Eaton, recordman mondiale e campione olimpico a Londra 2012 |
Comprende da 10 gare diverse, etereogenee, complessivamente molto impegnative, tecnicamente anche assai difficili (basti pensare alla corsa ad ostacoli ed al salto con l'asta...), che impegna completamente, per ben due giorni, i migliori atleti in assoluto !
Per fare il Decatlhon a discreti livelli (oltre i 5 - 6.000 punti) occorre avere
un fisico atleticamente ideale ed una mente adeguata all'impegno estremo.
Il decatlheta deve essere forte ma agile, potente ma resistente, scattante ma capace di mantenere a lungo il ritmo dell'impegno agonistico e deve possedere grandi doti agonistiche, che gli consentano di ripetere , continuamente, per ben dieci gare e per ben 22 prove (3 per ognuno dei sei concorsi, cioè salti e lanci più le 4 della corsa) in 36 ore, cioè dalla mattina del primo giorno alla sera del secondo, il massimo sforzo per la massima prestazione applicando la massima concentrazione !
Il Decatkhon è il massimo e quindi il Decatlheta Olimpico è la quintessenza del Campionissimo, in assoluto e senza paragoni, il più dotato fisicamente e mentalmente, il più completo in ogni senso !
Negli altri sport ci sono sempre stati grandissimi campioni, fenomeni incredibili sia per il livello delle prestazioni raggiunte che per la frequenza e durata della loro leadership tecnico agonistica (basti pensare a Jessi Owens, a Carl Lewis, a Michael Phelps, Jan Thorpe, a Sergej Bubka, a Fausto Coppi, Francesco Moser, e molti, molti altri ancora).
Ma a livello di comune conoscenza, di pubblica fama, nessun Decatlheta ha mai raggiunto la rinomanza di un Bolth, piùttosto che uno dei tanti assi del Calcio.
Ciò accade perchè il Decatlhon è disciplina tecnicamente non facile da seguire, comprendere ed apprezzare.
Per poterla cogliere occorre una cultura specifica, una conoscenza adeguata delle varie specialità previste, ciò che presuppone perlopiù una passione dedita o perfino l’aver praticato almeno marginalmente alcune di quelle.
Di fatto chiunque è in grado di cogliere il prorompente esito prestazionale di un supervelocista che sbaraglia o quasi ogni avversario nello scatto dei 100 metri piani, tagliando il traguardo in soli 9 secondi e mezzo, come fa il fenomeno naturale iperdotato, il Giamaicano Bolth !
Così come è in grado di recepire il drammatico sforzo di un maratoneta che lotta allo strenuo delle sue ed altrui forze per vincere una corsa di oltre 42 chilometri.
Per non parlare di certe azioni spettacolari che determinano un gol rocambolesco, fondamentale per l'esito di una partita di calcio, football, baseball, basket… !
Tutto ciò è facile ed immediato da capire, apprezzare, seguire..
Eaton, 184 cm. per 84 kg. nel lancio del peso |
Il Decatlhon è un'altra cosa, purtroppo per pochi intenditori iniziati.
Il gesto atletico cambia anche radicalmente quando si passa da una gara all’altra, una dopo l’altra, per dieci volte, spaziando dallo scatto esplosivo dei 100 metri piani e del lancio del peso sino alla corsa relativamente lunga dei 1.500 mt., che implica una capacità alla resistenza assai impegnativa per atleti il cui peso è mediamente oltre gli 80 kg., talora anche oltre i 90 !
Tra i 100 ed i 1.500 ci sono altre prove di forza esplosiva, come il salto in lungo, i lanci del disco e del giavellotto (tecnicamente però più complessi da eseguire efficacemente), prove in cui la forza dirompente si unisce all’estrema agilità ed alla grande difficoltà tecnica di una buona esecuzione, come il salto in alto.
Tutto ciò, ma altro ancora richiede la prova più difficile, il salto con l’asta: per effettuarlo adeguatamente occorre avere l’agile coordinazione di un acrobata, le forti gambe di un velocista, gli addominali di un gran nuotatore, spalle e braccia da lanciatore ! Aggiungete la coordinazione mentale di un violinista e… scusatemi se è poco.
In effetti il Decatlheta ideale è un saltatore con l’asta, ma di taglia leggermente superiore alla media, diciamo di statura oltre i 180-190 cm e di peso tra gli 80 ed i 90kg.
Eaton nel salto con l'asta |
Non dimentichiamo però altre due gare assai importanti ed impegnative: i 110 ad ostacoli ed 400 mt. piani.
Gli ostacoli dei 110, così detti “alti”( ciascuno supera ampiamente il metro) sono prova anch’essa estremamente impegnativa, per riuscire nella quale occorre grande velocità di base, estrema scioltezza ed agilità, grandissima coordinazione, senso quasi “musicale” del ritmo. Si tratta di…”attraversare” 9 ostacoli alti 107 cm. caduno, correndo alla massima velocità possibile. Attraversarli e non saltarli: un salto vero e proprio comporterebbe perdita di velocità, di continuità e probabile sbilanciamento.
“Attraversarli invece significa mantener il baricentro del corpo il più basso possibile durante il superamento dell’ostacolo, che viene “attraversato” allungando la falcata della corsa in una sorta di spaccata che vede quasi
Sebrle, pluricampione Olimpico e Mondiale |
I 400 piani non sono tecnicamente difficili, ma sono una prova estremamente impegnativa per il grande sforzo che richiedono.
Nei 400, più ancora che negli 800,
occorre spendere tutte le riserve di ossigeno disponibili, sino allo spasimo.
Sono la tipica gara “da stress”, dove gli atleti raggiungono il massimo della sofferenza fisica ed agonistica. Ciò è tanto più vero per atleti di taglia relativamente pesante.
In effetti le prove atletiche, dal punto di vista dello sforzo fisico che richiedono, si dividono in tre categorie: quelle brevi, di scatto, forza e/o istantanea agilità, come tutti i salti, i lanci e le corse brevi, fino ai 200 mt., in cui durata dell’impegno fisico non supera i 25 secondi, che sono un tempo insufficiente a bruciare tutto l’ossigeno contenuto nelle riserve di sangue e polmoni di un atleta in forma, ben allenato.
Quelle lunghe, in atletica leggera dai 1.500 mt. in poi, per cui gli atleti sono necessariamente indotti a comportarsi in maniera “aerobica”, cioè ad impegnarsi costantemente entro e non oltre il limite massimo delle proprie riserve di ossigeno.
Se superano tale limite finiscono per il perdere “fiato”, la loro resistenza allo sforzo vien meno e sono costretti a rallentare o perfino a fermarsi !
I 400 mt. (ma anche gli 800) sono invece nella “death zone”, la zona della morte…, dove gli atleti sono indotti, proprio dalla durata breve ma già lunga della gara, a spendere tutte le loro energie, dando fondo ad ogni possibile riserva.
Eaton all'arrivo dei 400 |
Ed in effetti spesso succede che ai 350, a 50 mt. dal traguardo, si arrivi senza più ossigeno nei polmoni e quello che si riesce ad incamerare con la respirazione è ormai insufficiente per sostenere il massimo sforzo. L’acido lattico nei muscoli ha una concentrazione tale da intasarne le funzionalità ed ogni ulteriore falcata rappresenta un eroico tentativo per la vittoria od un buon piazzamento.
Ed è allora che si deve “morire”! Stringendo i denti e continuando a spingere sino in fondo, spesso rischiando di finire “imballati”.
Le tattiche indicate e suggerite per questo tipo di prova sono diverse e cambiano anche in funzione delle caratteristiche dell’atleta e della strategia che richiede il confronto con i suoi avversari.
Una volta gli allenatori consigliavano perlopiù di spingere al 90% dell’impegno sino ai 200 mt., risparmiarsi poi un poco sino ai 300 e quindi dare il massimo nei 100 mt. finali. Tattica decisamente prudenziale, che trova oggi un deciso contrasto nell’indicazione: spingere al massimo o quasi nei primi 200, attaccare poi aumentando fino ai 300 ed infine darci dentro alla morte negli ultimi 100 !
Personalmente mi comportavo così nei 100 mt. stile libero, gara di nuoto equivalente come sforzo alla corsa dei 400 piani: controllavo gli avversari nelle prime 2 vasche (2 per 25 = 50 mt., allora era raro poter gareggiare in vasche da 50), cercando di restare tra i primi, poi attaccavo al massimo nella terza vasca (cioè sino all’ultima virata dei 75) ed infine spingevo alla morte negli ultimi 25, arrivando alla fine in totale debito di ossigeno.
I 400 piani li ho corsi solo pochissime volte ed unicamente in funzione del Decatlhon,ed ogni volta è stata una prova terribile ( ma anche i 1.500 erano un bel calvario).
Jin Thorpe, Olimpionico del 1912 |
La storia del Decathlon è stata scritta da una lunga serie di grandissimi campioni, dallo statunitense sangue misto Jim Thorpe, mezzo pellerossa e mezzo irlandese, olimpionico nel 1912, poi a lungo acclamato e consacrato come il più grande atleta di tutti i tempi, sino al vincitore di Londra 2012: l’afroamericano Ashton Eaton, primatista mondiale con 9.039 punti.
Tra di loro spiccano numerosi nomi di rilievo, di cui ricordo solo i più recenti:
Rafer Johnson, olimpionico a Roma nel 1960 per una manciata di punti sul Formosano Yang Chan Kuang, altro formidabile deathleta che nel 1963 fù il primo a superare i 9.000 punti con le tabelle allora in vigore, mandando in crisi il comitato
Internazionale che definiva il valore dei punteggi: infatti Chan Kuang stabilì, nel corso di quel decathlon, il nuovo primato mondiale assoluto di salto con l’asta, superando così i limiti massimi della tabella, che dovette per l’occasione essere riaggiornata…Memorabile comunque resta il suo testa a testa con Rafer Johnson nell’olimpiade romana, durato fino all’ultimo metro dell’ultima gara, i massacranti 1.500 piani. Chan, agile e leggero (180 cm per 80 kg.) vinse tutte le gare tranne i lanci, dove fù surclassato dal possente Johnson (191 per 90 kg.), che alla fine ebbe il punteggio dalla sua, ma solo per pochissimi punti.
Yang Chan Kwan,mondiale 1963 |
“La grande olimpiade”, di gran lunga il migliore mai realizzato sull’argomento.
Thorpe, grande nella storia |
Altro gran fenomeno fù il già citato Jim Thorpe (183 cm. per 86 kg.), cresciuto in una tribù indiana, precocissimo atleta, grande giocatore di fottball americano, fù improvvisato decathleta in occasione delle Olimpiadi del 1912, dove sbaragliò ogni avversario, stabilendo poi ripetuti records mondiali ed anche premiato come il più grande atleta del mondo. Thorpe fu poi validissimo ed acclamato campione anche nel baseball, ma la sua carriera s’incrinò quando il rigidissimo puritanesimo allora incombente lo tacciò di professionismo, per compensi avuti giocando a baseball.
Fù costretto a restituire tutte le medaglie avute e fù depennato da ogni classifica sportiva ! Il povero Thorpe finì alcolizzato, a vivere come un barbone in una misera roulotte.
Notevolissimi anche gli ultimi campioni olimpici prima di Eaton: il Ceco Sebrle (186 cm. per 88 kg.) ed altri ancora, trutti over 9.000 !
Ma cosa significano 9.039 punti ?
Sono la somma dei punti che l’atleta ha conseguito in ognuna delle 10 gare effettuate.
Per convenzione internazionale, cui concorre un qualificato comitato di esperti, esistono infatti delle Tabelle che prevedono un punteggio, che va da zero ad oltre 1.200 punti per ogni gara, in funzione del risultato.
Queste tabelle fanno riferimento per il punteggio massimo a quello che è il record mondiale della specialità, prevedendo altrimenti come minimo il risultato ciò che può ottenere un mero principiante, mediocremente dotato e preparato.
Eaton nell'alto |
Per fare un esempio banale, il 9”58 di Bolt nei 100 mt. possono valere il massimo, cioè 1.200 punti, mentre 1 solo punto và a chi corre la stessa distanza in 18”00.
In tale contesto Ashton Eaton, correndo in 10”21 in occasione del suo record
Mondiale di Decathlon, prese 1.044 punti.
Il massimo punteggio l’ ottenne con 1.120, saltando un formidabile 8,23 mt. lungo!
Superò i 1.000 punti anche nei 110 ostacoli (1.014 punti) ed ovviamente nel salto con l’asta (1.004 punti). I punteggi più bassi li ebbe nel getto del peso (741 punti), del disco (722) e del giavellotto (721).
In effetti Eaton non ha propriamente un fisico da lanciatore: è alto “solo” 184 cm. e pesa “solo” 84 kg. ( alle olimpiadi di Londra la media dei Decathleti era oltre i 190cm. di statura e sui 90 kg. di peso !).
Sarà un caso, ma quando ottenni il mio modesto record personale in un decathlon totalmente improvvisato, nell’Ottobre del 1965 al campo dell’Arcella, a Padova, avevo esattamente gli stessi età, statura e peso di eaton: 24 anni, 1 metro e 84 per 84 kg..
Ero in una forma strepitosa, ma sopratutto grazie al nuoto (avevo appena vinto il Campionato Italiano di nuoto salvamento, con la Rarinantes Patavium) e lasciate le fredde acque della piscina (allora non esisteva la vasca coperta e riscaldata) ero da solo qualche settimana ritornato all’atletica leggera.
I 5.500 punti circa che ottenni (allora il record mondiale superava appena gli 8.000 punti) furono per me un esito notevole e sorprendente, anche in quanto ero assolutamente privo di preparazione specifica ed improvvisavo, forte per altro di un eclatante forma fisica, per cui avevo in abbaondanza fiato, resistenza, elasticità e grande rapidità di esecuzione muscolare. La conoscenza tecnica per l’esecuzione di ciascuna gara era comuque abbondantemente parte della mia cultura, avendo per anni già praticata l’atletica leggera.
Ciò che mi porta a sbilanciarmi nell’affermazione per cui, se mi fossi specificamente allenato e preparato, non avrei probabilmente mancato di reggiungere in un paio d’anni i 7.000 punti che costituivano allora l’eccellenza della specialità.
Ma a quei tempi io ero un più o meno disperato studente fuori corso e lavoratore precario, che faticava non poco a mettere insieme il pranzo con la cena e l’affitto della camera ammobiliata in cui abitava.
Bei tempi, nonostante tutto !
Ed in effetti, nonostante i disagi della totale carenza economica, la fame e talora anche la solitudine, grazie allo sport praticato, Decathlon incluso, io mi sentivo fisicamente invincibile, una sorta di semidio, ed il mio look era a quei livelli, quando salivo sul blocco di partenza in piscina, così come quando scendevo in pedana per il lancio del disco o in corsia per il salto con l’asta.
C’erano perfino delle ragazzine che che venivano a vedere le gare di nuoto appositamente per guardare me, incitandomi alla vittoria: “forza Nembo Kid”, (allora quello era il nome del Superman dei fumetti), perché così mi avevano battezzato.
Nembo Kid |
Tornando al Decathlon voglio ricordare che esistono anche altre prove “multiple” di notevolissimo valore ed impegno: l’Eptathlon femminile (sette gare di atletica), il Pentathlon moderno ed il triathlon, tutte competizioni che prevedono
grandissimi impegno, doti e capacità ecletiche per gli atleti di valore che in esse emergono.
In atletica femminile l’Eptathlon ha da alcuni anni sostituito il Pentathlon ed è probabile che in futuro anche le donne arriveranno a fare tutte le dieci gare !
In effetti ora esse praticano regolarmente specialità che non molti anni fa erano riservate ai soli uomini: salto con l’asta, lancio del martello, salto triplo…
Il Pentathlon si rifà invece alla vecchia tradizione militare del percorso di guerra, prevedendo la corsa a piedi, a cavallo, il nuoto, il tiro con la pistola e la scherma.
Il triathlon è la più recente delle prove multiple, cui sono dediti atleti di grandissime capacità, in grado di nuotare e correre, sia a piedi che in bicicletta ai massimi livelli.
Ma il triathlon è anche una delle massime espressioni dello sport di resistenza, in quanto le 3 prove, nell’ordine nuoto, bici e corsa a piedi, avvengono senza interruzione, una di seguito all’altra.
E l’ “Iron Man”(Uomo di ferro) ne è la massima espressione, trattandosi di una gara di gran fondo, in cui gli atleti prima nuotano 6 km, poi di seguito corrono in bicicletta per 180 km. ed infine, sempre di seguito, corrono la…Maratona, cioè 42 km. e rotti !
Triatleta al termine della 1^ prova |
Per valuterne meglio la portata basti considerare che il vincitore dell’Iron Man ha poi bisogno di circa sei mesi per smaltire tutta la fatica di quella gara e recuperare di nuovo la piena forma fisica.
Vorrei vedere i grandi eroi del calcio, i tanto osannati e strapagati campioni del pallone, idoli delle folle supertifose ed ipercampaniliste, vorrei vederli alla riprova
di sifatte competizioni !
Un’ultima, più pacata considerazione: il Decathlon è anche cultura, non solo dello sport, ma anche di vita. Esso infatti presuppone un approfondita conoscenza di svariate tecniche di difficile esecuzione (l’acrobatico salto con l’asta, la corsa veloce “attraverso” gli ostacoli, il complicato avvitamento dorsale del salto in alto, la sapiente rincorsa con stacco di battuta millimetrica nel salto in lungo, il gesto ben modulato e calibrato dei lanci, disco e giavellotto in particolare, il buon dosaggio delle forze nelle corse di resistenza, i 400 ed i 1.500 piani). Non solo, ma richiede anche e soprattutto un atteggiamento mentale di tipo catartico, votato a lunghi ed impegnativi allenamenti, che durano anni, spesso nell’oscurità dell’anonimato che accompagna la scarsa popolarità di questa specialità presso il crasso pubblico, buon fruitore solo di gesta di facile lettura sin dai tempi dei gladiatori e delle belve nell’arena del Colosseo,
i “circensem”, che con il “panem” solevano chetare i possibili fermenti populorum…
Così come oggi il calcio, che spesso anzi li aizza, ma reindirizzandoli (in altri termini:
è meglio che le teste calde, v. soprattutto gli “ultras” si scannino tra di loro, che non se la prendano con chi gestisce il potere, che sempre più spesso meriterebbe un tale accanimento avverso !).
E il Decathlon si trova esattamente agli antipodi di tutto questo.
Ed è forse anche perciò argomento per pochi iniziati intenditori.
Un aspetto notevole di questo sport è il grande cameratismo e spesso l’amicizia che unisce gli atleti praticanti in competizione tra di loro, che vivono frequentemente insieme, a stretto contatto, le due lunghe giornate di gare, finendo talora per darsi consigli reciproci su come effettuare un determinato gesto atletico, disenteressatamente, anzi in palese contraddizione sul proprio interesse !
Yang Chan Kwang nell'alto |
E su quest’ultimo ricordo chiudo la mia lunga disamina di un magnifico sport, la gara Regina dell’Atletica Leggerea, a sua volta Regina dell’Olimpiade !
The lonely dolphin
p.s. : dopo le brevi tabelle, relative agli esiti mondiali dell’Olimpionico Eaton
ed alla classifica dei grandi della specialità, consiglio la visione del magnifico duello dell’Olimpiade Romana, Jhonson versus Chang, 1960.
(Il video non è ancora disponibile, provvederò ad avvertire non appena lo sarà)
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