giovedì 27 ottobre 2016

Momenti felici 8^ Parte

Momenti felici della memoria. Parte 8^

Come ho già raccontato altrove (*) i nodi sempre più intricati del mio ormai travagliato rapporto con la Fiorete di R.Z. giunsero al pettine. Messomi alla ricerca di alternative, nonostante avessi ormai superato i 50 anni, la mia buona notarietà ed ottima immagine professionale nel settore mi permisero di poter scegliere...
Optai per Leutenda, tessitura concorrente assai ben attrezzata, condotta da titolare gentiluomo di origini svizzere, situata a 4 km. dal confine elevetico, il cui valido direttore era una mia vecchia conoscenza dei primi tempi in Fiorete. Amico e notevolissimo partner di lavoro per i successivi 16 anni, durante i quali la nostra collaborazione permise all'Azienda di conseguire significativi incrementi di fatturato.
Immagini di Leutenda, al top dei tempi migliori.

Mi furono affidate le vendite per tutto il Nord Italia, con la responsabilità dei principali clienti del settore, qualche decina.
Il mio lavoro, più ancora che con Fiorete, non fu mai una mera routine di banale propositività commerciale: si trattava di dialogare con la clientela, perlopiù nella persona dei titolari, per trovare il miglior approccio in relazione alle tipologie di prodotti che noi eravamo in grado di fabbricare, per entrare a far parte delle collezioni di ogni cliente. Prodotti che richiedevano spesso fantasia creativa, tecnologie avanzate e spiccata sensibilità commerciale, essendo sempre molto attenti ed aggiornati sui cambiamenti del mercato e le iniziative della concorrenza. Un lavoro importante, molto coinvolgente e di forte soddisfazione, sia sul piano professionale che economico, nella misura dei successi che riuscivo a conseguire.
Leutenda: i telai in opera nella fabbrica.

Al di fuori del lavoro, i weekend, le vacanze, il tempo libero, continuando a buoni livelli il nostro stile di vita, fatto di sport, amicizie, escursioni, qualche viaggio, cene con gli amici ecc...
Avevamo alcuni buoni amici con cui da ormai svariati anni ci accompagnavamo, nonchè parenti, fratelli, sorelle, cugini, nipoti, purtroppo tutti lontani, distribuiti in parte a Padova, in parte a Genova. Con cui facevamo talora vacanze insieme, al mare, in montagna...Ma nel residence di Cantù in cui ci eravamo trasferiti realizzammo una discreta, piccola comunità di amici e conoscenti, con cui ci ritrovavamo nella piscina condominiale, giocavamo a tennis, organizzavamo cene e qualche volta perfino divertenti burle in stile"Amci miei". (**)
Alternavamo lunghe, piacevoli passeggiate nei boschi dell'alta Brianza, tra Como, Cantù ed Erba ad escursioni, talora anche impegnative, sui monti del Triangolo Lariano, gite in bicicletta ed in mountain bike, navigazioni sul bellissimo lago di Como, brevi viaggi nella vicina Svizzera Ticinese, arrivando perfino, quando la neve era tanta, ad esaltanti escursioni con gli sci di fondo nella boscosa brughiera imbiancata. Tutto praticamente appena fuori di casa o quasi ! 
Il promontorio diBellaggio, sullo sfondo le Grigne

In quel periodo vissi anche l'impagabile, esaltante esperienza dell'andare in barca a vela, sul lago ed al mare, sperimentando  ben 4 diverse derive, in particolare un Drascombe(°), un Ponent, un Vaurient, ed un piccolo-grande cabinato, un mitico Cat Boat(°).
Bellissima fu la breve crociera che facemmo in Agosto 1992 con mio fratello e le mogli nelle isole croate. Meno fortunata quella dell'anno successivo, sempre in quei luoghi, a causa del mare troppo agitato.
I figli ormai più che ventenni erano ancora con noi, ma facevano ovviamente la loro vita indipendente. Entrambi giunti a c.a metà degli esami universitari, insoddisfatti degli studi decisero di mettersi a lavorare. La ragazza si buttò all'avventura, andando a piazzare polizze assicurative porta a porta in giro per Milano, scuola di vendita e di vita eccezionale ! Fu poi assunta da Rank Xeros, ottenendo velocemente notevoli successi di vendita e passando poi ad altre ditte dell'informatica, con ruoli via via più specializzati e di soddisfazione, sia economica che professionale.
Verso la metà degli anni'90 andò a vivere a Milano, inzialmente da sola, quindi in compagnia di colui che sarebbe poi diventato suo marito. 
Drascombe in navigazione sul lago di Como.

Il maschio venne a lavorare con me, ad imparare il lavoro e dopo un paio d'anni decise saggiamente di provare a fare da solo. Iniziò come rappresentante di articoli cartotecnici, ottenendo buon esito e continuando un ottimo periodo di apprendistato, per poi essere fortunatamente assunto, con ruolo di responsabilità, presso la filiale milanese di Hitochu, multinazione giapponese operante in ambito tessile (tessuti e filati).

In quest'ambito generale, decisamente positivo, i "momenti felici" direi che abbondassero, purtroppo con un'unica grossa, importante eccezione, che fu occasione di molto stress e grande danno economico.
Nel periodo critico del mio cambiamento di lavoro, supportati dal convicente parere di amici, essendo mia moglie vogliosa di verifiche in ambito lavorativo, i figli ormai ben cresciuti ed avviati, decidemmo di aprire un negozio di abbigliamento per bambini-ragazzi (0-14 anni).
Lo facemmo nella via principale e pedonale di Cantù, dove rilevammo licenza ed avviamento di altro negozio. 
Data anche la relativa inesperienza di base, tramite la forte entratura di un amico che ci lavorava da una vita,  aderimmo in franchising a notevole Marchio del settore specifico, in grado di fornirci tutto l'occorrente, dalla merce all'arredamento del negozio, addestramento e completo know how.
Abbigliamento in Franchising: la nostra rovina...

Assunta una giovane apprendista commessa da affiancare a mia moglie, partimmo alla grande ad inizio Dicembre 1991.
Investiti circa 150 milioni di vecchie care lire !
Ad evitarmi ancorchè il ricordo di momenti felici quello di notevoli sofferenze, arrivo subito a dire che fu un disastroso bagno di sangue...Mettendo insieme all'investimento iniziale le perdite di esercizio di sei anni di attività arrivai a cacolare una perdita globale di circa 300 milioni !
Ma non fu solo un grosso, enorme danno economico. Fu anche una doloriosa esperienza di vita, da svariati punti di vista frustrante e devastante, che compromise non poco la pace familiare per svariati anni a seguire.
Sicuramente colpevole di non aver seguito quell'attività con tutta l'attenzione e fermezza che sarebbero state necessarie, mi sentii comunque tradito nella fiducia che avevo altrimenti accordata, per cui mi vennero nascosti fatti e situazioni, anche gravi e pesanti, al fine di non ammettere quanto, come e perchè andasse così male la gestione del negozio.

Sicuramente giocò anche la sfortuna: eravamo partiti quando ancora il mercato tirava alla grande, ignari del progressivo crollo che si sarebbe verificato, in tutti i sensi, negli anni successivi.
In effetti l'amico che ci aveva introdotto in quell'attività e intendeva aprire 15 negozi finì con avviarne 3 e chiuderne 2, sopravvivendo l'unico rimasto grazie ad una tirata gestione familiare. Il marchio Grant di riferimento franchising sparì dal mercato, così come fallì la ditta che lo deteneva...
Quando finalmente riuscii a cedere l'attività, nel 1996, faticai a realizzare quale buonuscita neppure la sesta parte dell'investimento iniziale !
Per fortuna il mio nuovo lavoro mi permise di sopportare la grave perdita economica e successivamente la vendita di un Maso della montagna trentina, giunto in eredità a mia moglie da suo nonno,
di sistemare un pò di debiti e creare una minima riserva di denaro. 
Quell'esperienza lasciò comunque un segno pesantemente negativo sul nostro futuro, incrinando i nostri buoni standard esistenziali, sopratutto l'atmosfera di tranquilla fiducia che aveva sempre caratterizzato il rapporto di copia.

Ed ancor oggi, se ci ripenso, cosa che evito sopratutto di fare, mi riesce quasi del tutto incomprensibile capirne e giustificarne i comportamenti, la caparbia, malcelata indifendibile difesa di un'attività palesemente avviata alla rovina..., considerate invece  le altre eccezionali, numerose qualità positive.

Amen e così sia. Cercando di dimenticare quella brutta esperienza tornammo a dedicarci alla nostra piacevole routine di vita, trovando in quella ampie occasioni di recupero e compensazione. Io fui come sempre molto aiutato dal forte impegno che il mio lavoro richiedeva, premiato in crescendo da gratificanti risultati professionali ed economici.
Mia moglie tornò a dedicarsi allo sport, divenendo tra l'altro provetta giocatrice di tennis e risanando l'orgoglio ferito nei tanti altri modi di cui era e resta ampiamente valida e capace.
La compagnia di parenti ed amici, quella dei nostri gatti adottati, 
piacevoli viaggi e vacanze, le immancabili escursioni fatte nei weekend, in montagna, sul lago, al mare, nei boschi collinari che per tanti anni circondarono i nostri siti di vita e che ancora formano la parte preponderante del nostro habitat, seppure trasferiti in zona assai diversa.
Parapendio sul lago di Como

Ma da tempo ci frullava nella testa l'dea di tornare ad avere una nostra casa di proprietà, una villetta tra il residenziale ed il "campagnolo", in cui ritornare a vivere e continuare il nostro percorso di vita. Il budget d'investimento base era molto ridotto (dopo la grande battosta del negozio...), ma i miei guadagni mi permettevano di affrontare il carico di un mutuo importante e di sostenere comunque via, via altre spese necessarie per acquistare o costruire exnovo. L'idea era infatti quella di realizzare un qualcosa tipo "agriturismo", che potesse costituire anche fonte di reddito accessorio quando ci fossimo ritirati in pensione.
L'occasione malandrina si presentò nel 1996-97, quando una copia di amici, nostri vicini di casa, decisero di ritirarsi a vivere sulla collina d'oltrepò, nel mulino ristrutturato in cui viveva ancora la madre di lei. Andando a trovarli verificammo la piacevolezza di quel contesto, assai più verde ed incontaminato, a tratti quasi selvaggio, estremamente meno affollato della nostra abituale Brianza, la regione extraurbana più affollata d'Italia.
La valle d'Oltrepò in cui ci saremmo trasferiti.
 

Vi trovammo un avvincente paesaggio, ricco di verde, di natura pressochè incontaminata; svariate specie animali (dal cinghiale al tasso, al capriolo, alla volpe, faine, furetti e perfino qualche lupo !). Inoltre molti siti di rilevanza storico-culturale (antichi castelli, monasteri, antichi borghi ecc...), ottimi vini ed un'interessante cucina tipica, influenzata dai limitrofi confini con ben 4 regioni: Lombardia, Piemonte, Liguria ed Emilia.
Esternammo scherzosamente la possibile intenzione di trasferirci anche noi in quella zona e...fummo presi sul serio...
Scoprimmo così che i costi dei terreni erano estremamente più convenienti che non nella carissima Brianza, l'iter burocratico per ottenere i relativi permessi costruttivi poteva risultare più semplice, veloce e meno oneroso, così come i costi di edificazione.
Un conoscente dei nostri amici ci mostrò alcuni terreni in vendita e subito ci inamorammo di uno in particolare, sito in posizione ultrapanoramica, assolata e tranquilla, di comodo accesso, posizionato nella valle a media altezza, dominante il sottostante torrente e circondato a 360° dalla verde visione del panorama collinare. Un ettaro di terreno agricolo in cui, ci fu subito lampante dove e come avremmo potuto costruire la nostra...
Casa Colonica..., possibile futuro agriturismo, senza dover pagare oneri di urbanizzazione di sorta.
Un ettaro di terreno agricolo dove avremmo potuto costruire...

Per poterlo fare ovviamente si doveva seguire un iter ben preciso,
che prevedeva che mia moglie, usufruttuaria della proprietà, divenisse coltivatrice diretta residente in loco, ciò che richiedeva comunque l'espletamento di una certa prassi burocratica e tempi di maturazione.
Acquistammo il terreno, in totale c.a 4 ettari ed altri 3 li acquisimmo con locazione (pro forma) decennale, per conseguire un'entità coltivabile complessiva tale da giustificare l'attività agricola (pari a 157 giornate lavorative/anno).
Mia moglie prese la residenza presso gli amici colà ubicati, involontariamente colpevoli di questa nostra nuova avventura,
divenne "contadina", regolarmente iscritta alla Coldiretti, e presentammo il nostro progetto di "Casa Colonica", da me stesso realizzato, ma regolamentato da geometra locale, ben ammanicato nel municipio di competenza.
Mappa originale dell'ettaro in sedime attrezzato


Superato l'intoppo con l'incaricato delle Belle Arti, la cui approvazione era richiesta stante la natura del sito, che volle farci pesare il suo ruolo, nel giro di un paio d'anni arrivammo infine ad avere licenza edilizia e permessi d'inizio lavori.
Nel frattempo avevamo avuto preventivi di spesa, incaricato un'impresa edile ed ottenuto un mutuo adeguato.
Era la fine del del 1999.
Per seguire il tutto ci trovammo a dover essere assai frequentemente in zona, spesso sfruttando l'ospitalità dei nostri amici colà ubicati e trasferendo in questa nuova dimensione quasi tutto il nostro tempo libero.
A volte andava mia moglie da sola, altre da solo passavo io, approfittando degli itinerari di lavoro che mi portavano a transitare da quelle parti o quasi.
Nostra figlia abitava ormai stabilmente a Milano, il figlio era ancora con noi, ma trovava benissimo di che arrangiarsi e ci aiutava a gestire, in nostra assenza, i nostri piccoli amici felini.
Questa situazione ci portò purtroppo a trascurare il nostro consueto giro di amicizie comasco-brianzole, progressivamente allontanandoci da loro man mano che aumentava il tempo che dovevamo necessariamente trascorrere nell'oltrepò, per curare la nostra nuova avventura. Fu un processo di distacco lento ed ineluttabile, favorito per altro da alcune defezioni altrui: amici che per motivi diversi anticiparono a loro volta gli eventi trasferendosi altrove, "ça c'est la vie" o come si dice...
Uno scorcio "all nature" dell'alta valle Staffora

Stavamo dunque andando a concretizzare, con alacre entusiasmo, il nostro prossimo futuro di campagnoli, il mio lavoro stava sempre crescendo verso il massimo dei risultati e tutto sembrava funzionare dalle parti del meglio, quando il diavolo ci mise la sua coda. Nella persona di un vecchio maledetto pazzo, scorbutico, maniaco e perverso, indigeno malevolo, che, senz'altro motivo che la propria demente perfidia, decise che noi non avremmo dovuto costruire ! L'accesso alla nostra proprietà avveniva attraverso una tipica servitù di passaggio che attraversava un di lui terreno, transito che non poteva negarci in alcun modo, ma poteva invece formalmente opporsi alla posa di tubazioni e cavi di sorta (leggi: acqua, luce, gas, telefono...).
Formalmente in quanto il codice civile prevede che ciò debba essere comunque consentito, ma solo tramite causa legale che ne confermi in giudizio la validità. E così fu. 
Un vecchio malefico, maledetto pazzo e perverso

L'avvocato cui dovemmo rivolgerci conosceva già di lunga fama il vecchio bastardo, essendo la sua libido vitale quella di litigare con tutti, riuscendo ad avere più cause legali con quasi ogni abitante della zona !
La causa durò tre anni, ci costò circa 30 mila euro, a dedurre le sole spese di tribunale (seimila euro) che il maledetto fu condannato a rimborsarci, avendola noi vinta.
Classico esempio di come funziona la "giustizia" italiana: tu hai ragione in linea di principio, ma per poterla esercitare devi sobbarcarti un lungo, tortuoso e costoso iter giudiziario !
Ma nel frattempo noi la casa la costruimmo comunque, la finimmo e financo ci andammo a vivere ! Come ? Con alcuni noiosi ma efficaci escamotage: energia elettrica provvisoriamente trasportata attraverso un lungo giro che evitava il transito inibito; raccolta dell'acqua piovana in apposite cisterne (non ci venne mai a mancare, grazie anche ai 400 mq. di superfice del tetto che la convogliava), cisterne successivamente destinate
Cascata del torrente Staffora (pesca di trote)
all'irrigazione del giardino; installazione di bombolone interrato di GPL (Gas combustibile); costante utilizzo di telefoni cellulari.

Dell'individuo che ci costrinse a tutto questo (ma anche a molto altro...) potrei raccontare tanta ignominia, e prima o poi lo farò su questo stesso blog, ma ne dico ora una sola: è l'unica persona, in tutta la mia lunga vita, che potendolo fare sicuro di non doverne patire alcuna conseguenza giudiziale, avrei volentieri eliminato dalla faccia della terra, per sempre !
Morì comunque dopo qualche anno, del cancro che si era ampiamente meritato, ma sempre assolutamente troppo tardi !
Sicuramente colpevole di aver in gran parte inficiato in quel periodo i nostri momenti felici.
Ma la costruzione della nostra "Casa colonica" avenne comunque al meglio. Prima ancora di cominciarla avevo, grazie sempre al maledetto, dovuto cambiare impresa, avendo lui ripetutamente minacciato di rappresaglie il pavido impresario inizialmente incaricato, qualora avesse osato dare inizio ai lavori.
Poi si dice che la mafia sia solo in Sicilia !
E fu proprio ad un siculo...

E fu proprio ad un siciliano che affidai il successivo incarico, il quale fù subito in grado di ridimensionare drasticamente l'aggressività del pazzo, prospettandogli di affogarlo nel calcestruzzo di gettata delle fondazioni della nostra nuova casa, così come, gli intimò, avveniva dalle sue parti, in Sicilia, ad uso dei prepotenti adusi a rompere la minchia !
Fu una fortuna, perchè quella piccola impresa familiare, padre e figlio con qualche operaio, lavorarono al meglio solo per noi, per circa un anno, in costante armonia e simbiosi, sempre pronti a comprendere le nostre richieste ed a risolvere gli inevitabili problemi, con il concorso più che altro formale del geometra addetto al controllo lavori. Geometra per altro validissimo nell'affrontare e soluzionare i vari iter burocratico-normativi ed a ridimensionare le infinite azioni di rappresaglia che il malefico pazzo antagonista scatenato cercò in quegli anni, in tutti i modi possibili, di esercitare contro di noi, tramite speciose denuncie di ogni tipo, portate avanti ovunque: dai carabinieri alla forestale, agli uffici comunali ed a quelli provinciali...

Nella Primavera del 2003 la nostra bella e grande (troppo!) villa travestita da casa colonica era finita, la causa legale era vinta, l'abitabilità concessa. Ma prima di trasferirci definitivamente mandammo avanti alcune rifiniture, completammo i giusti allacciamenti attraverso la servitù di passaggio, sistemammo meglio la strada che la percorreva.
Il traslocco avvenne il 31 Settembre del 2003.
Ma quanta fatica prima di allora ! Ed anche dopo.
Fatica tanta, ma costruttiva, affrontata con entusiasmo e dedizione, così come quando si affronta una sfida, specie se destinata a realizzare un sogno.

E quella, per me sicuramente, era stata una vera sfida di vita !
La realizzazione di qualcosa di bello ed importante che durasse nel tempo e potesse significare qualcosa di noi.
Questo ed altro approfondirò nella prossima parte, quella conclusiva di tutta questa serie.

The lonely dolphin

* v. post: "Il fiore della rete" su questo Blog: http://swimmingeorge.blogspot.it/2011/08/fiore-di-rete.html

** v. post "Amici miei in Brianza" su questo Blog: http://swimmingeorge.blogspot.it/2011/10/amici-mieiin-brianza-anni-90.html

(°) v. post "Aglaja, storia di una barca" su questo Blog: http://swimmingeorge.blogspot.it/2012/03/aglaja-storia-di-una-barca-un-po.html  

Nessun commento:

Posta un commento