domenica 30 dicembre 2012

da KEMAL ATATURK a Mario Monti...


Uno come KEMAL ATATURK...
…ci vorebbe ora in Italia, altro che Mario Monti!


Un personaggio carico di ascendente, di carisma, onesto ed irreprensibile, senza scheletri negli armadi, si, come il professore bocconiano, ma con gli attributi giusti, le idee giuste e la determinazione per fare le cose giuste...
Magari in pole position per poter assumere il potere necessario a rifondare e gestire il Paese, necessariamente tramite un colpo di stato possibilmente incruento, sostenuto dall'esercito e da un vastissimo consenso popolare, cacciando dalla greppia la casta dei politici di mestiere, gli"ottomani" nostrani, superdotati di "mani" (altro che "otto") per arraffare tutto e di più dalle nostre tasche.

Non è questo il mero, generico auspicio per una dittatura antidemocratica !
Bensì l'amara constatazione dell'unica possibile soluzione per determinare in Italia i necessari, fondamentali ed indispensabili cambiamenti.
Cambiamenti che "democraticamente" potrebbero essere  promossi sola dalla casta …che NON LO FARA' MAI !MAI !
Mai perchè andrebbero innanzitutto a loro pressochè unico svantaggio !
Li avete mai visti i ladri che catturano se stessi, si arrestano e si condannano?
No, nè mai li vedrete !

Mustafà Kemal Ataturk 

nasce a Salonicco nel 1880. In famiglia sicuramente coglie la contraddizione tra una madre conservatrice, ancorata all'ortodossia dell'Islam Ottomano ed un padre modernista, decisamente aperto al progresso ed agli inevitabili cambiamenti.
Nel 1899, a 19 anni Kemal entra nella Scuola di guerra di Insanbul, avviandosi così alla carriera militare ed assumendo la cultura di quell'accademia, inevitabilmente attenta ed ammirata osservatrice ed imitatrice delle tecnologie d'avanguardia e delle nuove strategie di Francia e Germania, osservando le quali i Turchi prendono spunto per riformare il proprio esercito e non solo quello…
Nel 1904, nominato ufficiale di Stato Maggiore, Ataturk si fà notare in Siria per le sue capacità di contribuire a sedare la rivolta delle popolazioni arabe.
Aderisce poi ad iniziative segrete ("Patria e libertà", "Unione e progresso") che si oppongono all'ormai decrepito ed anacronistico sultanato Ottomano.
Nel 1909 aderisce alla rivoluzione dei giovani turchi, che destituisce il vecchio sultano, sostituendolo con il più giovane e meno retrogrado Mamometto V.
In quel periodo Kemal matura i primari caratteri delle sue idee politiche, innanzitutto laicità dello Stato ed estraneità dell'esercito dalla politica .
Nel 1911 combatte valorosamente in Libia contro gli Italiani e poi, nella Prima Guerra Mondiale si rivela capo militare vittorioso nella difesa di Gallipoli, diventando quindi eroe dei Dardanelli e Generale di Brigata.

Si appresta così alla conquista del potere per poi determinare il riscatto nazionale Turco dall'anacronistico ristagno medioevale in cui languiva.
Dopo la fine della 1^guerra mondiale Ataturk è capo di stato maggiore dell’esercito ed ottiene favorevoli condizioni di armistizio, diatribando con Russi e Greci; quindi dichiara decaduto il Governo di Insatmbul e fino al 1922 ricopre di fatto il ruolo di dittatore della Turchia e, ad interim, capo delle forze armate.
Appropiatosi, con largo seguito di popolo e di tutto l’esercito, dei poteri necessari, compie allora il massimo sforzo per determinare il grande cambiamento: smantellare il multietnico sultanato ottomano e liberare definitivamente la Turchia, svecchiandola profondamente per trasformarla in uno Stato Moderno, sui modelli occidentali.
Su queste basi di riforma socio culturale nasce ufficialmente, il 20 Ottobre 1923 la Repubblica Turca, di cui Ataturk viene eletto Presidente.
Le sue prime decisioni sono significative e determinante per il cambiamento:
istituzione di un sistema laico centralizzato di Istruzione Pubblica e chiusura degli istituti scolastici religiosi (che prevedevano il totale indottrinamento all’Islam);
chiusura dei tribunali “religiosi”(che gestivano la giustizia unicamente in base ai dettami del Corano); abolizione di consumare e vendere bevande alcoliche (il NON proibizionismo fù sempre una costante di Kemal Ataturk, che divenne Dittatore unicamente per poter dare al suo paese ogni forma di moderna “libertà”!);
svecchiamento delle campagne e sviluppo di una nuova borghesia, agricola ed imprenditoriale; avvio di un primo sviluppo industriale sui modelli dei più avanzati paesi occidentali.
Sviluppo che si rivelerà lento e faticoso perché Ataturk rifiutò sempre i finanziamenti e gli investimenti stranieri (uno dei suoi principi cardine era: “il modo più sicuro di perdere la propria indipendenza è spendere il denaro che non si possiede”), ciò che
Eviterà comunque alla Turchia di vivere crisi congiunturali.

Nei successivi anni ’20 e ’30 Ataturk proseguì tra l’altro l’opera di occidentalizzazione del suo Paese, anche con campagne finalizzate a “civilizzare” costumi ed abbigliamento, ponendo fuori legge persino l’uso del turbante, del fez e del Burka (*) e vietando ai funzionari pubblici di portare la barba.

Ma introdusse anche molte altre importanti riforme: il calendario gregoriano, la festività domenicale, l’alfabeto latino,il sistema metrico decimale, l’abolizione dell’insegnamento obbligatoria della lingua araba, ed un nuovo codice penale basato sul codice Svizzero Zanardelli !

Mustafà Kemal Ataturk impersonò tutte le contradizioni di un rivoluzionario incruento (in questo secondo solo al Mahatma Ghandi), di uomo d’ordine, dittatore per necessità di cose, ma per promuovere ben più ampie libertà, conservatore di base ma totalmente votato alla medernizzazione, economista liberale, ma attento a garantire sia i diritti dei più deboli così come il fondamentale apporto del capitalismo.
Capace di trattare alla pari con i più forti paesi occidentali, ma anche con l’URSS, il vicinissimo nuovo megastato bolscevico, talora ottenendo supporti da entrambe le opposte fazioni mondiali.
In definitiva egli prese su di se il compito e la responsabilità totali del proprio Paese, trasferendolo dalla profonda crisi del primo ‘900, che lo vedeva retrogrado sultanato medioevale ottomano, ad una moderna Nazione, in gran parte occidentalizzata, che oggi potrebbe perfino quasi decidere se le conviene o meno entrare nella CEE…
Ataturk morì a soli 57 anni, di cirrosi epatica ad Instambul.
Il suo cadavere riposa nel mausoleo di Antikabir, appositamente per lui realizzato ad Ankara. Il secondo cognome attribuitogli “Ataturk” significa “Padre dei Turchi”ed
egli resta mito incontrastato della Repubblica, monito, esempio e guida per ulteriori progressi. I suoi successori furono inevitabilmente a lui “secondi”, tuttavia incapaci fortunatamente di vanificare i grandi cambiamenti da lui realizzati.

Solo
Abdullah Gùl, attuale presidente in carica, sicuramente il peggiore, subisce la forte pressione del revanscismo culturale e politico dell’Islam, la forte pressione degli Iraniani ed Arabi confinanti, nonché la cruenta infiltrazione di Alkaida.
Che trovano facile seguito soprattutto nelle popolose campagne subculturate, ancora molto conservatrici, dove continua a vivere la maggior parte del popolo Turco.
 

La moschea blu
 (*) Annedoto di una esperienza personale:
Nel 2006 fui per alcuni giorni ad Instambul, con la fortuna di alloggiare in una fantastica, modernissima suite del magnifico Metropole Swiss Hotel, sul Bosforo.
Era là per lavoro: in funzione di consulente commerciale affiancavo il titolare ed il direttore di una primaria industria Italiana del tessile d’arredamento.

Stavamo allora subendo una gravissima situazione di crisi, indotta soprattutto dalla imbattibile concorrenza determinata in Italia dall’importazione di prodotti Turchi (ma anche Indiani e Cinesi, in successivo crescendo).
Avevamo già tentato di “delocalizzare” parte della nostra produzione in Turchia e/o in India, ma con scarsa convinzione e nessun successo, così dedidemmo di provare ad importare il prodotto Turco per poi rivenderlo noi stessi in Italia.
A fine Maggio 2006 andammo perciò alla grande fiera del Tessile arredamento di Instambul, dove esponevano aziende dotate di oltre 700 moderni telai e 2.500 dipendenti, cioè10 volte tanto la media delle principali fabbriche Italiane !
In effetti l’Industria Turca, ampiamente supportata da grandi finanziamenti statali, ebbe alla fine dello scorso millenio uno sviluppo enorme, incredibile.
I costi di produzione in Turchia, a partire da quelli della mano d’opera, restano enormemente inferiori ai nostri, così che i prodotti turchi possono essere importati ad un costo pari alla metà della metà di quelli da noi prodotti !

il grand basar

Non solo: la loro tecnologia, grazie anche all’impiego di macchinari e tecnici Italiani venduti e trasferiti in Turchia, fù presto tale da consentire una qualità paragonabile alla nostra. Alla fiera di Instambul infatti riuscimmi presto a fare acquisti tali da formare una piccola nuova collezione di articoli interessanti da poter vendere a basso prezzo. Ciò che purtroppo però non risolse i nostri problemi strutturali, così che nel breve volgere dei 2-3 anni successivi la nostra bella Fabbrica dovette chiudere, così come molte altre del settore ! (°)
Instambul è una grande metropoli, di circa 10 milioni di abitanti, caoticamente organizzata tra il moderno funzionale ed il disordine di tante nostre città del meridione. Per le sue strade, nel traffico tumultuoso, transitano ancora carretti trainati da somari accanto a rosse Ferrari, scassati motocarri Ape Piaggio e lussuose
Limousine Mercedes, BMW, Audi…

Analogo contrasto verificai in molte altre cose: negli stand della Fiera c’erano ad esempio ragazze in quantità, diverse anche molto alte, pseudobionde e formose, attrezzate con minigonne pressochè “inguinali”…, accanto a loro colleghe vestite con i lunghi abiti della vecchia tradizione ed il capo fasciato, come suore…, tutte   sicuramente efficenti ed in grado di colloquiare in Inglese, Francese e qualcuna anche in Italiano !
Aspetto che avevo già avuto modo di verificare, essendo mio figlio già stato fidanzato con una graziosissima Turca, forse bionda naturale, conosciuta ad un corso di Francese a Nizza, ingeniera elettronica, residente e dimorante a Bruxelles, che lavorava per una importante multinazionale, poi trasferita a New York, dove pretese invano che mio figlio la seguisse.

Mi fù evidente che nella nuova Turchia, derivata dal grande cambiamento determinato da Kemal Ataturk, ci sono ancora ampi spazi per la modernizzazione dei costumi e delle idee.
A cofermarmelo fù un drammatico, terribile avvenimento che accadde proprio in quei giorni, mentre noi eravamo presenti ad Instambul.
Presso l’alta corte di giustizia stava per concludersi un processo a carico di una donna rea di aver indossato il “burka”, rigidamente prescritto dall’Islam ortodosso, ma tassativamente proibito dal codice a suo tempo promosso da Ataturk per determinare la laicizzazione del paese, così affrancandolo dal retaggio dei più retrogradi dettamiMussulmani. Un terrorista talebano riuscì ad entrare armato nell’aula del tribunale e ad uccidere, sparando all’impazzata, il presidente della corte di giustizia, ferendo gravemente altri due giudici !

La Turchia era già stata diverse volte oggetto di sanguinosi attentati da parte dei fanatici fondamentalisti islamici, armati da Alkaida. Ciò si palesava nelle svariate forme di sicurezza e controllo instaurate nel Paese: i metal detector si sprecavano ovvunque, all’aereoporto bisognava attraversarne almeno cinque, sia in entrata che in uscita ! Lo stesso all’ingresso dei padiglioni fieristici ed all’entrata degli Hotel. Al Metropole Swisse dove alloggiavamo ce n’erano due, preceduti da un controllo di guardie, in borghese ma  armate, che passavano la piastra di un detector mobile sotto ogni auto in arrivo sul piazzale dell’hotel, taxi compresi !
L’accesso al Tribunale Supremo era ugualmente, se non più, controllato e rimase un mistero come avesse potuto entrarvi armato l’attentatore omicida…

Ma si deve considerare che la Turchia subiva e sta subendo in crescendo, forti spinte di matrice politica e culturale islamica oltranzista, rivolte a regredire verso quelle forme di ortodossia mussulmana da cui il fondatore della repubblica, Kemal Ataturk, l’aveva faticosamente in gran parte liberata.
Spinte portate avanti dai vicini paesi a forte concentrazione Talebana: l’Iran, l’Iraq, l’Afghanistan e diversi paesi Arabi, tramite continue infiltrazioni di agenti propagandisti su base religiosa e culkturale, ma anche di terroristi Kamikaze
.


Il ponte sul Bosforo
Instambul rimase tuttavia fortemente scioccata da quel terribile episodio omicida ed il giorno successivo la città fù invasa e bloccata da ampi cortei, soprattutto da parte di giovani studenti, che inneggiavano all’inalienabile eredità morale del Padre della Patria, Mustafà Kemal Ataturk.
Ma purtroppo il subdolo processo di islamizzazione palesemente continua: non a caso La Turchia è riuscita in qualche modo ad eleggere il suo nuovo presidente nella persona dell’islamita oltranzista
Abdullah Gùl.
Del resto ciò sta accadendo anche in gran parte di tutto l’Occidente, a partire dall’Italia, dove forzando il giusto principio della liberta religiosa si concede sempre più spazio a pericolosi ed altamente faziosi focolai dell’ortodossia mussulmana, in cui spesso si annidano fomentatori antioccidentali e/o perfino terroristi Talebani, al servizio di una crescente egemonia Islamica, in funzione della quale Maometto è di nuovo ripartito alla conquista del mondo !
Ed il nostro “pensiero politicamente corretto”, patrimonio inalienabile degli “intellettuali di sinistra”, li favorisce ad oltranza, avendo come unica preoccupazione “laica” di avversare la religione Cattolica…
Ciò che il sottoscritto si permette di affermare avendo la pretesa di essere un autentico ed ultracollaudato laico, agnostico, ateo in linea di principio !

The lonely dolphin”

(°) V. su questo blog, nella serie “dilettanti allo sbaraglio” il post:
“La triste fine di una bella storia”