcoli Gigi accettò andando subito in pensione.
Se qualcuno avesse pensato che finalmente mi sarei messo un paio di pantofole per starmene a casa, si sbagliava di grosso.”
Lo zio intensificò così i suoi viaggi in roulotte e poi con un nuovo camper, acquistato nel 1987, Castelli della Loira, Bretagna, Normandia, Nord Africa, Irlanda, Scozia, Isole Orcadi, Austria, Croazia…”In Francia e Spagna eravamo di casa”.

Ma poi purtroppo iniziarono i problemi di salute della moglie.
Iniziò con seri problemi circolatori, che tuttavia riuscì a superare negli anni.
Poi a fine 2008 arrivò l’Alzheimer e la depressione…Nel 2012, di notte al buio cadde rompendosi un femore: ospedale…, catetere…, infezione vaginale…, febbre…
Quindi il dilagare dell’infezione…, la cancrena…, la setticemia…, ed infine…l’esito fatale ! Per cui lo zio Gigi esprime, oltre all’immenso dolore, il rammarico di come sembra sia stata poco adeguatamente curata la carissima moglie.
Con la carissima moglie.
Nel momento in cui fu informato della sua imminente fine cercò telefonicamente la filgia, ma non trovandola avverti la nipote Cinzia, che avevano sempre avuto cara come un’altra figlia, “con il suo compagno vennero subito. Dopo un po’ ci lasciarono entrare nella cameretta dove Aurora era praticamente già in coma. Aveva l’ossigeno ed una flebo al collo. Quando le dissi che c'era la Cinzia aprì leggermente gli occhi ed in nostra presenza di lì a poco cessò di vivere.
Scrivo queste righe e sto piangendo.
Ora Aurora riposa sotto un cipresso nel cimitero di Nervi”.
“P.S. Alcuni credono che quando uno muore, possa raggiungere i propri cari nell’aldilà. Io non ci credo. Ma se fosse vero, vorrei al più presto raggiungere la mia adorata Aurora e stare in eterno con lei.”

“Lo zio Gigi”
 
A Cannes, anni '50

Testo redatto in adattamento su blog di “the lonely dolphin”
* Lo zio Gigi fu assunto da Coca Cola grazie a mio padre, amico dell’italo americano che introdusse la bibita in Italia. Rammentando il quale nei miei post “momenti felici della memoria” palesai a mia Cugina Cinzia il collegamento, che mi permise di conoscere questa semplice storia, che considero tuttavia notevole per le tante, variegate implicazioni di vera, invidiabile vita vissuta.

Note:
Lo zio Gigi è stato recentemente insignito alla Medaglia d'Oro per il Valore Partigiano.
Alla consegna della medaglia  dovrebbe provvedere la ministra per la difesa Pinotti, che tuttavia continua a diferire la propria disponibilità.

Zio Gigi non nomina mai suo padre, marinaio quasi sempre lontano da casa (sopravissuto al drammatico naufragio ad opera degli inglesi, della nave Esperia che trasportava in nord Africa truppe italo-tedesche, ), spesso distratto in avventure extraconigali. Aveva invece un'adorazione per la madre, donna forte e coraggiosa, orgogliosa dei figli. 











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