giovedì 26 maggio 2016

MOMENTI FELICI DELLA MEMORIA 3^ Parte (1961 - 1966)
Padova, Prato della Valle.

A fine Settembre del 1961 arrivai a Padova iniziando così un nuovo, diverso tipo di vita.
Compiendo 20anni ero ormai ufficialmente entrato nell'età adulta, anche se da adulto vivevo e mi comportavo ormai da almeno un paio d'anni.
Ma dovevo ora risolvere l'impasse, fisica e mentale, dell'esaurimento che aveva caratterizzato i miei ultimi mesi di vita a La Spezia.
A causa di una ripetuta frattura a un piede avevo smesso ogni attività sportiva ed ero finito in forte sovrappeso, ed un breakdown nervoso mi aveva apannato lucidità e brillantezza.
Fu un periodo di solitaria riflessione, in cui cercai di riorganizzare me stesso, i miei programmi di vita, cercando nuove vie e stimoli per ricostruire motivazioni e target esistenziali.
Padova era la prima città lontana dal mare in cui mi capitò di vivere da quando avevo 5 anni, ciò che mi creava qualche problema di orientamento spaziale.
Essendo sino ad allora sempre vissuto in città di mare (Genova, Civitavecchia, La Spezia), avevo invalsa l'abitudine di muovermi pensando "da quale parte fosse il mare". Ma come già avevo fatto a Roma, Milano, Torino, occasionalmente frequentate, mi procurai una buona mappa della città e mi risolsi ad usare i punti cardinali in aggiunta ai monumenti di riferimento.
Tracciai idealmente una lugna linea che attraversava Padova, dalla Stazione Ferroviaria, accanto alla quale abitavo, da Est ad Ovest: C.so del Popolo, i giardini con la Cappella degli Scrovegni, piazza Cavour, il Pedrocchi, il Bo (Sede dell?Università), via Roma, Prato della Valle ecc...fino al piazzale Santa Croce, oltre il quale si usciva verso il Bassanello e La Paltana, con la piscina della Rari Nantes in riva al torrente Bacchiglione. Ad Est, oltre la Stazione c'era invece il grande quartire dell'Arcella, con il campo di atletica.
Questo era il mio nuovo mondo.
Ma i miei veri problemi di orientamento riguardavano invece le istanze di vita, il mio futuro, che cosa volevo fare "da grande" ?
Per inciso ciò che intendo fare "da grande" non l'ho deciso ancora adesso, dopo 55 anni...!
Mappa di Padova centro, da c.so del Popolo a Prato della Valle.

  Per prima cosa mi attivai perrecuperare una buona forma fisica e mentale. Alla biblioteca comunale trovai in prestito un libro che parlava di diete, "come dimagrire" e cominciai a farmi un'idea circa i canoni di una corretta alimentazione. Oggi esistono valanghe di testi, intere sconfinate biblioteche che parlano dell'argomento, ma nel 1961 l'argomento era del tutto marginale. Tra i 18 ed i 20anni ebbi un peso forma che si aggirava attorno al quintale, più che meno, con una "massa magra" di circa 90 kg., costituita da una potente e dinamica muscolatura che mi permetteva di eccellere nei lanci, ma anche di correre i cento piani in meno di 12" e di saltare oltre 1,60 cm. in alto.
Ma ora avevo strabordato oltre i 120 kg., davvero troppi, anche per la mia alta statura e la mia ampia struttura scheletrica.
Iniziai così un tentativo di dieta ferrea, con attività fisica, ginnastica da camera e lunghe camminate quotidiane. Camminare a lungo mi dava euforia (probabilmente grazie all'attivazione di endorfine), mi aiutava a bruciare calorie, persistendo per ottenere tangibili esiti ai controlli quasi quotiziani sulla bilancia automatica della stazione, vicino a casa.
In sei mesi riuscii a perdere, non senza fatica, 30 kg., un quarto del mio peso.
Persi ovviamente anche parte dell'eccessiva massa muscolare, realizzando una profonda trasformazione del mio fisico, che cesellai nell'estate del 1962 tornando al nuoto agonistico con la Rari Nantes Patavium. Raggiunsi una forma strepitosa e risultati agonistici di qualche spessore.
Il mio sopranome era allora diventato quello di "Nembo Kid" (Il nome iniziale del Superman dei cartoons), attribuitomi da ragazzine mie fans, che venivano a vedermi gareggiare gridando "forza Nembo Kid!" e con quel nome mi salutavano incrociandomi per strada.
Mi chiamavano Nembo Kid...

Ma nel frattempo avevo anche iniziato a lavorare e mi ero iscritto all'università.
Iniziò anche il periodo degli amori, i flirt con le fanciulle, i festini casalinghi, le esaltanti feste goliardiche nella Padova universitaria dei "gran dottori", le discoteche, site sopratutto nella vicina zona termale di Abano Montegrotto.
Finii presto "fidanzato", cotto ed arapato per circa 5 anni, con una ragazza padovana per cui provavo forte trasporto, ma che fù infine ostacolato da vari problemi, in parte caratteriali, in parte alla contrarietà della famiglia di lei. Ne valse a risolverli il fatto che io riuscissi poi a sistemarmi con un occupazione più che adeguata, stabilendomi a Padova dopo che i miei genitori erano altrimenti tornati a Genova. ma non anticiapiamo gli eventi.
Padova, il Veneto...gente ospitale e "paciosa", fondamentalmente cortese e  perlopiù sincera, ma fortemente ancorata, sopratutto allora, al conformismo.
Comunque allegra e laboriosa. Ambito in cui mi trovai facilmente inserito.
Scoprii le montagne alpine, lo sci, le lunghe spiagge piatte e sabbiose, talora perfino deserte dell'Adriatico. L'incredibile fascino di una Venezia non ancora contaminata dal turismo di massa, la dolce bellezza della marca trevigiana, le colline prealpine del vin bianco, e località meravigliose, da Marostica a Bassano, Asolo, Montebelluna e le ville palladiane sino a Conegliano, la riviera del Brenta, i Colli Euganei...
E lee dolomiti ! Cortina d'Ampezzo, i boschi del Cansiglio ecc...ecc.. Tutti luoghi in cui per anni ebbi anche la fortuna di girare per motivi di lavoro.
I Colli Euganei, che più tardi divennero mia dimora ed occasione di piacevoli escursionisti: Abano e Montegrotto, Teolo, i monti Rua e Vendola, ed a seguire i colli Berici vicentini.
Flash della memoria: tiepide notte d'estate, un fresco venticello salmastro ci accarezza, teneramente abbracciati in cima al campanile di San Marco. 
Sotto di noi, tutt'intorno, la splendida Venezia, la sua laguna, brillanti di luci nel trasparente chiarore della limpida serata.


Capodanno 1961, ristorante al Cavallino Bianco a nord di Treviso, entrambi la con le rispettive famiglie ed amici, tutta la sera abarbicati a ballare romanticamente, con Francesca, diciasette anni, slanguide musiche tipo "...dimmi quando, quando, quando...".
Capodanno 1962, una baita montana sull'Altipiano di Asiago, la dolce musica romantica, il tepore del grande camino, tutta la gioia e l'illusione della nostra imperdibile giovinezza, languidamente abbracciati in lente movenze, ebbri d'amore, di sana, appagante stanchezza per la giornata trascorsa sulla neve, al sole, nell'aria frizzante, profumata di pinete. 
Il mare di Caorle, le lunghe nuotate, i giochi nell'acqua, le passeggiate la sera, i baci apassionati, i corpi vibranti, frementi di desiderio...
Al Moulin Rouge, grande "dancing" di Jesolo, lunghe notti di ballo, alternando ritmi agitati di frenetica allegria con la dolce "mattonella", i corpi incollati ed arapati dall'inesorabile spinta di un romanticismo fortemente caratterizzato dalla travolgente spinta ormonale di tutta la nostra intatta, esuberante giovinezza.
I "dancing" di Abano e Montegrotto, il Rastua, il Settimo Cielo, il San Daniele...Con noi sempre dolcemente arapati, fusi in un unico corpo, fingendo di ballare al suono di musiche e canzoni di quel lontano passato: Peppino di Capri, Fred Buongusto, Gino Paoli, Bobby Solo, Luigi Tenco, la Spaak, Vianello, Battisti, Mina, Venoni, Donaggio, Adamo, Roberts, Vecchioni...e gli struggenti arrangiamenti di Papetti.

E tutti i posti in cui ci infrattavamo per...approfondire i nostri sensi: gli argini boscosi di Brenta e Bacchiglione, la cave deserte dei Colli Euganei, i prati di Pianezze, sopra Valdobiadene, gli arenili deserti di Caorle, oltre il fiume Livenza, non ancora lotizzati dal Porto Santa Margherita, perfino la pineta di Ravenna...e l'enorme abitacolo della mia Opel Rekord 6 posti con cambio al volante ed il mio piccolo ma ospitale monolocale di via Ognisanti...

Ma riuscivo a godere anche dello sport, senza più lostress del periodo spezzino, quando volevo  diventare un campione.
Ora mi divertivo a nuotare, gli allenamenti alla Rari Nantes non erano allora ancora estremizzati come poi divennero negli anni successivi, massimo 3 - 4 km al giorno, con tanto interval training che la fatica la implicava comunque...E alla fine dell'allenamento, mi sentivo forte e sano come un dio immortale ! Nella velocità divenni in zona uno dei più forti, stilelibero e delfino, ma fu un vero peccato che allora le gare ufficiali non prevedessero ancora la distanza dei 50 mt., in cui realizzavo tempi che mi avrebbero portato alla ribalta nazionale ! Comunque nel 1965, richiamato all'agonismo dopo che avevo l'anno prima abbandonato, raggiunsi il massimo della forma e vinsi il campionato italiano a squadre di Nuoto Salvamento, insieme a Dario Delfino e Dino Silvestri (amico e poi collega di lavoro, purtroppo recentemente scomparso).
Episodicamente ritornai anche all'Atletica, gareggiando in campo universitario con il CUS Padova, riuscendo a vincere qualche gara provinciale e perfino una gara nazionale di lancio del disco a Roma, stadio dei marmi, ma solo perchè non c'erano i più forti...
Nel 1964 partecipai improvisando ai campionati Italiani Universitari all'Aquila, nuotando i 100 stile libero in poco più di un minuto, essendo totalmente privo di allenamento. 
Mi aiutò la temperatura dell'acqua: 16° ! Durante la notte si era allagata la caldaia che riscaldava l'acqua e la piscina si era mezza svuotata per la rottura di un oblò sommerso...( era Aprile e l'Aquila si trova ad 800 mt. s.l.m.).
La nuova vasca olimpica della Rari Nantes Patavium nel 1965.

In tutto questo trovavano spazio anche gli esami all'università e svariate, iniziali formative esperienze di lavoro.
Nel'62, prima ancora di compiere 21 anni, con mio fratello Mario che ne aveva solo 17, dopo aver affiancato nostro padre, agente per il Veneto di primaria fabbrica di autogru, iniziammo ad andare in giro, tentando di procacciare nuovi clienti. Conoscevamo sommariamente i prodotti, le loro caratteristiche tecniche ed i punti di forza delle argomentazioni di vendita, essendo comunque digiuni di qualsiasi precedente esperienza di lavoro. Facevamo tuttavia buon affidamento su ciò che avevamo appreso da nostro padre accompagnandolo dai principali clienti. Inoltre avevamo presenza ed eloquio, sembrando entrambi assai più maturi delle nostre età reali. 
Ma presto, non ricordo perchè, passammo entrambi ad altri lavori:
la vendita di libri porta a porta, la mitica enciclopedia per ragazzi "Vita Meravigliosa", 40milalire pagabili comode rate mensili. Tipo di esperienza assolutamente fondamentale per chiunque voglia dicventare un "venditore", comunque un commerciale ! Poi macchine da scrivere, macchine da cucire, le solite polizze assicurative ecc...ecc...
Enciclopedia "Vita Meravigliosa"

Nel'63, non ancora 22enne, giravo Padova e provincia a bordo di un grosso furgone Fiat, reclamizzato Perugina, in qualità di subagente di quella nota marca dolciaria, con l'incarico di piazzare ovunque fosse possibile, bar, pasticcerie, trani ed osterie, cinema e drogherie, la nuova linea di Prodotti da Banco Perugina, a aprtire dai mitici Flippers, allora in fase di lancio.
Ricordo come il mio giovanile, vergine entusuasmo mi sostenesse nel riuscire a piazzare un set di prodotti perfino sui banchi delle più sperdute osterie della nebbiosa campagna padovana, dove allora si mescevano unicamente "ombre de vin", calici di "spritz" e grappini, eventualmente accompagnati dall'immancabile "uovo sodo". Ma la grande delusione mi aspettava al successivo passaggio, dopo una o due settimane, quando invece di reintegrare, magari allargando la gamma dei prodotti venduti, trovavo ancora tutto intatto quel che avevo lasciato.

E la povera esercente che con rassegnazione mi diceva: "ghe avevo dito mi, questi ne i xe posti per ste robe, che i ga dentro gnianca un pò de alcool". Ed in effetti si vendeva, e non solo in quei trani, solo la concorrenza dei cioccolatini di Ferrero,  con dentro la ciliegina al "liquore"...
Dopo l'estate, conclusa l'esperienza Perugina, che mi richiedeva assai più impegno di quanto non mi rendesse in provigioni, passati un pò di esami all'università, mi risolsi a cercare qualcosa di  più concreto ed attendibile. Come al solito risposi ad un pò di annunci economici, ricordandomi di essere immeritatamente in possesso anche di un diploma di ragioneria.
La locale agenzia dell'API (anonima petroli italiana, quella del cavallino nero) cercava un amministrativo. Ma il direttore sig. Padovani, gentiluomo scafato di lunga esperienza, mi inquadrò subito e dopo essersi informato sul mio curriculum mi disse, così a bruciapelo: "Ma lei vuole davvero fare il ragioniere ?". Al che d'istinto risposi dicendo il vero: "nenache un pò !".
Si mise a ridere e mi assunse, seduta stante, come funzionario commerciale, addetto alle vendite di carburanti e lubrificanti, nonchè al controllo di qualche decina di punti vendita (stazioni di servizio), sparpagliati nelle province di Padova, Vicenza, Rovigo e Belluno.
Iniziai così  la mia decennale esperienza nel settore Petrolifero, che alla lunga costitui ottima scuola di formazione "marketing oriented" ed infine utilissimo trampolino di lancio verso successivi incarichi di lievllo, sia professionali che economici.
"Volare con API"

Ma i miei primi passi con quella società non furono esattamente fortunati: dopo pochi mesi l'ottimo direttore Padovani che mi aveva asunto morì e fu rimpiazzato da un quaquraqua, campione di opportunismo, compromessi e contradizioni, con cui venni inevitabilmente in contrasto e dovetti infine lasciare.
Racconto la storia della mia esperienza nel settore petrolifero nel post: "Oro nero" della serie "Business&Administration - Dilettanti allo sbaraglio", su questo stesso blog, ed è una delle più visitate, con oltre 500 contatti. Chi volesse può provare a leggerla su:  http://swimmingeorge.blogspot.it/2011/07/oro-nero.html

A questo punto si apre una triste pausa nella cronolgia dei miei "Momenti Felici...", un paio d'anni duri e pesanti, fatti di avvilimento, indigenza, inadeguatezza, povertà ed anche perfino un pò di fame. Situazione alla quale tutti in famiglia, per quanto sofferti, riuscimmo poi comunque a reagire al meglio, superandola infine alla grande. Per me fu poi un'occasione impagabile, come scuola di vita, da cui uscii temprato ed attrezzato per le successive battaglie esistenziali, che mi riservarono comunque, anche nelle immancabili e reiterate difficoltà, sempre migliore fortuna di quanto in quel frangente non avessi trovato.
Era il solito guaio, quello che ancora non conoscevo e che in quella occasione imparai assai amaramente. Mio padre, eccezionale ed abilissimo uomo d'affari, che già era stato "ricco" oltre 15 anni prima, neppure trentenne, si era per l'ennesima volta rovinato (ma poi continuò a farlo fino al termine dei suoi giorni) con il maledettissimo gioco d'azzardo ! Racconto mio padre, bell'uomo, aitante, con grande cherme e savoir faire da vero signore, genitore irreprensibile ed uomo di grandi virtù...ed un terribile vizio, lo racconto in una serie di post su questo stesso blog a partire da
http://swimmingeorge.blogspot.it/2011/05/pericle-5-parte.html
e andando indietro (post più vecchi).
Il Casinò di Venezia al Lido
 Quella volta, in più riprese si era giocato al Casinò di Venezia un bel pò di "milioni" di allora, corrispondenti a svariati anticipi incassati da clienti cui aveva venduto le costose autogru della fabbrica di cui era agente. Anticipi che aveva tutti distratto dall'invio alla casa madre.
Fu la rovina, forse peggiore delle tante altre in cui era finito e da cui incredibilmente era risorso, eterna araba fenice.
Così a 23 anni (ma mio fratello ne aveva 19 e mia sorella 15...) imparammo
dolorosamente che c'era un'altra persona in famiglia, che coabitava nella mente di nostro padre, ed era una persona molto pericolosa per se e per gli altri. In qualche modo aiutati da parenti ed amici, vendendo una parte dei mobili, nel 1964 tornammo a Genova, quasi di soppiatto, con la coda tra le gambe e. la disperazione nel cuore. Mio fratello, che era già molto fidanzato 
e riusciva a cavarsela lavorando in qualche modo, si fermò a Padova dove poi rimase per sempre. Anch'io, che ero fidanzato con una ragazza del luogo, dopo qualche mese tornai a Padova, dove mi ingegnai a fare qualsiasi lavoro.
Anch'io vivevo in camera d'affitto e mi arrangiavo come potevo. Tornai a vendere libri, fui agente dell'American Encyclopedia, ma con scarso successo, feci il venditore e propagandista di cosmetici fasulli reclamizzati su Reader Digest...Infine un piccolo colpo di fortuna: fui assunto come contabile presso la filiale padovana della Lavazza (allora leader per il caffè). Lo stipendio non era gran che, ma mi permetteva di sbarcare quasi decentemente il lunario.
Ma anche il quel periodo negativo non mancarono momenti piacevoli, talora esaltanti. Innanzitutto realizzai la migliore forma fisica della mia vita.
Il caffè Lavazza
Che che se ne dica la "fame" aiuta ! Riuscendo poi a praticare il nuoto a livello agonistico avanzato (fu in quell'estate del 1965 che divenni campione italiano di Nuoto Salvamento) arrivai a portare sui blocchi di partenza 84 kg. di muscolatura, ben scolpita su 184 cm. di statura, con una massa "magra" da triatleta professionale (95%). Il mio sopranome in quel periodo era 007.
In piscina dove mi allenavo e sulle spiaggie al mare dove episodicamente andavo con la morosa, talora ospite della sua famiglia, svariate fanciulle mi puntavano, ma spesso anche le loro madri...
Ed a quella condizione fisica corrispondeva uno stato mentale di quasi eterea, estatica rassegnazione, che mi permetteva di abbandonarmi totalmente all'attimo fuggente, fosse una corsa sulla spiaggia, il relax nel caldo bagnasciuga salmastro, cullato dalle onde, un rapporto amoroso, del buon cibo nutriente (che solo se invitato da qualcuno potevo permettermi), la lettura di un romanzo, la visione di un bel film di seconda o terza visione in un cinema di periferia.
Ma alla fine del'65 mi risolsi di tornare a Genova, avendomi mio padre proposto di andare a lavorare con lui, avendo lui fortunosamente ricevuto l'incarico dal suo vecchio amico Novelli di aprire e gestire il nuovo Salone Mercedes, la Superga, in corso Europa.
Molto mi spiacque allontanarmi dalla morosa Padovana, ma in Lavazza non vedevo prospettive, il lavoro essendo monotono e quanto di più lontano dal mio carattere e dalle mie aspettative. Partii promettemdo comunque che in qualche modo sarei tornato. 
L'unica possibilità di farlo era però allora la Marathon Oil, con il cui direttore della filiale padovana del Veneto avevo già avuto un paio di colloqui.
Al termine dei quali lui mi aveva confermato di essere  propenso ad assumermi come funzionario addetto alla rete di distribuzione, con mansioni ispettive, ma che al momento era bloccato da una situazione interna alla filiale che gli impediva di farlo. "Se e quando si sbloccherà provvederò a contattarla". 
Il salone Mercedes di c.so Europa, 1965

A Gennaio del 1966 tornai a vivere con i miei e a lavorare per la Mercedes Benz, un pò in via Rimassa con Armando Novelli, un pò in corso Europa con mio padre. Il quale per l'ennesimo volta dimostrò le sue eccezionali capacità d'imprenditore commerciale, lanciando la filiale al massimo dei risultati, superando di gran lunga la Concessionaria di via Rimassa e divenendo uno dei migliori gestori italiani, con incrementi di vendita mai prima registrati da chicchesia. Avendo la fortuna di stargli accanto ebbi modo di imparare qualcosa della sua bravura, il modo di approcciare i clienti, con grande nonchalance ed apparente signorile distacco, con la verve e la simpatica ironia che gli erano proprie. E l'assidua determinazione nel lavoro, mai contento dei risultato ottenuti, sempre intento a studiare nuove vie di 
contatto con la clientela potenziale e ad attivarsi per farle divenire 
occasioni di successo. Mentre in via Rimassa, come sicuramente altrove, ci si aspettava che arrivassero i clienti per poi approcciarli quasi con sufficienza, in maniera piatta e quasi inospitale.
Nervi, il mare sotto la passeggiata.

Nel tempo libero continuavo a fare sport, di nuovo l'atletica, un pò di rugby, di nuovo la pallanuoto...Ed il mare, le scogliere di Nervi da cui mi tuffavo senza remore, perdendomi poi in prolungate immersioni in apnea ed in lunghe nuotate. Ma spesso scappavo a Padova, a trovare la morosa, magari facendo l'autostop all'ingresso delle autostrade, che risparmiavo i soldi del biglietto e qualche volta facevo anche prima.

A Maggio del 1966 ero seduto alla scrivania, di fronte alle grandi vetrate che davano sul corso Europa, nel salone che esibiva le costose auto Mercedes. 
Ero solo, nel caldo pomeriggio assolato, quando arrivò la telefonata che avrebbe cambiato la mia vita, il mio futuro.
Era il comnadante Rolando Ronconi, direttore della Marathon Oil veneta, che mi chiamava da Padova. La situazione si era sbloccata, io ero ancora interessato e disponibile ? Mi fissò un appuntamento al lunedì successivo per definire la mia assunzione.
Ero al settimo cielo ! Dopo tanta sfortuna e soluzioni di ripiego ecco finalmente la mia grande occasione ! Subito telefonai la meravigliosa notizia alla morosa padovana e poco più tardi, essendo ormai l'ora di chiusura, salii in casa dai miei (abitavamo l'appartamento soprastante il salone) per comunicare l'eclatante novità.
Nei giorni seguenti mi dedicai a ripassare tutte le mie cognizioni in materia petrolifera: realizzazione, normative e gestione dei distributori, caratteristiche tecniche dei prodotti ecc...E dedicai intere giornate a rimettere a nuovo una Fiat 1.100 TV usata che già avevo deciso di acquistare a prezzo di favore dall'usato del salone.
Fiat 1.100 TV bicolore anni 50-60

Partii per Padova come se andassi alla conquista del mondo e ne ritornai come se lo avessi conquistato ! L'incontro con il "Comandante" Ronconi non poteva andare meglio: mi presentò allo staff della sua filiale, sita in bellissimi uffici nel nuovissimo centro direzionale di largo Europa, giusto sopra le Porte Contarine, di fronte al ponte del Bacchiglione ed alla Cappella degli Scrovegni. Il mio stipendio era più del doppio di quanto non guadagnassi sei mesi prima in Lavazza, moltiplicato per 16 mensilità ! Inoltre prevedeva lauti rimborsi per pranzi, colazioni e pernottamenti, spese varie e rimborsi chilometrici per l'auto, che veniva comunque assicurata dalla ditta.
Superai alla grande un'approfondita visita presso il medico di fiducia del Comandante, che si complimentò per il mio fisico: "lei è sicuramente un nuotatore" specificò, dandomi un colpo secco con il taglio della mano alla "tartaruga" degli addominali (ma poi seppi che già era stato preavvertito da Ronconi, che gli aveva telefonato: "Le mando un atleta, un campione di nuoto"). 
Più tardi a pranzo, in una trattoria di mezza campagna in direzione Colli Euganei, festeggiavo la mia assunzione con la morosa, entrambi felici di ritrovare una nuova insperata prospettiva di vita comune.
Nel pomeriggio viaggiando verso Genova, nel lungo itinerario delle statali padane inferiori che vanno da Padova a Legnano, Mantova, Cremona, Piacenza, Voghera...fui colto da temporali ormai di tipo estivo, cui seguiva lo splendido sereno del tramonto. Nel mentre che alla radio i Rokes cantavano
le parole di Mogol "E' la pioggia che va...e ritorna il sereno..." ed io con loro, a squarciagola, mentre guidavo,  felice per quell'ampia, magnifica visione di sereno che si apriva ora sulla mia vita.
E ritorna il sereno...

Fine della terza parte.

the lonely dolphin 

P.S.: il Comandante Ronconi era un vero "leader", un manager di grandi carisma e capacità mi fu maestro ed in certi momenti quasi tutore (aveva la stessa età di mio padre). Era stato Camndante della Marina Militare durante la seconda guerra mondiale, facendo parte della eroicamente famosa Decima Mass. Decorato per meriti bellici era sopravissuto ad un naufragio nel mediterraneo, dove era stato abbattuto con il suo idrovolante.
Uomo risoluto ed esigente era comunque obbiettivamente comprensivo e perfino protettivo nei confronti dei suoi collaboratori.
Aveva sposato una nobile veneziana, aveva tre figli, un grande appartamento a Venezia ed una bella villa a Padova, vicino all'areoporto, nonchè uno splendido chalet a San Vito di Cadore.
Si diceva che tanto era duro e risoluto nel lavoro, tanto invece fosse tenero e permissivo in famiglia. Sulla sua scrivania ricordo che aveva una foto dei figli, la più piccola dei quali, allora neppure decenne, era Susanna...
Susanna Ronconi, poi divenuta tristemente famosa come brigatista rossa ! 
v. su questo blog il post "Il comandante Rolando":

http://swimmingeorge.blogspot.it/2011/03/il-comandante-rolando_19.html
  




2 commenti:

  1. Egregio swimminggeorge, è un vero piacere leggere le fantastiche storie della sua vita. Complimenti !!!
    Virginia

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    1. La ringrazio molto per il suo apprezzamento. Giuro in ogni caso che di "fantasia" non c'è nulla, tutto realmente accaduto, precisazione superflua perchè lei sicuramente per "fantastiche" intende inusuali, particolari, forse perfino mirabolanti...Ho avuto la fortuna di una vita ricca di accadimenti, esperienze, quasi avventure...ed ora, nella vecchiaia, assecondando l'innato propensione a "scrivere", mi piace moltissimo riiviverne i ricordi. Cordialmente.

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